IL RAGAZZO E L’AIRONE di Hayao Miyazaki in Blu-Ray
Hayao Miyazaki è una delle figure più importanti dell’animazione nipponica, con le sue opere ha avuto un enorme successo in patria sia di pubblico che di critica, tanto da essersi guadagnato il soprannome di ‘Walt Disney giapponese’ ed oggi la sua grandezza è riconosciuta in tutto il mondo anche se in occidente è rimasto per lungo tempo sconosciuto all’infuori degli ambiti specialistici. Il suo ultimo lungometraggio, “Il Ragazzo e l’Airone”, che arriva in Home Video grazie a Lucky Red e Plaion Pictures, si è visto assegnare il Premio Oscar per il Miglior Film d’Animazione nell’ultima ‘Notte degli Oscar’ nel marzo scorso.
Il consenso di cui gode Hayao Miyazaki ===Consulta la Filmografia=== , gran maestro dell’animazione giapponese è andato sempre più crescendo negli anni ampliando di molto la platea dei suoi estimatori, anche tra il pubblico più adulto. Il Cinema di Miyazaki si distingue per le splendide animazioni ricche di colori, nelle quali viene divulgato il fantasioso universo del regista giapponese, in cui i bambini e la loro curiosità occupano una posizione centrale, ed al loro fianco ‘vegliano’ figure magiche e fantastiche, ricche di suggestioni e riferimenti, direttamente derivate dalle più classiche delle tradizioni giapponesi ma che assumono pure un respiro universale. «L’ultima prova per diventare grandi è un viaggio di sola andata verso la più sana immaginazione» ha avuto modo di affermare Miyazaki a suo tempo. Quando non era ancora quello che è oggi, i suoi cartoni animati seriali sono stati trasmessi dalle nostre reti televisive negli anni Ottanta senza che ci fosse una reale consapevolezza della portata della sua opera (allora) ancora in divenire. Poi, in rapida successione, un Oscar, l’Orso d’Oro a Berlino e il Leone d’Oro a Venezia hanno suggellato la definitiva consacrazione di Hayao Miyazaki tra i maestri assoluti dell’animazione mondiale ma soprattutto hanno concorso ad affrancare il cinema d’animazione da un contesto puramente fanciullesco e ad elevarlo sul podio delle opere più significative della cinematografia di ogni tempo. Hayao Miyazaki nasce ad Akebonocho, quartiere della periferia di Tokyo, il 5 gennaio 1941, secondo di quattro figli in una famiglia benestante che, per sfuggire ai bombardamenti, si trasferisce in una cittadina ad un centinaio di km da Tokyo. Il padre di Hayao è proprietario di una ditta che produce componenti per aerei, e nasce in questo contesto la grande passione per gli aerei e per il volo che tornerà quale elemento costante in tutti i suoi film. Nonostante questo il ragazzo vive l’infanzia nel ricordo doloroso della Seconda Guerra Mondiale e delle due atomiche su Hiroshima e Nagasaki, e con qualche senso di colpa per l’attività del padre, la cui produzione di aerei confluiva nel settore militare. La madre, casalinga, viene a lungo costretta a letto per via di una grave forma di tubercolosi spinale (nel 1947 ricoverata in ospedale per ben 9 anni), e questa esperienza ritorna evidente nei riferimenti del regista in “Il mio vicino Totoro”. Fin dai tempi del liceo coltiva una particolare interesse per i manga e le anime ma volge i suoi studi verso altro, conscio del fatto che sarebbe tornato ad occuparsi della sua passione, e successivamente alla laurea in Economia Politica prende parte ad un corso di ricerca sulla cultura infantile che rappresenterà l’apertura al suo interesse per il mondo dell’infanzia. Nel 1963 viene assunto dalla Toei Doga, dopo tre mesi di tirocinio, come intercalatore; una curiosa mansione che riguarda la realizzazione dei disegni intermedi da un’espressione all’altra dei vari personaggi, utile però a consentire al giovane di entrare a vele spiegate nell’amato mondo dell’animazione. Spieghiamo meglio di cosa si tratta; se nell’ambito della realizzazione di un’animazione sono necessari 10 disegni che spesso si distinguono per pochi particolari, si sappia che si elaborano solamente il primo e l’ultimo, quelli centrali – detti ‘intercalazioni’ – verranno realizzati successivamente da un disegnatore preposto chiamato intercalatore, che dona all’animazione un effetto ‘dinamico’, l’illusione del movimento. Insomma una delle tappe fondamentali nell’inter professionale di un animatore. È in questo periodo che avvengono tre importati e decisivi incontri della sua vita: uno con la collega Akemi Ota che diventerà sua moglie nel 1965 e gli darà tre figli, un altro con il suo maestro riconosciuto Yasuo Otsuka, infine quello con il futuro socio Isao Takahata. Miyazaki si impone subito per la bontà del suo lavoro: nel ‘68 è animatore capo e concept artist per il film “Horus: Principe Del Sole” affidato alla regia di Takahata, un progetto piuttosto ambizioso perché si pone l’obbiettivo di realizzare un qualcosa completamente diverso da quanto prodotto fino allora dalla Disney. Un’etichetta in verità odiosa quella di ‘Walt Disney giapponese’, perché una volta di più mette qualsiasi cinematografia di cui si tratti in condizione subalterna e di retroguardia rispetto all’impero hollywoodiano, e non rende il giusto merito al regista, che è anche produttore e autore di numerosi cartoni animati e di manga. Hayao è registi tra i più amati in assoluto, a qualsiasi latitudine, ha un credito d’immagine pressoché infinito nella considerazione di certo pubblico e certa critica che lo adorano. È l’inizio della sua ascesa. Al cospetto dei suoi film non siamo mai dinanzi ad una semplice favola di stampo disneyano perchè Miyazaki dà libero sfogo a creatività e fantasia nel rispetto, però, di un intimismo che appartiene tutto alla sua personalità ed alla cultura ed alla spiritualità del suo paese d’origine, il Giappone: un’animazione che è arte astratta, distante ‘psicologicamente’ dai canoni occidentali. È stato, insieme al suo collega e mentore Isao Takahata, fondatore dello Studio Ghibli, divenuto in breve tempo l’unico studio d’animazione giapponese ad usare tecniche di disegno tradizionali per i suoi film, e così facendo contrapporsi all’uso della grafica computerizzata. Agli inizi la sua arte era contraddistinta da un certo rigore stilistico, in seguito, con l’acquisizione di una maggiore consapevolezza dei propri mezzi, il suo tratto si è fatto più colto mettendosi al servizio di scene poetiche e straordinariamente emozionanti. Così “La città incantata” otteneva nel 2002 L’Orso d’Oro a Berlino (per la prima volta un cartone animato vinceva un premio così ambizioso) e l’anno dopo l’Oscar quale Miglior Film d’Animazione (premio peraltro non ritirato dall’autore in segno di protesta contro la guerra in Iraq), seguiti dal Leone d’oro alla carriera assegnato a Miyazaki nel 2005 alla 62ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e un Oscar onorario conferitogli dall’Academy nel novembre 2014. Il premio a Venezia veniva corredato da queste parole pronunciate dal direttore Marco Müller: «La filosofia di Miyazaki unisce romanticismo e umanesimo a un piglio epico, una cifra di fantastico visionario che lascia sbalorditi. Il senso di meraviglia che i suoi film trasmettono risveglia il fanciullo addormentato che è in noi». Le fiabe narrate da Miyazaki si sviluppano armoniosamente e con delicatezza, muovendosi dolcemente in paesaggi disegnati in modo fenomenale e, facendo largo uso di elementi metaforici tra sogno e fantasia, sono coinvolgenti e colpiscono direttamente l’emotività degli spettatori. Gli elementi principali della poetica e dell’arte del regista giapponese sono riconducibili a grandi linee al rapporto tra l’uomo e la natura, alla sacralità – se volete – di componenti come gli alberi e le piante, alla decisa opposizione ai disastri annunciati (siano essi naturali o d’altra entità). Vi troviamo quindi tutte le tematiche più care all’uomo Hayao: il pacifismo più convinto, i temi naturalistici e ambientalisti, la critica severa al progresso sfrenato. Innumerevoli le invenzioni visive, immagini ricorrenti nei suoi film sono il volo nei cieli o la contemplazione di un albero. Assai presente pure una componente spirituale, con l’elaborazione di creature antiche mutuate dalla mitologia del Sol Levante, ed un’attenzione nei confronti delle diversità culturali. Il processo di creazione, in effetti, comincia “all’interno di quel mondo che l’autore ha già dentro di sé: i paesaggi raccolti nella sua memoria, i pensieri e i sentimenti che vuole esprimere”. Nella maggior parte dei suoi film figure insostituibili sono i bambini che con la loro innocenza stemperano la violenza degli adulti e permettono loro di pacificarsi con la Natura. Lentamente prende forma un mondo incantato e pacificato, ma non per questo bisogna considerare Miyazaki contrario al progresso e alla tecnologia, piuttosto il suo interesse per quest’ultima emerge dalla creazione e dallo studio accurato di macchine immaginarie, sofisticate (l’enorme struttura del “Castello errante di Howl”) e strampalate di diversa fattezza, quali navi, robot, automobili (ad esempio la Fiat 500 di Lupin III, la Citroen 2 CV di “Ponyo sulla scogliera”) e aerei (gli idrovolanti della seconda guerra mondiale in “Porco Rosso”). E poi c’è il Giappone enigmatico con tutte le sue storie e tradizioni che hanno attraversato i secoli. Il messaggio di Miyazaki è nitido: l’origine del decadimento è dovuto alla rottura dell’equilibrio tra uomo e natura, all’occidentalizzazione e alla dipendenza dal denaro che hanno minato inesorabilmente la tradizione culturale nipponica. La deliziosa tecnica realizzativa poi, la sapienza nell’alternare scene melanconiche a momenti leggeri e divertenti, l’hanno reso un maestro sublime. Si sviluppa così quell’armonia che ritroviamo nell’arte del Giappone, e qui si sprigiona dalla rappresentazione animata della natura, dove le sfumature della luce, le foglie o le onde o le nuvole mosse dal vento, concorrono a definire il disegno artistico del regista. La stessa musica dei film di Miyazaki, sempre curata da Joe Hisaishi, si amalgama alla perfezione con gli elementi visivi e grafici. Ecco cosa scriveva il regista nel ‘project plan’ di “Il mio vicino Totoro”: «un po’ di tempo fa, quando gli veniva chiesto ‘cos’è che il Giappone può mostrare con orgoglio al mondo?’, i bambini e gli adolescenti rispondevano ‘la bellezza della natura e delle quattro stagioni’. Nessuno, adesso, dice più una cosa del genere. Nonostante il fatto che noi viviamo in Giappone, continuiamo a creare film d’animazione che si rifiutano di rappresentare il Giappone. Come mai la nostra nazione si è tramutata in un posto così misero e privo di sogni?». “Questi i punti fondamentali che costituiscono la base di una poetica del sentimento che spazia dalla letteratura al fantastico in una dimensione di assoluta libertà e felicità, memore di un rigore formale affinato da anni di pratica ed una cura per il dettaglio (cromatico, estetico e narrativo) assolutamente rigoroso e potente. La filosofia di Miyazaki unisce romanticismo e umanesimo a un piglio epico, una cifra di fantastico visionario che lascia sbalorditi. Il senso di meraviglia si traduce in un’energia creativa, una visione assolutamente fuori dall’ordinario”. “Il Ragazzo e l’Airone” racconta l’ennesimo viaggio iniziatico dentro una dimensione altra che risponde a leggi autonome. E ancora una volte sono le donne a saper fare tanto in un mondo quanto nell’altro. A colpire, del film, che non ha avuto alcuna promozione ed è restato ‘misterioso’ fino a quando non è giunto nelle sale, sono anzitutto le scelte artistiche, le musiche e il taglio dato all’animazione, quest’ultima leggermente più dinamica rispetto allo stile classico Miyazaki. Hayao Miyazaki ha realizzato un’opera sofisticata e allo stesso tempo emozionante ed accessibile ai più, zeppa di simbolismi, di esoterismo e di mistero, ma anche assai focalizzata sui suoi protagonisti. Subito, ribadendo alcuni concetti già espressi e per mettere l’accento su un atteggiamento registico più che acclarato, diciamo che la natura secondo Miyazaki non contiene alcun elemento che possa accostarlo all’antropomorfismo della Disney. E’ sempre stato così. Ma qualche segnale di novità si delinea con chiarezza ne “Il Ragazzo e l’Airone”; ad esempio notiamo che i temi esistenziali, siano essi privati o universali, rivestono un ruolo dominante nel film rispetto alle conclamate ed abituali istanze ecologiste e pacifiste dei suoi lavori precedenti. Probabilmente la cosa è dovuto all’avanzare degli anni; ricordiamo che Miyazaki ha compiuto 83 anni il 5 gennaio scorso. In effetti già con l’ultimo film realizzato in precedenza, “Si alza il vento” di dieci anni prima, del 2013 (all’epoca aveva annunciato il suo ritiro dalle scene), con il suo naturalismo contemplativo agrodolce e i suoi toni quasi europei, sembrava essere giunto il momento del commiato, il canto del cigno per un artista di questa portata, il passaggio inevitabile alla terza età; invece Miyazaki ha voluto sorprenderci ancora una volta, e a dieci anni di distanza ha deciso di tornare sui proprio passi lavorando a questo nuovo lungometraggio, “Il Ragazzo e l’Airone”, uscito nelle sale giapponesi nel luglio 2023, e nelle nostre all’inizio dell’anno. Sinossi: Tokyo, 1943. Il dodicenne Mahito Maki perde la madre Hisako durante l’incendio di un ospedale, mentre è in corso la Guerra del Pacifico, e l’anno successivo il padre Shoichi si risposa con Natsuko, sorella minore di Hisako. Per allontanarsi dalla guerra, la famiglia si trasferisce nella tenuta di campagna di Natsuko, dove Mahito fatica ad abituarsi alla nuova casa e soffre per la perdita della madre e per la gravidanza della zia e matrigna. Il ragazzo vive con disagio la sua condizione e di lì a poco, a causa di una ferita e seguendo un misterioso airone parlante, finisce per rispondere al (cosiddetto) richiamo dell’eroe, trovando la via per un mondo magico nel quale dovrà confrontarsi con i traumi del proprio recente passato, in modo da poter guardare con maggiore fiducia il futuro. Per molti versi “Il Ragazzo e l’Airone” sembra essere una lunga seduta psicanalitica, zeppa di simbolismi, a partire dalla torre, archetipo dei tarocchi dove rappresenta il cambiamento radicale che deve essere accettato per lasciare che si presenti la risoluzione, con l’airone, rappresentazione simbolo all’interno della mitologia giapponese, deputato a svolgere il ruolo di traghettatore ed accompagnatore per Mahito. Ci sono alcune magnifiche e colte citazioni come quelle a Monet e De Chirico (per via di quegli ambienti fantasiosi della torre abitata dal prozio mago) e addirittura vi troviamo citato pure un verso dalla Divina Commedia. Quasi tutti gli elementi più significativi che fanno parte della realtà del ragazzo vengono rivisitati all’interno del mondo magico; come la domestica Kiriko o l’esperienza del fuoco e, a ben vedere, persino il protagonista ha un suo doppio nel fratellino in procinto di nascere.
TECNICA
Grazie a Lucky Red (che l’ha prodotto) e Plaion Pictures (che l’ha distribuito) arriva in homevideo il film premio Oscar del maestro dell’animazione giapponese, Hayao Miyazaki. L’edizione Blu-Ray, oltre a un eccellente reparto tecnico, contiene anche un booklet da collezione da non lasciarsi sfuggire. L’edizione Blu-Ray de “Il Ragazzo e l’Airone” si propone in modo qualitativamente impeccabile con una bella slipcase rigida che contiene l’amaray, al cui interno, oltre al disco, c’è un interessante booklet. Ticordiamo che il film è disponibile anche nel formato 4K Ultra-HD e nel convenzionale DVD. Tecnicamente il prodotto è di ottima qualità, a partire dal video che riproduce in modo quanto mai efficace il taglio poetico del film e la sua stupenda animazione, che risulta armonizzata alla perfezione con il contenuto narrativo (nella caratterizzazione dei personaggi) e visivo (con il contorno degli ambienti e degli sfondi all’aria aperta), più quel naturale senso di profondità che ci accompagna per tutta la visione. Per quel che concerne il comparto audio, ci sono le tracce italiana e giapponese in DTS HD Master Audio; ma la versione nella nostra lingua è 5.1 mentre quella originale si spinge al 7.1. In entrambi i casi l’ascolto risulta essere assai coinvolgente, soprattutto quanto emerge la magnifica ed evocativa colonna sonora firmata da Joe Hisaishi, abituale collaboratore del regista, che si diffonde energica e calda da tutti i diffusori, mentre i dialoghi sono puntuali e ben delineati sul centrale. Gli effetti ambientali sono molto curati: dal fruscio dell’erba al vento fino ai numerosi e (quasi) impercettibili rumori nel bosco, si coglie una incredibile ricchezza sonora. In alcune scene ci sono pure effetti panning suggestivi che donano profondità alla scena sonora. Negli sporadici interventi del subwoofer i bassi non risultano mai essere invasivi e sovradimensionati. Interessante ed esauriente è la sezione dei Contenuti Extra a partire dal magnifico booklet presente all’interno della confezione: un elegante libretto illustrato di 24 pagine dalla forma orizzontale con testo in italiano e tante curiosità sul film e alcune note di produzione. Troviamo poi lo Storyboard completo del film, quindi un’intervista di 20 minuti con Takeshi Honda, supervisore dell’animazione che parla del suo lavoro, dei temi del film, delle sue collaborazioni con Miyazaki e del suo profondo apprezzamento per le opere del regista giapponese, suo connazionale. A seguire c’è un’intervista a Joe Hisaishi (10’30”) in cui il compositore parla della colonna sonora e del suo rapporto di lunga data con Miyazaki, quindi c’è un’intervista a Toshio Suzuki (5′), il produttore dello Studio Ghibli che racconta la storia vera di Miyazaki con un airone e del lavoro con gli animatori. Troviamo poi il bellissimo documentario “Drawing with Takeshi Honda” (27′), nel quale traspare la passione con cui l’animatore disegna alcuni personaggi spiegando il suo processo creativo, l’attenzione ai dettagli e l’amore per le illustrazioni. Per chiudere il video musicale “Spinning Globe” (5′) e il Trailer.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
NOTE TECNICHE
Il Film
IL RAGAZZO E L’AIRONE
(Kimi-tachi wa dō ikiru ka)
Giappone, 2023, 124’
Regia: Hayao Miyazaki
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 1.85:1 1920x1080p/AVC MPEG-4 24 fps
Audio: Italiano, Giapponese DTS-HD Master Audio 5.1
Distributore: Lucky Red/Plaion Pictures