IL CORRIERE – THE MULE di Clint Eastwood in 4K ULTRA-HD
Il più recente film di Clint Eastwood, “Il Corriere – The Mule”, arriva sul mercato dell’Home Video in un’edizione combo 4K Ultra-HD + Blu-Ray prodotto e distribuito da Warner Bros. Home Entertainment.
Regista di culto e autore iconico di riferimento tra i più importanti del nostro tempo, caparbio e determinato Clint Eastwood ===Consulta la Filmografia=== compirà 90 anni (è nato a San Francisco nel 1930) il prossimo 31 maggio 2020; sono pochi negli annali i registi che hanno continuato a realizzare film in età così avanzata; per questo, e non solo per questo è necessario dare il giusto rilievo, la dovuta attenzione cinefila, all’opera di un regista che va indiscutibilmente annoverato tra i più grandi della storia del cinema. Non c’è solamente Woody Allen, più giovane di Clint ed ancora attivo a quasi 83 anni, non solo Robert Redford che a 82 anni ha annunciato il suo ritiro come attore dopo il più recente dei suoi film, “Old Man and the Gun”, mi viene in mente il portoghese Manoel De Oliveira, morto nel 2015 a 106 anni, che ci ha regalato la sua ultima opera, “Gebo e l’ombra”, quando di anni ne aveva 103. E se ci sono anche attrici ultra-ottentenni che continuano a recitare nel cinema (Shirley MacLaine, Maggie Smith e Jane Fonda ad esempio), capirete bene – e senza mancare di rispetto per quelle magnifiche signore ancora ‘on the road’ – che il caso di Eastwood è del tutto singolare. Dal 2003, dall’anno di “Mystic River”, Eastwood come regista non ha sbagliato un colpo (con l’unico passo falso – ritengo – di “Ore 15:17 Attacco al treno”, davvero trascurabile e deludente in una filmografia che ha inanellato vere perle), regalandoci opere, spesso emozionanti, che inducono alla riflessione come pochi hanno saputo fare in questo così ampio lasso di tempo. Ed ha raggiunto anche eccellenti risultati al Box-Office quando ha saputo riscrivere la vicenda ‘qualunque’ di un buon soldato e renderla universale come ha fatto in “American Sniper” (il suo più grande successo con 350 milioni di dollari d’incasso solo in America). Non è peregrino affermare che “Il corriere – The Mule” è certamente il miglior film mai realizzato da un regista 88-enne, e che per giunta vi recita pure, e se – incrociamo le dita – dovesse trattarsi del canto del cigno per il regista statunitense ci ritroveremmo tra le mani un testamento spirituale e artistico tra i più ‘alti’ mai realizzati, di bellezza disarmante, paragonabile – a mio modo di vedere – al “The Dead – Gente di Dublino” di John Huston del 1987; perché oltre il film, che è in fondo rappresenta la componente più ‘banale’, c’è, importante, la maniera in cui si arriva a tracciare il bilancio di una vita. Nella doppia veste di regista e attore Eastwood mancava da “Gran Torino” del 2009, sono passati dieci anni; “Il Corriere – The Mule”, la sua trentasettesima regia (a partire dal 1971, “Brivido nella notte”), è pervaso di introspezione e di humus crepuscolare profondamente eastwoodiani e si riannoda magnificamente proprio a quell’ultimo film in cui l’attore/regista ha diretto se stesso. Non c’è quindi solamente un regista che sta dietro alla macchina da presa e alla sua opera, dato che “Il Corriere” è pure straordinariamente interpretato – lo ripetiamo – da un attore di 88 anni. La sceneggiatura è opera di Nick Schenk, lo stesso di “Gran Torino”, il quale si è ispirato ad una storia vera, resa pubblica dall’articolo “The Sinaloa Cartel’s 90-Year-Old Drug Mule” (ovvero: ‘Il novantenne mulo della droga del cartello Sinaloa’) di Sam Dolnick; vi si racconta del vecchio Earl Stone, un veterano della Seconda Guerra Mondiale, con tanto di sbarco in Sicilia e medaglia di bronzo alle spalle, che, intrigato da un’avventura pericolosa e compiaciuta (e allo stesso tempo oltre i limiti della legalità), a bordo di un pick up Lincoln nero e sgangherato diventa un insospettabile corriere della droga, assai ben remunerato da un famigerato cartello messicano denominato Silanoa. Un fatto di cronaca risalente all’ottobre 2011, vicenda poi pubblicata, come detto, dal giornalista Sam Dolnick sul New York Times Magazine nel giugno 2014 suscitando la curiosità di Nick Schenk, racconta come una squadra della Dea di Detroit avesse fermato un pick up diretto a Jackson e scoperto, celato all’interno, un carico di 200 kg. di cocaina per un valore di tre milioni di dollari; alla guida del mezzo c’era un ottantasettenne dall’aria dismessa e trasandata. Tale Leo Sharp, veterano della II Guerra Mondiale e premiato orticultore di Peoria, specializzato in un tipo particolare di gigli arancioni (Hemerocallis) che sbocciano e appassiscono nell’arco di un giorno, subito sostituiti da altri fiori; infatti il nome di questi fiori deriva dal greco e significa ‘bellezza di un giorno’ (‘daylily’ in inglese). Da circa un decennio con il nomignolo di ‘El Tata’ (il ‘nonnino’) l’anziano trasportava indisturbato droga dal Messico al Michigan per conto del potentissimo Sinaloa Cartel, e per anni era sempre riuscito a farla franca senza essere mai stato un criminale in vita sua prima di quei fatti, costretto a tale gesto da una serie di difficoltà finanziarie sopraggiunte. Colui che ha ispirato il film, Leo Sharp, è morto nel 2016, quando aveva 92 anni. Clint ha avuto la sapienza e la sensibilità di raffigurare mirabilmente la palese fragilità del novantenne protagonista, dalle spalle curve in avanti e il passo incerto, dinoccolato, ma testa orgogliosamente ritta, lo sguardo spaventato e al contempo attraversato da quell’ironia di fondo maturata da un’indole anarcoide, mettendoci la sua faccia, senza trucco che lo invecchiasse più del necessario, né artifici di sorta che ne mostrassero un’età più avanzata di quella che l’attore già ha di suo. Il film, in un mix di commedia, road movie, thriller e melodramma, trasmette allo spettatore una poetica malinconia, asciutta e autoironica, a tratti perfino stravagante; lungo lo sviluppo narrativo, in un’America profonda e rurale, emergono diversi, toccanti aspetti come il disadattamento dei reduci di guerra, l’asocialità solitaria, la disgregazione delle famiglie, la difficile convivenza tra culture diverse, il confronto/inseguimento tra uomini contrapposti dai fatti ma illuminati da empatia reciproca (l’antagonista qui è interpretato da Bradley Cooper); un tema, quest’ultimo, tanto caro al Cinema da sempre: vogliamo, così, giusto ricordare “Il fuggitivo” di Andrew Davis del 1993, con Harrison Ford e Tommy Lee Jones, oppure “Un mondo perfetto”, sempre del ’93, diretto dallo stesso Eastwood, con Clint e Kevin Costner protagonisti, oppure “Prova a prendermi”, 2002, di Steven Spielberg, con Leonardo Di Caprio e Tom Hanks. SINOSSI: L’anziano Earl Stone ha coltivato e venduto fiori tutta la vita. A questa attività ha perennemente dedicato le attenzioni e il tempo che alla sua famiglia, invece, non è riuscito a dare. La casa in cui vive l’anziano floricoltore è la stessa di “Gran Torino”, con la bandiera americana ostentata in bella vista sul davanti. Gli affetti progressivamente boccheggiano; l’occupazione di sempre, un giorno, scompare. E così, all’improvviso, inizialmente a sua insaputa, Earl si ritrova a lavorare per la criminalità messicana come corriere della droga… Eastwood ci fa ‘conoscere’ l’anima più svilita e derelitta dell’America, ci fa sentire le cadenze di un certo tempo ‘a stelle e strisce’ senza che lo spettatore lo abbia mai visto né vissuto direttamente, ma che non è difficile universalizzare alle nostre esperienze, alla nostra conoscenza e sensibilità. Di fatto repubblicano, Eastwood non esita mai a schierarsi dalla parte dei più deboli. Il post Obama ha rovinato finanziariamente il protagonista e reso vana la passione per il suo lavoro di floricoltore, le vendite online dei suoi magnifici ma delicati gigli sono calate drasticamente, ed è troppo tardi per rimediare alle assenze, come padre e marito: è separato dalla moglie e distante dalla figlia, ha un rapporto discreto solo con la nipote (Taissa Farmiga). C’è assonanza tra l’Earl Stone del film e il personaggio di “Gran Torino”, Walt Kowalski, il misantropo veterano della Guerra di Corea che in quel film ce l’aveva con i ‘musi gialli’. Earl, come Kowalski, è razzista, ma lo è in una maniera meno collerica, appare più rassegnato, in questa America dalle promesse non mantenute. Conservatore sì, Clint Eastwood (ha dichiarato pubblicamente il suo sostegno a Donald Trump), e patriota, ma di gran lunga avanti e più lucido e lungimirante dei suoi consimili, così da potersi permettere di cesellare personaggi di straordinaria umanità e gettare il suo sguardo trasversale e critico ad un’America (priva dei valori a lui cari) che non gli piace più. Versatile, coraggioso, testardo, Eastwood non si adegua al ‘politically correct’ dei nostri tempi ma dice quello che pensa anche se è sconveniente e con “Il Corriere – The Mule” Clint firma un film personale e struggente e non fa che ribadire la complessità, la ricchezza e anche l’indiscussa qualità del suo cinema. «Quando mi hanno proposto di interpretare questo personaggio – ha dichiarato Eastwood – mi sono detto che sarebbe stato divertente vestire i panni di qualcuno più vecchio persino di me! La criminalità è economicamente un’ancora di salvezza per Stone, ma moralmente è un collasso. Per cui da una parte la sua vita migliora, ma dall’altra va a fondo. E uno di questi giorni dovrà pagare le conseguenze e affrontare le cose sbagliate che ha fatto». Quando comprende di essere partecipe di un’attività criminali, cerca in qualche maniera di compensare il malaffare con alcune buone azioni grazie ai proventi delle sue attività illecite e con il tentativo di riavvicinarsi (e farsi perdonare) alla ex moglie e alla figlia. Bradley Cooper ===Consulta la Filmografia===, già protagonista del fortunatissimo “American Sniper”, dopo la significativa crescita di consensi nell’ultimo decennio e le glorie derivategli quest’anno da “A Star Is Born”, di cui è stato regista esordiente, veste i panni dell’antipatico agente speciale Colin Bates che sta alle calcagna del vecchietto. Dianne West è la donna della vita, è l’amore che Earl ha ricevuto ma che non ha saputo dare; Alison Eastwood, nella vita figlia di Clint qui ricopre il ruolo di figlia di Earl. Andy Garcia interpreta un boss del cartello della droga. Lo stesso Garcia ha fatto conoscere di persona a Eastwood il connazionale cubano, il jazzista Arturo Sandoval, cui il regista ha affidato la composizione di una colonna sonora che privilegiasse alcune sonorità latine più aderenti alla tematica del film. Il direttore della fotografia è Yves Bélanger, che sostituisce il collaboratore abituale, Tom Stern, mentre per il montaggio Clint si riaffida all’amico Joel Cox, che con Eastwood ha lavorato a ben trenta film, quasi tutti quelli realizzati da “Il texano dagli occhi di ghiaccio” in poi, escludendo solamente “Firefox”, “Sully” e “Ore 15:17 – Attacco al treno”. «La famiglia è la cosa più importante, non fate come me. Ho anteposto il lavoro alla famiglia. Pensavo fosse più importante essere qualcuno da un’altra parte invece del fallimento vero a casa mia. Sono stato un pessimo padre, un pessimo marito. Ho rovinato tutto»; frase che pronuncia Leo Sharp (Clint Eastwood) ne “Il Corriere – The Mule”.
TECNICA
Prodotta e distribuita da Warner Bros. Home Entertainment, l’edizione combo 4KUltraHD + Bluray de “Il Corriere – The Mule”, custodita come sempre in una elegante slipcase di cartone, si propone nel complesso con un comparto tecnico di buon livello; purtroppo, però con traccia audio italiana in ‘semplice’ Dolby Digital 5.1. Il quadro video è assai convincente, soprattutto nella versione in 4K ULTRA-HD, anche se la natura stessa dell’opera, le scelte di regia volute da Eastwood, i toni crepuscolari, non diano (visivamente) al film un look particolarmente accattivante, appariscente e godibile. Nei primi piani risaltano al meglio i dettagli dei volti e degli abiti dei protagonisti, ed è assai convincente il nitore di tutto quello che si staglia sullo sfondo in background. Il 4K non è nativo ed è stato adattato successivamente, con procedimento di upscale, al formato ULTRA-HD; la cosa però non impedisce di godere di una visione comunque di alta qualità e di migliore risoluzione rispetto al Blu-Ray in 1080p, accompagnata dell’utilizzo dell’HDR. Sul fronte audio, come detto, per la traccia doppiata nella nostra lingua è disponibile solo il Dolby Digital 5.1, purtroppo però lontana anni luce da quella originale inglese in DTS HD Master Audio 5.1. Ci sono i sottotitoli in italiano e in inglese. Il comparto dei Contenuti Extra non è decisamente all’altezza di un’opera di tale importanza; comprendono unicamente uno Speciale frettoloso sul film e il video-clip dell’accorata ballata country che si ascolta sui titoli di coda. Si poteva fare decisamente di meglio. Nel dettaglio: “Making Of The Mule: Nobody Runs Forever: Unisciti all’attore/produttore/regista Clint Eastwood, al cast stellare e al team di Il Corriere – The Mule nel grande ritorno sul grande schermo di Eastwood” (10’59”), è un breve documentario sul ritorno di Clint come attore con interventi dello stesso regista, dei produttori, della troupe e del cast; “Don’t Let the Old Man In” (2’54”), video musicale della canzone di Toby Keith contenente immagini tratte dal film.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Warner Bros. Home Entertainment)
NOTE TECNICHE
Il Film
IL CORRIERE – THE MULE (4K ULTRA HD)
(The Mule)
Usa, 2018, 116’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Clint Eastwood, Bradley Cooper, Laurence Fishburne, Michael Peña, Dianne Wiest, Andy Garcia, Taissa Farmiga, Alison Eastwood, Ignacio Serricchio, Clifton Collins Jr., Robert LaSardo, Jill Flint, Manny Montana, Noel Gugliemi, Katie Gill, Loren Dean, Eugene Cordero.
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 2.40:1 2160p Ultra High Definition 16×9
Audio: Inglese DTS-HD Master Audio 5.1; Italiano, Inglese, Francese, Tedesco, Russo, Ceco, Polacco, Spagnolo Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Bros. Entertainment Italia (4K ULTRA HD + Blu-Ray)