INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO di Elio Petri in Blu-Ray
Il cinema italiano di denuncia, attento ai problemi sociali e politici, ha sempre messo al centro dei suoi strali le istituzioni deviate ed i centri del potere corrotto fin dai tempi di “In nome della legge” (1948), di Pietro Germi, nonostante il suo periodo più incisivo risalga al periodo che va dagli anni Sessanta (“Salvatore Giuliano”, 1962 e “Le mani sulla città”, 1963, entrambi diretti da Francesco Rosi) fino (soprattutto) agli anni Settanta, quando per un periodo è stato un vero e proprio filone cinematografico (grazie a Rosi ed Elio Petri, oltre che a Damiano Damiani e Gillo Pontecorvo).
Elio Petri realizzava nel 1970 uno dei film più importanti della nostra cinematografai tout-court, quell’“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” premiato con l’Oscar come Miglior Film Straniero l’anno successivo e Grand Prix della Giuria a Cannes. “Indagine”, che metteva a nudo le contraddizioni degli apparati burocratici del potere, è un thriller psicoanalitico sulle aberrazioni che determina il potere, girato in un momento cruciale dei rapporti tra uno stato autoritario e le frange estremiste della contestazione giovanile, e soprattutto quando il cinema italiano si dimostrava marcatamente sensibile nei confronti dei temi civili e politici. Erano quelli gli anni della strage di Piazza Fontana (12 dicembre ’69), del terrorismo con la cupa ombra degli ‘anni di piombo’. La sceneggiatura kafkiana, complessa e assai ben articolata, è opera dello stesso regista e di Ugo Pirro. Un poliziotto, un servitore dello Stato, promosso da capo della Sezione Omicidi a capo della Sezione Politica, si sporca le mani del sangue della sua amante che uccide in un impeto di sordo furore; ma invece di far sparire gli indizi dalla ‘scena del crimine’ (come si usa dire oggi nei serial polizieschi più alla moda) si lascia sedurre dall’idea di condurre un delirante gioco di sfida agli inquirenti – si compiace di lasciare prove evidenti – convinto com’è – in un qual delirio di onnipotenza – d’essere al di sopra di ogni sospetto per il Potere che gli deriva dalla sua carica. Dei numerosi film diretti da Elio Petri (“La classe operaia va in paradiso“, “Todo Modo“, “A ciascuno il suo”, “La proprietà non è più un furto”) questo è certamente il più importante. .. risentiva in larga misura del cupo clima politico dell’epoca, dell’aperto scontro tra la classe proletaria e le istituzioni non sempre cristalline nei comportamenti. Gian Maria Volonté è pressoché perfetto in un ruolo (con quei capelli impomatati e la banalità della presenza fisica) ossessivo e ossessionato cui ha lavorato con la maniacale perfezione che lo ha reso grande. Florinda Bolkan è la bella amante e sua vittima. La colonna sonora composta da Ennio Morricone è tra le più pregevoli e memorabili del repertorio del Maestro romano. Così Alberto Moravia, che fin dal 1944 ha svolto anche attività di critico cinematografico per L’Europeo e L’Espresso (e lo ha fatto fino al 1990), recensiva il film: «Un commissario di polizia, chiamato dai suoi gregari ‘dottore’, prende a frequentare una certa Augusta Terzi, donna molto bella e un po’ demodé, del genere della donna fatale in voga mezzo secolo fa. Il ‘dottore’, di origine sicula, uomo giovane e pieno di vitalità, è fortemente deformato dalla propria professione. Anzi sarebbe più esatto dire che in lui l’uomo e il poliziotto si sono fusi inestricabilmente, di modo che entrambi coesistono continuamente così nell’ufficio come nell’alcova. D’altra parte il poliziotto è sempre presente col suo autoritarismo proprio perché l’uomo è profondamente insicuro. Tanto più insicuro l’uomo, tanto più prepotente il poliziotto. E tutto questo con una consapevolezza straziante così delle deficienze psicologiche dell’uomo come degli svantaggi sociali del mestiere di poliziotto. Un carattere così singolare e così eccessivo non può non piacere al palato stanco di Augusta, sempre alla ricerca, come avviene a molte borghesi oziose, di nuovi pimenti. Essa disprezza il “dottore”; ma al tempo stesso ne subisce il fascino di uomo di potere e per giunta di un potere direttamente collegato, sia pure per motivi repressivi, con i torbidi misteri del delitto. Si forma così, tra i due, un rapporto sadomasochista. Il “dottore” infierisce sulla donna come sui criminali coi quali ha a che fare nella sua professione; Augusta dal canto suo recita la parte della vittima succuba e provocante. Tutto questo fino alle percosse e alle scenate autoritarie, da parte del “dottore”: fino a farsi fotografare nelle pose scomposte della documentazione medico legale, da parte di Augusta. Ma Augusta un giorno tradisce il suo amante poliziotto con un giovanissimo contestatore e capellone che abita nella sua stessa casa. Il dottore non pretende la fedeltà; ma il rispetto, sì. Purtroppo Augusta, forse per provocarne il sadismo, gli rimprovera, durante una scena di gelosia, di non essere un amante efficiente ed esperto. Allora, tutt’a un tratto, scatta la segreta molla sessuale dell’autoritarismo piccolo. borghese del commissario. L’offesa alla sua maschilità è in realtà un’offesa alla sua dignità professionale; il rivale, a sua volta, cessa di essere un ragazzo qualsiasi: è il sovversivo che complotta contro lo stato di cui lui, il “dottore”, è il difensore. Durante un amplesso, il “dottore” va al di là delle solite finzioni sado-masochistiche. Con una lametta taglia la gola all’amante. Ma il “dottore” è il capo della squadra omicidi. Così gli tocca fare delle indagini sopra se stesso. Qui lo soccorre la propria dissociazione, tra il poliziotto e l’uomo, di tipo chiaramente schizoide. Il poliziotto è tanto sicuro del suo potere autoritario da scaricare tutta la colpa sull’uomo; poi, grazie alla identificazione tra i due, il poliziotto farà scomparire l’uomo e il gioco sarà fatto. Il “dottore” però vuole stravincere. Vuole sfidare se stesso e gli altri, per dimostrare ai di là di ogni dubbio, che un commissario di polizia non è mai sospettabile né veramente colpevole, qualunque cosa faccia e che, alla fine, comunque, la sua funzione di difensore dell’ordine peserà sulla bilancia dell’utilità sociale più di qualsiasi delitto. Così semina apposta indizi, provoca, finisce per autoaccusarsi di fronte ai suo diretto superiore, il questore. A questo punto dovrebbe scattare la conclusione. Il “dottore” dovrebbe essere incriminato o assolto sia che venga considerato “uomo” oppure “commissario”. Il “dottore” si getta esausto sul letto e sogna di essere considerato “commissario” e dunque assolto e confermato nella sua funzione. Poi si sveglia nel momento in cui i suoi colleghi, questore compreso, irrompono nella sua casa per interrogano. Che faranno? Come risolveranno il dilemma? Non ci è dato saperlo. Elio Petri con questo suo Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto ha fatto probabilmente il suo film più riuscito e più felice. Il temperamento artistico di Petri è piuttosto insolito nel nostro cinema. Da una parte c’è una capacità di presa sui reale, grezza ma efficace, di specie verista; dall’altra un’inclinazione irresistibile alla speculazione sofistica, psicologistica, ideologica. Si pensa a un certo Pirandello umoristico e contorto dei racconti di ambiente piccolo-borghese romano. Petri sinora aveva mirato a una tematica non sua, poco adatta all’innato verismo (Un tranquillo posto di campagna) oppure al film commerciale, sia pure con ambizioni espressive (La decima vittima). Con questo suo ultimo film, invece, ha colpito nei centro del bersaglio. Ha scelto un ambiente e una mentalità che mostra di conoscere molto bene: quelli della burocrazia piccolo-borghese romana nella sottospecie della polizia; e li ha messi da sfondo a un personaggio tipico dello stesso ambiente, ma dotato, pirandellianamente, di un meccanismo dialettico interiore. Bisogna però notare a questo punto che l’umorismo di Pirandello è fine a se stesso; nei suoi racconti la piccola borghesia scompone le proprie convenzioni senza uscire dai limiti di classe. Nel film di Petri, invece, mentre da una parte il protagonista smonta coi suoi monologhi i valori di autorità e di potere, il regista dall’altra proietta su questi valori una luce derisoria, cioè fa una satira muovendo da posizioni esterne alla classe. Il film tuttavia è principalmente basato sulla schizofrenia del “dottore”. Togliete di mezzo questo personaggio allucinato e nevrotico o meglio fatene un mero tipo sociale e avrete uno dei soliti film sul costume italiano anche se con un argomento insolito. La trovata di Petri (e dello sceneggiatore Ugo Pirro), accanto a quella di mettere il personaggio contro se stesso, è stata di farlo parlare con l’accento siciliano; ma di fargli dire, con quest’accento, soltanto i luoghi comuni del linguaggio medio italiano. Gergo aulico e “statale” su un fondo dialettale: il dramma linguistico (e, dunque, anche sociale) della nostra piccola borghesia è tutto qui. Resterebbe adesso da parlare del carattere attuale del film, il quale contrappone drammaticamente contestazione e autorità nelle loro accezioni estreme di rivoluzione e di rèpressione. Ma il nostro parere è che la contestazione studentesca, pur essendo rappresentata con indubbia efficacia, potrebbe essere sostituita da qualsiasi altra rivolta contro 1” ordine”, senza per questo cambiare il senso del film. Studenti e poliziotti rimangono sullo sfondo. I due veri personaggi sono il “dottore” e Augusta. L’interpretazione di Gian Maria Volonté, nella parte del “dottore” è senz’altro eccellente. Volonté sa essere insieme poliziotto e criminale, uomo tormentato e burocrate infatuato. Accanto a lui Florinda Bolkan, forse per la prima volta, riesce a superare i limiti della propria bellezza e a essere un personaggio. Assai efficaci Sergio Tramonti nella parte dello studente rivale, Gianni Santuccio in quella del questore e Salvo Randone in quella dell’idraulico». [Alberto Moravia – tratto da “Cinema italiano. Recensioni e interventi 1933-1990”, Bompiani, Milano, 2010, 1624 pagine € 28,90].
Il film è stato restaurato con grande cura (e perfino riproposto nelle sale per pochi giorni) dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Colorworks, presso i laboratori dell’Immagine Ritrovata, ed il suo trasferimento in High-Definition – scansionato in 4K – su un disco da 50gb mette a disposizione degli appassionati un’edizione che, per qualità, è a dir poco referenziale, per quel che concerne film italiani riportati al loro antico splendore per il mercato dell’Home Entertainment. I fondi per il restauro sono stati raccolti dalla Hollywood Foreign Press Association, da The Film Foundation e dalla Sony Pictures Entertainment. Il quadro video – fatta la tara dell’immancabile considerazione che trattasi pur sempre di un film che ha oltre quarant’anni – è innanzitutto pulito, ed è strabiliante il dettaglio che emerge dall’accurato lavoro di restauro cui è stata sottoposta la pellicola e che dona la giusta percezione di profondità attesa. Risaltano, magnifici, i primi piani. Palette cromatica vivace e buna calibratura della colorimetria, che rendono al meglio le scelte della regia ed il lavoro del direttore della fotografia. Il comparto audio invece, privo di traccia multicanale, mostra d’essere datato, e qui, sinceramente, miracoli non era possibile farne. Ma è certo che questa traccia surclassa di gran lunga quella proposta nella precedente edizione del film in DVD. La risposta è buona nel contesto generale con dialoghi puliti e colonna sonora di Morricone incisiva. Gli extra prevedono il commento audio di Ugo Pirro, Marina Cicogna e Florinda Bolkan (curato da Claudio Masenza), uno speciale su Volontè (58’), un’intervista di Fabio Ferzetti a Morricone (19′), una (in francese sottotitolato) a Paola Petri e Marina Cicogna (20’) ed una a Volonté fatta alla televisione uruguaiana (10’ circa). Importante sottolineare la presenza dei sottotitoli in Inglese, utili alla commercializzazione del film all’estero.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Lucky Red/Mustang Entertainment)
NOTE TECNICHE
Il Film
INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO
(Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto)
Italia, 1970, 115’
Regia: Elio Petri
Cast: Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Orazio Orlando, Gianni Santuccio, Salvo Randone, Vittorio Duse, Arturo Dominici, Ugo Adinolfi, Sergio Tramonti, Massimo Foschi, Aldo Rendine, Aleka Paizi, Pino Patti, Giuseppe Licastro, Filippo Degara, Fulvio Grimaldi.
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect Ratio: 1,85:1 / HD 1920x1080p (MPEG-4 AVC)
Audio: Italiano, Inglese DTS-HD Master Audio 2.0
Distributore: Lucky Red/Mustang Entertainment/CG Home Video
Prezzo: Euro 19,90