HITCHCOCK di Danny Elfman
ARTISTA: Danny Elfman
TITOLO: Hitchcock
ETICHETTA: Sony Classical
ANNO: 2012
È stata affidata a Danny Elfman – e la cosa è per nulla peregrina come spiegheremo – la stesura dello score del biopic “Hitchcock” (diretto da Sacha Gervasi e interpretato da Anthony Hopkins nei panni del grande regista inglese), tratto dal libro di Stephen Rebello “Alfred Hitchcock and the Making of Psycho“, basato sul periodo in cui il regista nel 1959 stava preparando uno dei suoi grandi capolavori, e più specificatamente inerente al rapporto con la moglie, Alma Reville, che è stata decisiva in molte delle scelte adottate nella realizzazione di “Psyco”. Chi segue le musiche per il cinema troverà certamente modo di entusiasmarsi nell’individuare nel film la figura del compositore Bernard Herrmann (interpretato con assoluta aderenza fisica dall’attore televisivo Paul Schackman). Diciamo subito che nonostante il film fosse molto atteso (almeno dai cinefili incalliti) i risultati al box-office sono stati a dir poco imbarazzanti. La scelta di Danny Elfman è del tutto naturale, visto che agli inizi della carriera si era ispirato fortemente al modello hermanniano e si era poi cimentato con le musiche di “Psyco”, riproposte con poche varianti, in occasione del remake del film (filologicamente ricostruito sequenza dopo sequenza) realizzato nel 1998 da Gus Van Sant. Ovviamente Elfman, nonostante i numerosi impegni cui è stato sottoposto nel recente passato, ha accolto con entusiasmo questo relativo al film su Hitchcock. Il suo stile consolidatosi nel tempo è ben riconoscibile ma non disdegna di adottare riferimenti che riconducano all’universo del grande compositore newyorkese (si ascoltino per esempio “Impulses” e “Explosion“), alle modalità strumentali tipiche del maestro. Danny adopera materiali vintage, possibile anche che abbia recuperato qualcosa che era stato composto e poi scartato per il remake di Van Sant, mentre è poco prevedibile per il resto, visto che lo stesso argomento del film si muove tra “cinema sul cinema” e leggerezza da gossip (il rapporto con la moglie). Nuovo e originale è il tema che accompagna la figura di Hitch (“Theme from Hitchcock”), giocato su una partitura parzialmente affidata all’orchestra, e resa minimale da un solo di piano ed un abbrivio di archi, risulta quanto mai indovinato, originale e fresco, nel solco della sofisticata scrittura elfmaniana. 27 brani piuttosto brevi (quasi tutti tra uno e due minuti di durata), una dimensione sonora vagamente inquietante, citazioni trasversali, assonanze ben significative con Herrmann, e in chiusura troviamo “Marcia funebre di una marionetta” di Charles Gounod, tanto cara ad Alfred Hitchcock, curata in forma breve dall’ex-Oingo Boingo. All’ascolto complessivo ci si potrà convincere di quanto Elfman sia stato accurato e scrupoloso (e aderente alla materia) nella scrittura, al punto da fornire un personalissimo contributo e non un adattamento di temi pre-esistenti. Una menzione particolare meritano, per originalità dell’impianto strumentale, alcuni brani quali il breve e brillante “The Premiere“, “Celery” nella sua insolita chiusura con il pianoforte che si intreccia con una chitarra elettrica, e “Finally“.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA