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IL PRANZO DI BABETTE di Gabriel Axel in Blu-Ray

 

 

 

 

 

Cinema & Piaceri del Palato’ costituiscono un binomio che produce grande alchimia, e non solo a partire dagli ultimi anni in cui i gourmet la fanno da padrone sugli schermi televisivi e nella pubblica opinione: una sinergia che alimenta e mutuamente sostiene i due settori.

 

 

 


Basterebbe ricordare in proposito – così giusto per citare qualche titolo – film come “La grande abbuffata” di Marco Ferreri, l’animazione firmata Walt Disney di “Ratatouille”, “Una buona annata” di Ridley Scott ambientato in Toscana e “Il pranzo di Babette”, film vincitore dell’Oscar al Miglior Film Straniero nel 1988, un autentico gioiello cinematografico che CG Entertainment ha di recente pubblicato in una più che apprezzabile edizione (per la prima volta) in Blu-Ray. Uno dei divertimenti cinefili più intriganti potrebbe essere quello di stilare liste (infinite, o quasi) di film che abbiano fattori comuni (quelli girati a New York o quelli in cui ci siano scene su un treno, quelli in cui faccia la sua comparsa un cantante famoso o quelli in cui i registi hanno il vezzo di apparire brevemente). Per quel che concerne il cibo, in tutte le sue declinazioni (pure quello cannibalistico) ci si potrebbe sbizzarrire, come dire, ‘ad libitum’, e individuare tra l’altro scene ‘cult’ quali quella di Alberto Sordi alle prese con un piatto di spaghetti in “Un Americano a Roma” (1954) oppure quella di Totò e famiglia morti-di-fame davanti alla zuppiera di pasta (spaghetti anche in questo caso) di “Miseria e Nobiltà” (sempre 1954). E si potrebbe continuare ad esempio con “La Cena” di Ettore Scola (1998) per passare a L’Abbuffata” di Mimmo Calopresti (2007) o a “La cena per farli conoscere” di Pupi Avati (2006). Fatto è che da tempo il cibo ha assunto una valenza ‘alta’ come si trattasse di un’opera d’arte, e chi cucina visto come un artista, un ‘creatore’ d’arte. Nel caso de “Il pranzo di Babette” invece ci troviamo dinanzi ad una storia edificante, delicata e sublime, nella quale la protagonista è una raffinata chef francese, Babette Harsant appunto, idolo dei buongustai parigini che nel 1871, per ragioni politiche, dopo i giorni della repressioni della Comune in cui ha perso il marito e il figlio, è costretta ad abbandonare la capitale francese e trovare rifugio in uno sperduto paesino costiero (borgo triste e senza allegria, battuto dal vento e dalla neve) della Danimarca dove in incognito trova ospitalità, e lavoro come governante, presso due anziane sorelle, Martina e Filippa, figlie di un pastore puritano defunto, rimaste signorine. Babette, donna gioiosa e generosa, dopo qualche tempo, con i 10 mila franchi della vincita ad una lotteria, in onore del centenario della nascita del padre delle due donne, decide di organizzare uno sfarzoso banchetto a beneficio della comunità in cui vive. Fa arrivare dalla Francia grosse casse contenenti cibo (quaglie, tartarughe ed altro), splendide tovaglie, porcellane e vettovagliamenti vari, i vini migliori, bicchieri di cristallo, per allestire una tavolata riccamente apparecchiata per un pranzo che resterà indimenticabile nella memoria dei dodici ospiti invitati. Uno di questi, il generale Lowen, riconosce in quei cibi i sapori di piatti gustati molti anni addietro al Café Anglais di Parigi e ciò svela a tutti la grandezza delle capacità culinarie di Babette che, grazie al suo pranzo, riesce pure a sanare tutte le discordie in corso tra gli abitanti del paese. Il cibo, solitamente consumato con frugalità nel piccolo villaggio, perché visto come un gesto vizioso, in questa occasione invece appaga l’animo dei commensali che, sedotti e inebriati dalla bontà del cibo e dall’atmosfera feconda che si respira, diventano a loro volta gioviali e felici, ed apprezzano l’originale momento. Alla fine tutti insieme danzano tenendosi per mano sotto il cielo stellato, prima di far rientro ognuno nelle proprie abitazioni, in un vago ricordo dal sapore felliniano. Dopo questo exploit e dopo la pacificazione della gente, Babette potrebbe fare ritorno a Parigi ma non ha più le risorse economiche per farlo, poiché ha speso tutto il denaro della ricca vincita alla lotteria per organizzare il pranzo. Con rassegnazione e serenità la donna resta nel villaggio, e quando Martina le dice «Ora rimarrai per sempre povera», Babette le risponde che “un’artista non è mai povera”. Se ne son visti pranzi al cinema, ma bello come questo mai. “Il pranzo di Babette” è stato tratto dall’omonimo racconto contenuto nella raccolta “Capricci del destino” (scritto con lo pseudonimo di Isak Dinesen) di Karen Blixen, la baronessa-scrittrice danese autrice tra gli altri anche del romanzo da cui è stato trasposto sul grande schermo il celebre “La mia Africa”, diretto da Sydney Pollack ed interpretato da Meryl Streep e Robert Redford, vincitore di sette Premi Oscar nel 1986. È un film di luminosa e malinconica poesia, sui talenti da coltivare e mostrare, sul privilegio e l’unicità d’essere artisti, sulle sorprese che la vita può regalare anche in un posto sperduto com’è il villaggio in cui è ambientata la vicenda. Una commedia gradevole, fatta di grazia e di finezze psicologiche, che va ben oltre le lusinghe e le suggestioni e la seduzione che il cibo porta con sé, che affronta pure argomenti più delicati quali possono essere le diverse concezioni religiose nell’ambito più ampio dello scontro di civiltà e sull’amore come dono. Il fulcro centrale è costituito dall’idea di ‘trasformare un pranzo in una specie di avventura amorosa, nobile e romantica, in cui non si è più capaci di fare distinzioni tra l’appetito del corpo e quello dell’anima’ ed ha risvolti mistici e profondamente religiosi quando fa cenno a carità, sacrificio e riconoscenza; il film ha molte allegorie, con riferimenti all’Eucarestia forti ma sfumati sullo sfondo. Il pranzo rappresenta il punto di incontro tra due mondi culturalmente distanti (la grande e peccaminosa Parigi a fronte di un borgo desolato e sperduto) e modi diversi di intendere la vita. Fa assumere al cibo valore culturale, e il rito dell’ampia tavolata funge da occasione di riconciliazione: per Babette, con il fardello del suo passato, e per i vari convitati inariditi da liti e incomprensioni. Quella di Babette è la voglia di ‘donare’ al prossimo senza pregiudizi né tornaconto alcuno, spinta dal solo desiderio di superare i contrasti attraverso l’unione d’intenti che si raggiunge intorno ad una tavola elegantemente imbandita. È bellissimo l’epilogo con la fiammella della candela che si spegne sull’abbraccio affettuoso tra Babette e Filippa. Illuminanti sono pure le parole di Papa Francesco, che ha molto amato il film quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires e più volte lo ha nominato: “i personaggi appartengono a un mondo calvinista e puritano talmente austero che anche la redenzione di Cristo viene vista come una negazione delle cose di questo mondo. Era una comunità che non sapeva che cosa fosse la felicità. Viveva schiacciata dal dolore. Stava attaccata a una parvenza di vita. Aveva paura dell’amore (…) all’arrivo di un alito di libertà, costituito dalla sontuosità di una cena, tutti ne rimangono trasformati”. Per Papa Francesco “Il Pranzo di Babette” è efficace per trasmettere concetti importanti e profondi tanto da averlo citato pure nel documento sull’amore nella famiglia, esortazione apostolica post sinodale Amoris laetitia, là dove nel paragrafo intitolato “Gioia e bellezza” si fa cenno al valore della bella tavola e della buona cucina, come mezzo per realizzare l’amore in tutte le sue forme, primariamente all’interno della famiglia: «Va ricordata la felice scena del film “Il pranzo di Babette”, dove la generosa cuoca riceve un abbraccio riconoscente e un elogio: ‘Come delizierai gli angeli!’. È dolce e consolante la gioia che deriva dal procurare diletto agli altri, di vederli godere. Tale gioia, effetto dell’amore fraterno, non è quella della vanità di chi guarda sé stesso, ma quella di chi ama e si compiace del bene dell’amato, che si riversa nell’altro e diventa fecondo in lui». Oltre alla prestigiosa statuetta dell’Oscar quale Miglior Film Straniero (davanti a “Arrivederci ragazzi” di Louis Malle e “La famiglia” di Ettore Scola), “Il pranzo di Babette” si aggiudicava pure il Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes 1987, un Bafta Awards, un Nastro d’Argento andato all’interprete Stéphane Audran (come Migliore Attrice Straniera ex-aequo con la Cher di “Stregata dalla Luna”) e la candidatura ai Golden Globes 1989, battuto dal connazionale “Pelle alla conquista del mondo” di Bille August, in un anno in cui erano in gara altri pregevolissimi lavori quali “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Pedro Almodovar e “Salaam Bombay!” di Mira Nair. La sceneggiatura, per il magnifico adattamento cinematografico del racconto di Karen Blixen, ed il montaggio sono opera del regista stesso, Gabriel Axel, la sublime fotografia che esalta gli scenari naturali è di Henning Kristiansen, mentre le musiche sono state composte da Per Norgaad. La recitazione di tutti gli attori è di altissimo livello, con una nota di merito particolare ovviamente che va alla protagonista Stéphane Audran.
Una nuova versione rimasterizzata de “Il pranzo di Babette”, considerato uno dei grandi capolavori del cinema mondiale e che da diverso tempo era assente sul mercato dell’Home Video nostrano, è stata resa possibile da CG Entertainment che con lungimiranza e coraggio editoriale ha avviato a suo tempo una ‘Start-Up’ che ha consentito in tempi rapidi il raggiungimento dei numeri (di prenotazione) necessari per la realizzazione dell’edizione in Blu-Ray in tiratura Limitata e Numerata (per le iniziali 500 copie) a partire dalla nuova versione in HD. Il successo dell’iniziativa ha quindi aperto la strada alla pubblicazione più generalizzata (e per tutti) del film. L’edizione in Blu-Ray, contenuta in un box standard trasparente, è stata curata in modo soddisfacente ed è degna della qualità intrinseca del film. Il quadro video è solido e luminoso, la palette cromatica calda, i dialoghi ben nitidi; presenti poi sottotitoli in italiano. Gli Extra prevedono l’ottimo ed inedito documentario “Dell’equilibrio e del contrasto ovvero L’arte della felicità” con interviste esclusive agli chef Antonia Klugmann, Davide Oldani e Heinz Beck, oltre che al produttore Luigi Musini, che scoprì e distribuì il film nei cinema italiani, e al giornalista e critico Paolo Mereghetti.

 

(Luigi Lozzi)                                                  © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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(immagini per cortese concessione della CG Entertainment)

 

Menù de “Il pranzo di Babette”:
Brodo di tartaruga
Blinis Dermidoff (grano saraceno con caviale e panna acida)
Quaglie in crosta con salsa Périgourdine (foie gras e salsa al tartufo)
Insalata mista
Formaggi francesi
Savarin al rum
Frutta mista
Caffè
Friandises (piccola pasticceria): pinolate, frollini, amaretti
Vini
Amontillado
Clos de Vougeot 1845
Champagne Veuve Clicquot 1860

 

NOTE TECNICHE
Il Film 

IL PRANZO DI BABETTE

(Babettes gaestebud)
Danimarca, 1987, 103’
Regia: Gabriel Axel
Cast: Stéphane Audran (Babette Harsant), Jean Philippe Lafont (Achille Papin), Jarl Kulle (Generale Lowen), Bodil Kier (Filippa), Birgitte Federspiel (Martina), Hanne Stensgaard (Filippa giovane), Vibeke Hastrup (Martina giovane), Ebbe Rode (Christopher), Axel Strobye (allenatore), Preben Lerdorff Rye (capitano), Bibi Andersson (signora svedese), Lisbeth Movin (vedova).

Informazioni tecniche del Blu-Ray

Aspect ratio: 1,66:1 MPEG-4 AVC Video 1080 24p 

Audio: Italiano, Danese DTS-HD Master Audio 2.0 / Italiano, Danese Dolby Digital 2.0
Distributore: CG Entertainment

 

 

 

 

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