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HALLOWEEN – LA NOTTE DELLE STREGHE di John Carpenter in 4K ULTRA-HD

 

 

 

 

 

 

 

Considerato un classico del Cinema Horror ed uno dei più importanti film della sua epoca, “Halloween – La notte delle streghe” di John Carpenter viene riproposto sul mercato dell’Home Entertainment ad opera di Koch Media, nella collana Midnight Classics, in una pregevole edizione a tre dischi (tra cui una versione in 4K ULTRA-HD) che ha tutti i crismi per essere considerata la ‘Definitive Edition’ di uno dei capolavori del regista.

 

 

 

 

 

Oltre al formato in 4K ULTRA-HD compongono il cofanetto un disco con la versione ‘Theatrical’ di 91 minuti ed un altro con quella ‘Extended’ di 101 minuti, più un interessante booklet di 24 pagine e una cartolina da collezione. “Halloween: La notte delle streghe”, realizzato negli anni in cui il genere Horror otteneva un clamoroso successo grazie ad un refresh generazione e ‘moderno’, appartiene oggi di diritto al novero dei classici di questo genere immortale; costituisce una magistrale lezione di regia cinematografica da parte di John Carpenter ===Consulta la Filmografia===, il quale dimostra come si possa indurre lo spettatore alla paura solamente grazie all’impiego cadenzato e sospeso dei movimenti della macchina da presa e della musica (di cui, lo ricordiamo, è autore lo stesso regista) senza necessariamente far ricorso ad effetti sensazionali o a situazioni truculente tipiche di tanti e tanti film splatter dedicati a killer psicopatici arrivati dopo la metà degli anni Settanta con le opere di Tobe Hooper, Wes Craven, Sean S. Cunningham e lo stesso Carpenter appunto, e ancora David Cronenberg, Brian De Palma, Sam Raimi, Gerge Romero e altri, i quali, tra grida, violenze, deliri, spaventi, solitudini ed orrori domestici hanno rovesciato le grandi nevrosi e le angosce delle coscienze americane sull’orlo di una crisi di nervi post-Vietnam. Tutti questi autori trasmettono il ‘Male’ in una irrealtà che diventa apologo dei molti caratteri negativi della società americana e di riflesso, della nostra società tutta, per sintetizzare in modo efficace un microcosmo di completa allucinazione. Carpenter fin dai suoi primi film (“Dark Star”, “Distretto 13 – Le brigate della morte”) ha dimostrato di essere in grado di suscitare la suspense secondo tempi e modalità ben precisi, in un linguaggio filmico ritmato, ed oscillante – come su un pentagramma – tra accordi sommessi ed esplosioni improvvise, quasi si trattasse di una sinfonia, aiutato certamente dall’essere egli pure un musicista. Sinossi: Un bambino di sei anni, con il volto coperto da una maschera, penetra nella stanza della sorella maggiore che ha appena avuto un rapporto sessuale con il suo ragazzo e la uccide a coltellate. Quindici anni dopo, siamo ad Haddonfield, una cittadina dell’Illinois, nella tranquilla provincia americana, alla vigilia di Ognissanti (‘All Hallow Even’, ‘vigilia di Ognissanti’= Halloween), nella notte del 31 ottobre, quando i bambini si mascherano e fabbricano con le zucche facce orribili per tenere a distanza le streghe. Il bambino oramai cresciuto, Michael Meyers, fugge dal manicomio criminale dove era stato ricoverato e torna sui luoghi del primo delitto, inseguito dal suo medico curante, il dottor Loomis, che lo conosce così bene al punto da prevederne le mosse che compirà. Nell’atmosfera festaiola, ma un po’ macabra, della notte di Halloween, due ragazze approfittano dell’incarico offerto loro come baby-sitter per combinare nelle case ospitanti i loro incontri amorosi e, nel predisporsi alla piacevole serata, prendono in giro la loro amica Laurie che, invece, sembra restia a trovarsi un partner. Entrambe le ragazze verranno trucidate in maniera sanguinaria da Michael e l’altra vittima designata è Laurie… La qualità principale di “Halloween”, in cui realtà, sogno e mito si amalgamano alla perfezione ruotando intorno alla figura consolidata nel cinema del bogey-man (l’uomo nero, l’ombra della strega), si coglie nelle differenti modalità utilizzate dal regista per rappresentare la figura del ‘mostro’ all’interno del campo visivo dello spettatore, con un alone di mistero e soprannaturale, in maniera tale da concepire e mettere a segno una innovativa codifica per il genere Horror ulteriormente accentuata dall’uso del dolly e della profondità di campo per accrescere la suspense. A partire, per esempio, dalla magnifica inquadratura d’avvio che funge da prologo e da contestualizzazione della vicenda che ci accingiamo ad assistere. La scena è costituita da un piano-sequenza sviluppato con la tecnica della SteadyCam, lo stesso sistema di ripresa successivamente utilizzato da Stanley Kubrick per “Shining” (1980). La macchina da presa passa da un punto buio al totale notturno di una strada, attraversa la strada e si avvicina ad una villetta, arriva dinanzi ad una finestra, scruta intorno a sé e riprende a muoversi per poi entrare all’interno da una porta secondaria; passa in cucina e si ferma davanti ad una credenza, viene aperto un cassetto ed una mano estrae un coltello affilato, prosegue il suo cammino, ma quando qualcuno scende da una rampa di scale ecco che si ritrae, e dopo aver sentito la persona uscire dalla porta d’ingresso, sale velocemente le scale, percorre un corridoio ed entra in una stanza dove trova sul pavimento una maschera che viene indossata e da questo momento la soggettiva diventano le due piccole fessure praticate per gli occhi, procede verso un’altra stanza dove c’è una ragazza, entra e le si avvicina mentre la ragazza si volta verso l’obbiettivo urlando, ed il coltello la colpisce ripetutamente e con ferocia. Solo in questo momento termina il magistrale piano-sequenza e con uno stacco si passa al totale della casa: sulla soglia di casa si delinea la figura di un bambino che ha in mano il coltello insanguinato, è il piccolo Michael che ha ucciso la sorella. L’effetto splatter è praticamente assente, ma il film apre una finestra su un orrore che proviene da un’altra dimensione, quasi sovrannaturale. C’è in Carpenter un riferimento preciso a Lovecraft e alle sue creature inquietanti che infestano le cittadine del Massachusetts e del New England. Ad avvalorare l’originalità della costruzione filmica, c’è anche da sottolineare come lo spettatore venga messo in una posizione di soggettività, praticamente ‘obbligato’ a condividere il crudo punto di vista del killer mentre questi compie un omicidio a sfondo sessuale, quasi a voler suscitare in chi guarda un inconscio senso di colpa. Così per il regista diventava essenziale la ricerca attraverso la macchina da presa (con i movimenti precisi, i piani di ripresa lì a stravolgere la scena); il tutto all’insegna della tensione. Nei campi lunghi voluti dal regista la figura del ‘mostro’ Michael Myers (interpretato da Tony Moran),The Shape’ (la ‘forma’), com’è stato ribattezzato, è posta ai margini dell’inquadratura, in posizione inquietante e paranoica di personaggio che scruta ciò che sta avvenendo. Una scena significativa in proposito è quella in cui vediamo la baby-sitter Laurie Strode, interpretata da Jamie Lee Curtis (figlia degli attori Tony Curtis e Janet Leigh, divenuta celebre per la sequenza della doccia in “Psycho” di Alfred Hitchcock), si reca nella casa dall’altra parte della strada mentre, in virtù di un esemplare lavoro di montaggio, sappiamo bene che la ragazza si sta avvicinando a qualcosa di terrificante; è una sequenza ‘forte’ che crea una suspense di stampo hitchcockiano. Spesso il piano-sequenza viene utilizzato proprio secondo una composizione continua dell’inquadratura, dello spazio e della sua ampiezza che attraverso un continuo spostamento (a ‘coprire’ o a ‘nascondere’) genera una sorta di agorafobia. Il cinema di John Carpenter dichiara palese la sua origine e la sua ispirazione primaria dalla personale visione della paura di Dario Argento, capace di calarsi per primo su un percorso di innovazione tecnica e di linguaggio da renderlo da subito un punto di riferimento per chiunque si approcciasse con il genere. La sequenza di culto costruita da Carpenter, e prima riportata, è davvero memorabile e rende conto dell’omaggio del regista a “Psycho” del grande Alfred Hitchcock, non solo per la scelta di affidare il ruolo di protagonista alla figlia di Janet Leigh, ma anche per la scena in cui il piccolo Michael accoltella la sorella che è un’evidente citazione di quella in cui Norman Bates accoltellava Marion sotto la doccia. Pure tutta la scena, vista in soggettiva, ci riporta con la mente all’inizio di “L’infernale Quinlan” di Orson Welles. «La mia filosofia del Cinema – dichiarò una volta – è che i film non sono opere intellettuali, non sono idee, come succede in letteratura. I film sono emozioni, un pubblico dovrebbe piangere, ridere o spaventarsi. Penso che il pubblico dovrebbe proiettarsi nel film in un personaggio, in una situazione e reagire. Se alcuni dei miei film hanno una certa risonanza è perché resto all’ascolto della ‘cosa’, della bestia che è in me. Il demone sono io. Invece di lasciarlo nella vita reale, mi sforzo di rappresentarlo su uno schermo». Il film, che inizialmente doveva intitolarsi “The Babysitter Murder”, venne scritto da Carpenter e dalla fidata Debra Hill in circa dieci giorni e venne girato in sole tre settimane. La protagonista di “Halloween” è una ragazza introversa, fragile, insicura, e diventa ipotetica vittima sacrificale del ‘cinismo’ della società cieca che la circonda; ma è anche l’unica determinata a lottare. Dopo che il dottor Sam Loomis (Donald Pleasence) sembra aver ucciso Myers, la macchina da presa di Carpenter ci mostra gli spazi desolati della cittadina nei quali prima si era mosso il killer creando un brivido lungo la schiena perché – l’essenza della paura suscitata – ci vuole dire che costui, anche se non lo si vede, è parte integrante di quei posti per cui il pericolo praticamente non ha fine. Questo perché l’agglomerato urbano di base è continuamente minacciato da entità ‘aliene’, chi è psicologicamente o socialmente emarginato subisce ciò che si produce intorno, e fatica a ritrovare l’equilibrio della normalità. Il ‘Male’ diventa come un’ombra che s’allunga ingoiando tutto nel buio. La fotografia esaspera i toni bluastri per accentuare la sensazione di claustrofobia. E non è affatto casuale il fatto che tutto si svolga nella sera della vigilia di Ognissanti, quando la gente per abitudine scarica in modo grottesco le ansie di un anno, con i bambini che recitano filastrocche per esorcizzare la presenza delle streghe di casa in casa, chiedendo ‘scherzetto o dolcetto!?’ (‘trick or treat’), o preparano zucche intagliate da illuminare dinanzi alle proprie abitazioni. Tutti a fingere di avere paura, mentre la paura diventa reale e palpabile. In “Halloween” c’è fedeltà ad una linea di tendenza che si andava affermando nell’Horror degli anni Settanta che, abbandonando una tradizione di ambiguità morale, lasciò liberi dei mostri che erano la rappresentazione del puro ‘Male’, incastonati in storie e fatti inspiegabili, sovrannaturali. “Halloween” è stato il primo film di successo del regista; dopo le pessime recensioni iniziali, divenne l’opera indipendente più remunerativa della storia del cinema: 70 milioni di dollari d’incasso worldwide contro i ridicoli 300.000 $ di budget, con i quali carpenter non riuscì nemmeno a pagare il proprio lavoro. Nel 2006 il film, considerato rilevante dal punto di vista storico, estetico e culturale, è stato selezionato per essere conservato presso il prestigioso archivio della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
TECNICA
La nuova edizione di “Halloween – La notte delle streghe” rilasciata da Koch Media nella collana Midnight Classics include 3 dischi: l’UHD con la versione theatrical di 91′ minuti, la stessa a risoluzione 2K (su BD-50) ed un terzo (sempre BD-50) con l’interessante Extended Cut, di 101′ minuti. È bene sapere che per la versione più lunga del film Carpenter non solo si impegnò a recuperare scene scartate dal montaggio finale ma ne girò addirittura di nuove mentre era impegnato nella produzione del sequel, “Halloween II”. Ad esempio vi compare la sequenza in cui il dottor Loomis è presente durante l’udienza di internamento di Myers a 6 anni ma soprattutto c’è quella, significativa’ della visita alla cella di Myers dove viene rinvenuta la scritta ‘sorella’. Abbiamo detto di poter considerare questa nuova pubblicazione di “Halloween – La notte delle streghe” come una sorta di ‘Definitive Edition’ per questo film girato ben 41 anni fa, e tale è per la riuscita operazione di restyling sulle immagini, in virtù del trattamento effettuato sul master originale dal quale è stata tratta l’eccellente versione in 4K. L’aspect-ratio è in 2.35:1 (rispetto all’originale che era in 2.39:1), 3840 x 2160/23.97p, e codifica HEVC su BD-100. È chiaro a tutti che con l’UHD la qualità video complessiva ha fatto un notevole salto in avanti, grazie al pronunciato senso di profondità, ad una palette cromatica vivida e ad una insolita ricchezza del dettaglio, negli oggetti in secondo piano e nelle (numerose) scene notturne. Per il comparto Audio è disponibile un’efficace traccia audio DTS-HD Master Audio 5.1 (24 bit) sia per l’Italiano che per l’Inglese (con quest’ultima che ha decisamente una marcia in più) che assicura più di un effetto e qualche sobbalzo sulla poltrona di casa propria. La scena sonora è dinamica e ampia sull’intero fronte dei canali satellitari. Ricordiamo che le sequenze inedite della versione estesa non sono doppiate ma corredate come d’abitudine dai sottotitoli. Il comparto degli EXTRA presenta il commento al film di Carpenter assieme a Jamie Lee Curtis; Masterclass e incontro del pubblico col regista in occasione di Cannes 2019 (della durata di 73 minuti), in occasione della premiazione con la Carrosse D’or alla Quinzaine des realisatéurs; e ancora Trailer, Spot TV e Spot Radio. Il tutto sottotitoli in italiano. Quindi l’immancabile e prezioso booklet esclusivo con approfondimenti testuali a cura di Nocturno e una cartolina da collezione col poster del film.

 

(Luigi Lozzi)                                                            © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

 

 


(immagini per cortese concessione della Midnight Classics/Koch Media)

 

 

 

 

 

 

NOTE TECNICHE
Il Film

HALLOWEEN – LA NOTTE DELLE STREGHE (4K ULTRA HD) 

(Halloween)
Usa, 1978, 91’ + 101’ (Extended Cut)
Regia: John Carpenter
Cast: Donald Pleasence, Jamie Lee Curtis, Nancy Kyes, P.J. Soles, Charles Cyphers, Kyle Richards, Brian Andrews, John Michael Graham, Nancy Stephens, Arthur Malet, Mickey Yablans, Brent Le Page, Adam Hollander, Robert Phalen, Tony Moran.

 

Informazioni tecniche del Blu-Ray

Aspect ratio: Per il 4K Ultra HD: 2.35:1 2160x1080p HEVC 

/ Per il Blu-Ray: 2.35:1 1920x1080p/AVC MPEG-4
Audio: Italiano, Inglese DTS-HD Master Audio 5.1
Distributore: Midnight Factory/Koch Media
Limited Edition (4k Ultra HD + 2 Blu-Ray Disc + Booklet da collezione)