HEART OF THE SEA – LE ORIGINI DI MOBY DICK di Ron Howard
TRA MITO E REALTA’ VINCE IL 3D
Come raccontare al Cinema una storia ‘antica’ con la modernità del 3D. Al di là dell’enfasi dei supereroi l’uomo torna a lottare con i propri fantasmi.
Per quelle che erano le aspettative di produttori e realizzatori si può dire proprio che “Heart Of The Sea” sia stato un flop clamoroso al box-office, visto che, alla sua uscita sugli schermi americani l’11 dicembre, nel primo week-end ha incassato oltre 11 milioni di $ (e 41 milioni di $ nell’uscita contemporanea worldwide), a fronte di un budget di 100, che però sono il frutto esclusivo dell’impatto mediatico avuto sugli spettatori. È vero anche che la critica non ha accolto il film con entusiasmo e questo alla lunga va a pesare nei gusti e nelle scelte degli spettatori, e sui destini al botteghino del kolossal diretto dal veterano (ed ex-HappyDays) Ron Howard (premio Oscar per “A Beautiful Mind” e “Apollo 13”). A noi però il film non è dispiaciuto soprattutto per la sua ‘diversità’ da tutto quello che oggi viene associato sul grande schermo agli effetti speciali digitali. Che riguardano solitamente fantasy, supereroi, fantascienza, disaster-movie, horror e quant’altro. Insomma l’essere riusciti a raccontare una storia ‘antica’, carica delle suggestioni che rimandano ad un grande e significativo romanzo del passato qual’é “Moby Dick” di Herman Melville, considerato una pietra miliare della storia del romanzo statunitense, ci è apparso come un segnale estremamente positivo e meritevole di maggior fortuna oltre che d’essere segnalato a chi ci legge. Certo, a suo modo, il film è un po’ didascalico nella forma narrata ma, nella lotta dell’uomo contro il mostro del mare, ritroviamo il confronto con quel qualcosa di diverso che incute spavento, terrore dell’incognito, un tema antico che è pure metafora acclarata delle paure che ci portiamo dentro fin dalla nascita e che spesso hanno a che fare addirittura con quei mesi prenatali della gestazione in cui viviamo nel liquido amniotico del ventre materno. Alla balena di “Moby Dick” in fondo si possono attribuire innumerevoli interpretazioni simboliche. Il progetto, tratto dal best-seller di Nathaniel Philbrick, “Il cuore dell’Oceano – Il naufragio della baleniera Essex“, si ispira alla vera storia del tragico viaggio della baleniera Essex nell’inverno del 1820, ed è strettamente legato alla madre di tutte le Balene Bianche visto che il vascello affondò attaccato da una gigantesca creatura del mare. Si tratta quindi non di un remake o di una messa in scena del “Moby Dick” ma del racconto dei fatti che hanno ispirato Melville per il suo celebre romanzo uscito successivamente nel 1851. Poi non va dimenticato il referente cinematografico principale, “Moby Dick – La balena bi
anca” di John Huston del 1956, con Gregory Peck nei panni del capitano Achab e Orson Welles in quelli del predicatore. Nell’incipit lo scrittore (interpretato da Ben Whishaw), che si appresta a scrivere “Moby Dick”, apprende la vicenda dal racconto in un flash back faticoso e doloroso (l’orrore di alcune rivelazioni ch’egli fa) di Thomas Nickerson (Brendan Gleeson), un vecchio marinaio (era il mozzo di bordo) sopravvissuto alla terribile tragedia (l’attacco del mitico capodoglio alla nave), assieme a pochissimi altri superstiti alla deriva nell’oceano per 90 giorni su tre scialuppe di salvataggio, che al tempo del naufragio dell’Essex aveva solo 14 anni. Tra storia e leggenda il film si sviluppa secondo gli schemi collaudati dei film marinareschi con le problematiche legate alla difficile convivenza a bordo tra marinai e ufficiali di diversa estrazione ma poi al momento topico dell’azione si apprezzano gli effetti speciali (in 3D) messi al servizio dell’incontro (e dello scontro) con l’enorme cetaceo. Nel 1820 la baleniera Essex salpa dall’isola americana di Nantucket, nel New England, alla volta dell’Oceano Pacifico, per una caccia alle balene che consenta al veliero di tornare a casa con circa duemila barili ripieni del prezioso olio del cetaceo da vendere sul mercato interno. Questo perché all’epoca la caccia alle balene era l’unica strada per rifornirsi di una fonte di energia come il grasso di balena, utile come combustibile per l’illuminazione dopo la trasformazione in olio; quello ch
e oggi su scala più ampia è rappresentato dal petrolio. Al comando della nave c’è l’inesperto e presuntuoso capitano George Pollard jr. che entra in conflitto con l’ufficiale Owen Chase deluso dal non essere stato incaricato del comando della nave. Dopo un lungo periodo trascorso senza avvistare il prezioso mammifero giunge il momento dell’abbondanza e con questa anche l’inaspettato attacco di un capodoglio di enormi dimensioni che affonda la nave. Le cronache dell’epoca raccontano che si trattò del primo caso conosciuto di attacco all’uomo da parte di una balena. Da questo momento si narrano le peripezie dei superstiti a bordo delle scialuppe per far ritorno a casa… Da una parte poi viene descritta l’ossessione – dettata dai sensi di colpa per una sciagura che avrebbe potuto evitare se non si fosse intestardito a dare la caccia alla balena bianca – di Chase nei confronti dell’animale molto simile a quella che avrà il capitano Achab sulle pagine del romanzo. Chris Hemsworth (torna a lavorare con Howard dopo “Rush”), che ricordiamo nei panni del muscoloso Thor, interpreta il primo ufficiale della baleniera Essex, Owen Chase; sorprende lo spettatore per la dieta cui si è sottoposto per ‘entrare’ (è un eufemismo!) nel panni del naufrago ridotto pelle e ossa dalla lunga deriva in mare; una trasformazione per esigenze di copione che ha dell’incredibile. Il film ha una struttura narrativa solida ed epica, un respiro classico che non
va sottovalutato ed un efficace tocco spettacolare di stampo antico e (come detto) soprattutto grazie al 3D (oltre alla grafica al computer e al montaggio digitale) si ammanta di spunti d’originalità e scene impressionanti, anche perché la realizzazioni di film di questo tipo è per niente facile. Ma è vero anche che dopo l’attacco della balena e l’affondamento della baleniera Essex, quando in primo piano si colloca l’estenuante lotta per la sopravvivenza, la tensione drammatica del film si affievolisce fortemente e questo può aver nociuto alla sua riuscita. L’altra chiave di lettura del film ovviamente riguarda l’uomo alla ricerca di se stesso, che torna a lottare con i propri fantasmi attraverso le difficoltà e gli ostacoli da superare. E in questo, nel ruolo di narratore delle difficoltà degli esseri umani, Ron Howard non viene meno al tratto distintivo del suo Cinema. «Sono rimasto affascinato – ha dichiarato il regista – dalle idee moderne che questa storia classica mi trasmetteva. Il racconto di Moby Dick è una storia sulle ambizioni personali, sulla scoperta di se stessi, sulla comprensione della verità. Sia che si tratti dell’incontro con la balena sia che si tratti della memoria dello stesso, le due linee del racconto portano alla comprensione del mondo che si ha intorno
. C’è una rivolta della Natura rappresentata dalla balena ma non si tratta di una storia in stile “Lo squalo” ma piuttosto in stile “King Kong” in cui l’umanità va a risvegliare una forza fino a quel momento non manifesta. Leggendo i giornali di bordo si vede che gli uomini della Essex pensavano che la balena fosse la mano di Dio ed erano scioccati dagli attacchi della balena che consideravano deliberati. Non mi interessava che il pubblico parteggiasse per l’una o l’altra parte (marinai o balena). Questo non è un film di buoni contro cattivi ma piuttosto un film su un’esperienza umana», ed ancora «ho visto per la prima volta il film di John Huston, “Moby Dick, la balena bianca”, in televisione. Avevo letto il libro a scuola e trovai il film interessante per la dose di verità che aveva in sé anche se non sapevo che il libro di Melville si ispirasse a una storia vera. Melville in “Moby Dick” ha usato personaggi diversi rispetto a quanto riferito dai sopravvissuti della Essex. Forse si trattava di marinai da lui conosciuti quando era stato su una baleniera, oppure sono stati inventati». Bellissima la fotografia di Anthony Dod Mantle che potrebbe entrare nella cinquina delle ‘Nomination’ all’Oscar.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Warner Bros. Entertainment Italia)
Heart Of The Sea – Le origini di Moby Dick
(In The Heart Of the Sea, Usa, 2015)
Regia: Ron Howard
Cast: Chris Hemsworth, Benjamin Walker, Cillian Murphy, Tom Holland, Ben Whishaw, Brendan Gleeson, Michelle Fairley, Paul Anderson, Charlotte Riley, Jordi Mollà, Joseph Mawle, Jamie Sives, Donald Sumpter, Frank Dillane, Sam Keeley.
Sceneggiatura: Charles Leavitt da una storia di Charles Leavitt, Rick Jaffa e Amanda Silver; Basata sul libro “Nel cuore dell’Oceano – Il naufragio della baleniera Essex” di Nathaniel Philbrick
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Montaggio: Mike Hill e Dan Henley
Musica: Roque Baños
Scenografia: Mark Tildesley
Genere: Drammatico
Durata: 121 min.
Produttori: Joe Roth, Paula Weinstein, Will Ward, Brian Grazer, Ron Howard
Co-Produttore: William M. Connor
Produttori esecutivi: Bruce Berman, Sarah Bradshaw, Palak Patel, Erica Huggins e David Bergstein
Distribuzione Italiana: Warner Bros. Entertainment Italia
Uscita USA: 11 Dicembre 2015
Data di uscita Italia: 3 Dicembre 2015