HOUR OF THE DAWN – La Sera
ARTISTA: LA SERA
TITOLO: Hour of the Dawn
ETICHETTA: Hardly Art/audioglobe
ANNO: 2014
La Sera – in un primo momento solamente ’side project’ solista – torna ad essere centrale negli interessi di Katy Goodman e costituisce la nuova fase della carriera dell’artista dopo aver (forse definitivamente) archiviato l’esperienza storica con le Vivian Girls. Al suo terzo album in questa veste (il precedente era stato “Sees The Light”), la Goodman imbocca una via nuova – l’ambizione dichiarata sarebbe quella di creare un sound vicino a quello di Lesley Gore e dei Black Flag -, prova a concepire qualcosa di più solido di un semplice divertissement, abbandona le atmosfere rarefatte e lo spleen malinconico dei dischi precedenti per cercare il piacere di fare musica con la complicità degli altri componenti della band che la sostiene (al cui interno primeggia il prezioso lavoro del chitarrista Todd Wisenbaker). E questa nuova volontà si coglie immediatamente in “Hour of the Dawn” fin dal brano d’apertura “Losing to the Dark”, dall’energia hardcore, con il magnifico e ringhioso gioco di chitarre riverberanti ed incendiarie che si rimbalzano tra loro il predominio del suono e la centralità della scena. Ma poi c’è spazio anche (e soprattutto) per una serie di ballate romantiche che sprigionano per intero le notevoli capacità vocali della band-leader. La voce della giovane bassista newyorkese dal fisico esuberante brilla e si eleva salda e vibrante sul sound irruento e assai curato prodotto dalla sua band. E se “Kiss This Town Away” veleggia dalle parti di un evocativo surf rock d’annata ma vicino anche alla produzione eighty di Debbie Harry & Blondie, “All My Love Is For You” e “10 Headed Goat Wizard” sono puro power-pop, con la seconda che ’suona’ come un omaggio alla Chrissie Hynde dei Pretenders. Un look sonoro al femminile spensierato ed ’estivo’ che si consuma con grande vivacità, con bozzetti orecchiabili e dalla struttura semplice, ed in un certo modo si allinea a formazioni quali Dum Dum Girls e Best Coast. Certamente più raffinato e ricercato è il suono della nostalgica “Control”, e “Storm’s End” è la chiusura più degna per un disco pieno di vitalità, che scorre via piacevole donando buone vibrazioni e cattura l’attenzione di chi ascolta ad ogni nuovo, reiterato passaggio.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA