Cinema

I GRANDI REGISTI: HAYAO MIYAZAKI

«L’ultima prova per diventare grandi è un viaggio di sola andata verso la più sana immaginazione»
 
È una delle figure più importanti dell’animazione nipponica, con le sue opere ha avuto un enorme successo in patria sia di pubblico che di critica, tanto da essersi guadagnato il soprannome di ‘Walt Disney giapponese’, ma in occidente è rimasto per lungo tempo sconosciuto all’infuori degli ambiti specialistici.

 

Per molti anni i suoi cartoni animati seriali sono stati trasmessi dalle nostre reti televisive negli anni Ottanta senza avere la consapevolezza della portata della sua opera (allora) ancora in divenire. Poi un Oscar, l’Orso d’Oro a Berlino e il Leone d’Oro a Venezia hanno suggellato la definitiva consacrazione di Hayao Miyazaki tra i maestri assoluti dell’animazione mondiale ma soprattutto hanno concorso ad affrancare il cinema d’animazione da un contesto puramente fanciullesco e ad elevarlo sul podio delle opere più significative della cinematografia di ogni tempo.

Un’etichetta in verità odiosa quella di ‘Walt Disney giapponese’, perché una volta di più mette qualsiasi cinematografia di cui si tratti in condizione subalterna e di retroguardia rispetto all’impero hollywoodiano, e non rende il giusto merito al regista, che è anche produttore e autore di numerosi cartoni animati e di manga. Hayao è registi tra i più amati in assoluto, a qualsiasi latitudine, ha un credito d’immagine pressoché infinito nella considerazione di certo pubblico e certa critica che lo adorano.

Al cospetto dei suoi film non siamo mai dinanzi ad una semplice favola di stampo disneyano perchè Miyazaki dà libero sfogo a creatività e fantasia nel rispetto, però, di un intimismo che appartiene tutto alla sua personalità ed alla cultura ed alla spiritualità del suo paese d’origine, il Giappone: un’animazione che è arte astratta, distante ‘psicologicamente’ dai canoni occidentali. È stato, insieme al suo collega e mentore Isao Takahata, fondatore dello Studio Ghibli, divenuto in breve tempo l’unico studio d’animazione giapponese ad usare tecniche di disegno tradizionali per i suoi film, e così facendo contrapporsi all’uso della grafica computerizzata. Agli inizi la sua arte era contraddistinta da un certo rigore stilistico, in seguito, con l’acquisizione di una maggiore consapevolezza dei propri mezzi, il suo tratto si è fatto più colto mettendosi al servizio di scene poetiche e straordinariamente emozionanti.

“La città incantata” otteneva nel 2002 L’Orso d’Oro a Berlino (per la prima volta un cartone animato vinceva un premio così ambizioso) e l’anno dopo l’Oscar quale Miglior Film d’Animazione (premio peraltro non ritirato dall’autore in segno di protesta contro la guerra in Iraq), seguiti dal Leone d’oro alla carriera assegnato a Miyazaki nel 2005 alla 62ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il premio a Venezia corredato con queste parole da parte del direttore Marco Müller: «La filosofia di Miyazaki unisce romanticismo e umanesimo a un piglio epico, una cifra di fantastico visionario che lascia sbalorditi. Il senso di meraviglia che i suoi film trasmettono risveglia il fanciullo addormentato che è in noi».

Le fiabe narrate da Miyazaki si sviluppano armoniosamente e con delicatezza, muovendosi dolcemente in paesaggi disegnati in modo fenomenale e, facendo largo uso di elementi metaforici tra sogno e fantasia, sono coinvolgenti e colpiscono direttamente l’emotività degli spettatori. Gli elementi principali della poetica e dell’arte del regista giapponese sono riconducibili a grandi linee al rapporto tra l’uomo e la natura, alla sacralità – se volete – di componenti come gli alberi e le piante, alla decisa opposizione ai disastri annunciati (siano essi naturali o d’altra entità). Vi troviamo quindi tutte le tematiche più care all’uomo Hayao: il pacifismo più convinto, i temi naturalistici e ambientalisti, la critica severa al progresso sfrenato. Innumerevoli le invenzioni visive, immagini ricorrenti nei suoi film sono il volo nei cieli o la contemplazione di un albero. Assai presente pure una componente spirituale, con l’elaborazione di creature antiche mutuate dalla mitologia del Sol Levante, ed un’attenzione nei confronti delle diversità culturali. Il processo di creazione, in effetti, comincia “all’interno di quel mondo che l’autore ha già dentro di sé: i paesaggi raccolti nella sua memoria, i pensieri e i sentimenti che vuole esprimere”. Nella maggior parte dei suoi film figure insostituibili sono i bambini che con la loro innocenza stemperano la violenza degli adulti e permettono loro di pacificarsi con la Natura.

Lentamente prende forma un mondo incantato e pacificato, ma non per questo bisogna considerare Miyazaki contrario al progresso e alla tecnologia, piuttosto il suo interesse per quest’ultima emerge dalla creazione e dallo studio accurato di macchine immaginarie, sofisticate (l’enorme struttura del “Castello errante di Howl”) e strampalate di diversa fattezza, quali navi, robot, automobili (ad esempio la Fiat 500 di Lupin III, la Citroen 2 CV di “Ponyo sulla scogliera”) e aerei (gli idrovolanti della seconda guerra mondiale in “Porco Rosso”). E poi c’è il Giappone enigmatico con tutte le sue storie e tradizioni che hanno attraversato i secoli. Il messaggio di Miyazaki è nitido: l’origine del decadimento è dovuto alla rottura dell’equilibrio tra uomo e natura, all’occidentalizzazione e alla dipendenza dal denaro che hanno minato inesorabilmente la tradizione culturale nipponica. La deliziosa tecnica realizzativa poi, la sapienza nell’alternare scene melanconiche a momenti leggeri e divertenti, l’hanno reso un maestro sublime. Si sviluppa così quell’armonia che ritroviamo nell’arte del Giappone, e qui si sprigiona dalla rappresentazione animata della natura, dove le sfumature della luce, le foglie o le onde o le nuvole mosse dal vento, concorrono a definire il disegno artistico del regista.

La stessa musica dei film di Miyazaki, sempre curata da Joe Hisaishi, si amalgama alla perfezione con gli elementi visivi e grafici. Ecco cosa scriveva il regista nel ‘project plan’ di “Il mio vicino Totoro”: «un po’ di tempo fa, quando gli veniva chiesto ‘cos’è che il Giappone può mostrare con orgoglio al mondo?’, i bambini e gli adolescenti rispondevano ‘la bellezza della natura e delle quattro stagioni’. Nessuno, adesso, dice più una cosa del genere. Nonostante il fatto che noi viviamo in Giappone, continuiamo a creare film d’animazione che si rifiutano di rappresentare il Giappone. Come mai la nostra nazione si è tramutata in un posto così misero e privo di sogni?». “Questi i punti fondamentali che costituiscono la base di una poetica del sentimento che spazia dalla letteratura al fantastico in una dimensione di assoluta libertà e felicità, memore di un rigore formale affinato da anni di pratica ed una cura per il dettaglio (cromatico, estetico e narrativo) assolutamente rigoroso e potente. La filosofia di Miyazaki unisce romanticismo e umanesimo a un piglio epico, una cifra di fantastico visionario che lascia sbalorditi. Il senso di meraviglia si traduce in un’energia creativa, una visione assolutamente fuori dall’ordinario”.
Biografia

Hayao Miyazaki nasce ad Akebonocho, quartiere della periferia di Tokyo, il 5 gennaio 1941, secondo di quattro figli in una famiglia benestante che, per sfuggire ai bombardamenti, si trasferisce in una cittadina ad un centinaio di km da Tokyo. Il padre di Hayao è proprietario di una ditta che produce componenti per aerei, e nasce in questo contesto la grande passione per gli aerei e per il volo che tornerà quale elemento costante in tutti i suoi film. Nonostante questo il ragazzo vive l’infanzia nel ricordo doloroso della Seconda Guerra Mondiale e delle due atomiche su Hiroshima e Nagasaki, e con qualche senso di colpa per l’attività del padre, la cui produzione di aerei confluiva nel settore militare. La madre, casalinga, viene a lungo costretta a letto per via di una grave forma di tubercolosi spinale (nel 1947 ricoverata in ospedale per ben 9 anni), e questa esperienza ritorna evidente nei riferimenti del regista in “Il mio vicino Totoro”. Fin dai tempi del liceo coltiva una particolare interesse per i manga e le anime ma volge i suoi studi verso altro, conscio del fatto che sarebbe tornato ad occuparsi della sua passione, e successivamente alla laurea in Economia Politica prende parte ad un corso di ricerca sulla cultura infantile che rappresenterà l’apertura al suo interesse per il mondo dell’infanzia. Nel 1963 viene assunto dalla Toei Doga, dopo tre mesi di tirocinio, come intercalatore; una curiosa mansione che riguarda la realizzazione dei disegni intermedi da un’espressione all’altra dei vari personaggi, utile però a consentire al giovane di entrare a vele spiegate nell’amato mondo dell’animazione. Spieghiamo meglio di cosa si tratta; se nell’ambito della realizzazione di un’animazione sono necessari 10 disegni che spesso si distinguono per pochi particolari, si sappia che si elaborano solamente il primo e l’ultimo, quelli centrali – detti ‘intercalazioni’ – verranno realizzati successivamente da un disegnatore preposto chiamato intercalatore, che dona all’animazione un effetto ‘dinamico’, l’illusione del movimento. Insomma una delle tappe fondamentali nell’inter professionale di un animatore. È in questo periodo che avvengono tre importati e decisivi incontri della sua vita: uno con la collega Akemi Ota che diventerà sua moglie nel 1965 e gli darà tre figli, un altro con il suo maestro riconosciuto Yasuo Otsuka, infine quello con il futuro socio Isao Takahata. Miyazaki si impone subito per la bontà del suo lavoro: nel ‘68 è animatore capo e concept artist per il film “Horus: Principe Del Sole” affidato alla regia di Takahata, un progetto piuttosto ambizioso perché si pone l’obbiettivo di realizzare un qualcosa completamente diverso da quanto prodotto fino allora dalla Disney.

Il film, pur acclamato dalla critica, non ottiene i frutti sperati e viene ritirato dalla circolazione dopo soli dieci giorni. Nel ’71 Hayao, dopo aver realizzato il manga “La Tribù Del Deserto”, passa, assieme all’amico Takahata, alla A-Pro dove esordisce alla regia con alcuni episodi della prima serie di “Lupin III”. Lupin III era nato anni prima, nel ’67, come fumetto disegnato da Kazuhito Kato, meglio noto col nome d’arte di Monkey Punch; il personaggio ‘cult’ del famoso ladro gentiluomo, con indosso una giacca verde, si caratterizza sul piccolo schermo accompagnato dal fido Jigen, sigaretta in bocca e Magnum Combat in mano, da Goemon, discendente di un’antica famiglia di samurai, dall’ispettore Zenigata e dall’affascinante truffatrice Fujiko/Margot. Nel 1972, assieme a Takahata alla regia, produce il mediometraggio “Panda Kopanda” ma già l’anno dopo approda, sempre con l’amico, allo studio Zuiyo Pictures, dedicandosi principalmente allo sviluppo di storyboard per alcuni cartoni animati di enorme successo tratti da racconti europei (tra questi c’è “Heidi”, basato sul romanzo di Johanna Spyri e diretto da Takahata). In seguito, tra il ‘75 e il ’79, lavora agli scenari di “Marco – Dagli Appennini alle Ande”, “Rascal, il Mio Amico Orsetto” e “Anna Dai Capelli Rossi”, cartoni sbarcati anche in Italia con grande successo negli Ottanta, mentre è sempre nel ’78 “Conan, Il Ragazzo Del Futuro” è un lavoro tutto suo di cui cura soggetto, sceneggiatura, character design, scene e regia. Vi si colgono già elementi, personaggi e tematiche (l’utopia di arrivare ad un mondo migliore dopo la catastrofe atomica che lasciato tracce indelebili nella memoria collettiva del popolo giapponese) cari a Miyazaki, che in seguito verranno ulteriormente sviluppati. Nel 1979 scocca finalmente l’ora del primo lungometraggio di Hayao Myazaki, “Lupin III – Il Castello di Cagliostro” che presenta una nuova avventura del ladro Lupin III; Lupin e il fedele Jigen, suo braccio destro, hanno rintracciato la fonte delle banconote false che stanno mettendo in ginocchio l’economia mondiale: il piccolo paese di Cagliostro, governato dall’omonimo Conte. Il lungometraggio non ottiene però all’epoca il successo sperato e dopo un periodo di pausa, nel quale si dedica a fumetti manga per alcuni giornali, tra l’81 e l’82 Hayao si occupa di “Il fiuto di Sherlock Holmes”, cofinanziato dalla Rai e di cui dirige 6 episodi, trasposizione in chiave canina dei personaggi ideati da Sir Arthur Conan Doyle. Sempre nel 1982 prende vita un nuovo fumetto, “Nausicaä Della Valle Del Vento”, che ottiene grandi consensi e viene trasformato nell’84 in un film d’animazione di così grande successo da permettere a Miyazaki e Takahata di fondare nel 1985 una propria casa di produzione, il mitico Studio Ghibli (dal nome dell’aereo italiano della Seconda Guerra Mondiale, omaggio a sua volta di un vento caldo che soffia nel deserto del Sahara, nome di buon auspicio e foriero di qualcosa di nuovo e sensazionale nel mondo dell’animazione). Sebbene lo studio abbia preso spunto da una parola italiana, la pronuncia ufficiale adottata da esso è ‘Gibli’, con la ‘g’ dolce. Nell’86 esce “Laputa Castello nel Cielo”, che narra l’avventura di due ragazzi sulle tracce di un’isola che fluttua nel cielo, e nell’88 un gioiello quale “Il Mio Vicino Totoro”, una poetica favola moderna sull’incontro di due bambine con un essere magico chiamato Totoro premiata come Miglior Film dell’Anno in Giappone ma arrivata nelle videoteche nostrane solo da un paio d’anni. Il misterioso e magico protagonista della storia viene scelto come logo dello Studio Ghibli.

Nel 1989 “Kiki’s Delivery Service – Consegne A Domicilio” si rivela un ottimo successo in patria e determina l’ampliamento dello Studio Ghibli, con l’assunzione di nuovi collaboratori e di nuove politiche di marketing, ma soprattutto dona maggiore visibilità al regista, mentre con “Porco Rosso” nel 1992 i film di Miyazaki cominciano a circolare con regolarità anche all’estero. La vicenda è ambientata nel Mediterraneo, nel periodo tra la prima e la seconda guerra Mondiale, dove il protagonista è Marco Pagot (omaggio ai fratelli Nino e Toni Pagot, celebri fumettisti italiani), un ex pilota dell’aeronautica italiana, dalla quale è stato cacciato perché non in linea con la cultura fascista. Nel 1995 produce e scrive la sceneggiatura per “I Sospiri Del Mio Cuore” e crea il video musicale “On Your Mark” per il duo giapponese Chage & Aska. Nel 1997 si registra l’inaspettato successo di “Principess Mononoke”, che fa incetta di premi, sul difficile rapporto tra l’uomo e la natura. Proprio dopo questo film, Miyazaki annuncia un suo temporaneo ritiro dalla regia per lasciare spazio ai più giovani registi cresciuti all’interno dello Studio Ghibli: la pausa dura però solo quattro anni, visto che nel 2001 esce “La Città Incantata”, il film che rende Miyazaki una personalità internazionale grazie al conseguimento dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino e del’Oscar come Miglior Film d’Animazione. Nel 2004 esce invece “Il Castello Errante Di Howl”, tratto da un libro di Diana Wynne Jones e candidato all’Oscar nel 2006 come Miglior Film d’Animazione. Nello stesso 2006 Miyazaki è stato anche insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla Mostra del cinema di Venezia. Dal 2008, con Ponyo sulla scogliera, presentato in anteprima alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, lo Studio Ghibli diviene l’unico studio d’animazione giapponese ad usare tecniche di disegno tradizionali per i suoi film, volendo così contrastare l’uso della grafica computerizzata.

 

(Luigi Lozzi)                                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

(immagini per cortese concessione di Lucky Red & Universal)

 

 

«Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello»

 

(Akira Kurosawa su Hayao Miyazaki)

 

 

i DVD & Blu-Ray


CONAN IL RAGAZZO DEL FUTURO. LA SERIE COMPLETA [4 DVD]Giappone, 1978, 480‘
Regia:    Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Keiji Hayakawa
Video: 1,78:1 anamorfico
Audio: Italiano, Giapponese  Dolby Digital 2.0 Dual Mono
Distributore: Dynamic Italia
Contenuti Extra: Sigla originale.

 

 

LUPIN III. SERIE 3 box 1 [5 DVD]Giappone, 1978, 625‘
Regia:    Hayao Miyazaki, Isao Takahata
Video: 1,78:1 anamorfico
Audio: Italiano, Giapponese  Dolby Digital 2.0
Distributore: CG Home Video
Contenuti Extra: Sigla originale.

 

LUPIN III – IL CASTELLO DI CAGLIOSTRO

(Blu-Ray)
Giappone, 1979, 100’
Video: 1.78:1 / HD 1920x1080p
Audio: Italiano, DTS 5.1 HD – Giapponese, Spagnolo Dolby Digital 6.1
Distributore: CG Home Video
Extra: nessuno.

 

IL FIUTO DI SHERLOCK HOLMES [4 DVD]Giappone, 1984, 500‘
Video: 1,78:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 2.0 Dual Mono
Distributore: CG Home Video
Contenuti Extra: Trailers, Video musicale, Storyboard, Spot TV.

               

 

 

 

IL CASTELLO NEL CIELO
Giappone, 1986, 125′
Video: 1.85:1 / HD 1920x1080p
Audio: Italiano  DTS-HD 2.0 Master Audio
            Giapponese Dolby Digital 2.0
Distributore: Lucky Red/Medusa

Contenuti Extra: Lo Storyboard; Trailer originali; Trailer, Video promozionale.

 

 

IL MIO VICINO TOTORO [2 DVD]Giappone, 1988, 91‘
Video: 1,78:1 anamorfico
Audio: Italiano, Giapponese  Dolby Digital 2.0
Distributore: Lucky Red/Medusa Home Entertainment
Contenuti Extra: Trailers, Video musicale, Storyboard, Spot TV.

 

PORCO ROSSO (DVD)
Giappone, 1992, 94‘
Video: 1,85:1 anamorfico
Audio: Italiano, Giapponese  Dolby Digital 2.0
Distributore: Lucky Red/Medusa Home Entertainment
Contenuti Extra: Trailers, Storyboard.

 

 

 

LA CITTA’ INCANTATA (DVD)
Giappone, 2001, 122‘
Video: 1,85:1 anamorfico
Audio: Italiano DTS 5.1/Giapponese  Dolby Digital 5.1
Distributore: Universal Pictures
Contenuti Extra: Trailers.

 

 

 

IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL [2 DVD]Giappone, 2004, 119‘
Video: 1,85:1 anamorfico
Audio: Italiano, Giapponese  DTS 5.1
Distributore: Lucky Red/Medusa Home Entertainment
Contenuti Extra: Trailers, Spot TV, Interviste, Speciale, Dietro le Quinte (‘Making Of’), Filmografie, Foto.

 

IL CASTELLO ERRANTE DI HOWL

(Blu-Ray)
Giappone, 2004, 119′
Video: 1.85:1 / HD 1920x1080p
Audio: Italiano, Giapponese  DTS-HD 5.1 Master Audio
Distributore: Lucky Red/Medusa
Contenuti Extra: Lo Storyboard; Trailer; Intervista a Diana Wynne Jones; Miyazaki visita la Pixar; La computer grafica.

 

 

PONYO SULLA SCOGLIERA (Blu-Ray)
Giappone, 2008, 101’
Video: 1.85:1 / HD 1920x1080p
Audio: Italiano, DTS 5.1 HD – Giapponese, Spagnolo Dolby Digital 6.1
Distributore: Lucky Red/Medusa Home Entertainment
Extra: Interviste, Trailers, Documentario, Storyboard, Presentazione, Brani in versione karaoke.

 

 

 

I SOSPIRI DEL MIO CUORE  (Blu-Ray)
Giappone, 1995, 111’
Regia:    Yoshifumi Kondo
Video: 1.78:1 / HD 1920x1080p
Audio: Italiano, DTS 5.1 HD – Giapponese Dolby Digital 5.1
Distributore: Lucky Red/Medusa Home Entertainment
Extra: Dietro le Quinte (‘Making Of’); Trailers.

 

 

 

 

 

 

 

 

i Libri – per approfondire la conoscenza:

 

 

Hayao Miyazaki – Il Dio dell’Anime
di Alessandro Bencivenni
(Le Mani, Genova 2011; 192 pagine, € 16,00)
Il libro di Alessandro Bencivenni ripercorre l’attività di Miyazaki dagli esordi alla maturità. Il regista giapponese ha ambientato in occidente molte delle sue favole: un occidente immaginario ed esotico quanto l’oriente sognato da tanti artisti europei e americani. Un gioco di specchi dove appaiono immagini misteriose e al tempo stesso familiari, che emergono da un comune inconscio collettivo. Il volume è aggiornato fino all’ultimo capolavoro: “Ponyo sulla scogliera”. Al culmine della sua carriera, Miyazaki ha compiuto una scelta sorprendente: realizzare un’opera dallo stile essenziale, che andasse dritta al cuore dei bambini più piccoli. Così è nato questo gioiello raffinato nei quali si riconosce il tributo alla tradizione del mondo fluttuante delle stampe giapponesi, dalle quali deriva l’immagine profetica della Grande Onda.

 

Hayao Miyazaki – Le insospettabili contraddizioni di un cantastorie
di Alessia Spagnoli
(Sovera Editore, Roma 2009; 192 pagine, € 16,00)

 

“Hayao Miyazaki, regista poliedrico e geniale, coi bambini non parla di sirenette in fondo al mare che sognano il principe azzurro che le sposerà, ma parla di ambiente, di cultura, perfino di politica. I suoi film, giammai infantili neanche nel disegno che rievoca i pastelli e li linee gonfie delle forbici con la punta arrotondata, sono veri e propri discorsi densi di una complessità che non sfigurerebbe in una tesa di laurea di moderna antropologia. Sono opere stratificate e spiraliformi che mettono in guardia ed invitano a riflettere. Bisogna guardarle con gli occhi sgranati e le pupille dilatate ad abbeverarsi di ogni minima stilla di luce. Sono pellicole che trattano i bambini come bambini e non come potenziali fette di mercato”.