GRACELAND – THE REMIXES di Paul Simon/aa.vv. in Vinile
ARTISTA: PAUL SIMON / AA.VV. TITOLO: Graceland – The Remixes [2 LP]ETICHETTA: Legacy/Sony Music
ANNO: 2018
Esce in Vinile il tributo dei DJ internazionali al capolavoro World di Paul Simon, “Graceland“
Negli anni in cui si sono accentuati i fenomeni della globalizzazione, pure musicale, sono in pochi a ricordare che ad aprire concretamente la strada al dialogo con la musica ‘altra’ del mondo furono più di trent’anni fa artisti anglosassoni illuminati come Peter Gabriel, Paul Simon e David Byrne, a dare corpo a qualcosa di più di una semplice, bizzarra ed estemporanea ‘moda’. “Graceland” di Paul Simon del 1986, in questa direzione dell’apertura, rappresenta un autentico album seminale, un vero e proprio cult. Prima di tutto in termini politici perché l’artista, ad onta del boicottaggio dell’ONU nei confronti del Sud Africa dell’apartheid, si impegnò in prima persona ad utilizzare musicisti locali in un reciproco e costruttivo scambio di esperienze musicali; poi per la strabiliante e impareggiabile vena creativa che egli profuse in questo progetto. All’epoca Paul Simon, uno dei più importanti autori di canzoni popolari dell’ultimo secolo, proveniva da un periodo di appannamento artistico dopo gli anni felici del sodalizio con l’amico Art Garfunkel e il folgorante inizio della carriera solista nei primi anni Settanta. Anno 1980: Paul Simon è prossimo alla terza fase della sua carriera. Dopo una prima avventura ‘sessantottina’ sulla scena folk newyorkese in duo assieme al compagno di liceo Art Garfunkel, foriera di un’enorme successo popolare, dopo una seconda negli anni Settanta all’insegna dell’indiscusso talento cantautoriale, non meno proficua in termini di consensi e di trionfi, ecco il momento della riflessione, dell’involuzione, del tentativo di battere nuove strade – attore occasionale per Woody Allen (“Io e Annie” nel ’77), sceneggiatore, produttore ed attore di un film passato anonimamente (“One Trick Pony” nell’80) -, delle problematiche del cuore (la non facile storia d’amore con l’attrice Carrie Fisher, la principessa Leila di “Star Wars”); periodo che porterà ad una importante svolta epocale nel 1986 con la realizzazione di “Graceland” dal sapore World. Nel 1985, alla ricerca di nuove sonorità, il songwriter newyorkese decideva di partire alla volta del Sud Africa per studiare la musica dei nativi africani: concretizzava l’uso dell’idioma etnico sul ceppo della canzone popolare e dava così nuova linfa alla propria produzione artistica. Quello che doveva essere un lavoro di sperimentazione si trasformava in una straordinaria esperienza che metteva in sintonia culture diverse, un caleidoscopio festoso dai colori forti che veniva premiato da un enorme successo commerciale (si aggiudicava il Grammy Award come disco dell’anno) ed il cerimoniere Simon introduceva sulla scena internazionale artisti strepitosi fino allora sconosciuti, ed altri (Hugo Masakela e Miriam Makeba) che erano reduci da un travagliato percorso politico. I brani dell’album sono quasi tutti memorabili e rappresentano un ineludibile punto di riferimento per quanti si sono cimentati successivamente con la materia incandescente delle contaminazioni con le musiche ‘world’ etniche. Di fatto c’è stata la ricerca (e la conseguente levata sugli scudi di musicisti ‘etno’ che sarebbe stato impensabile vedere al proscenio solo un decennio prima) delle radici della musica che a noi risulta più familiare (il blues, ma anche il rock) nello sterminato serbatoio culturale del continente africano. Non un’operazione fine a se stessa ma la consapevolezza del ruolo svolto da quella cultura nell’incidere su alcuni dei generi più in voga da oltre mezzo secolo a questa parte. Straordinari erano stati per esempio il duetto fra Ry Cooder e Ali Farka Toure in “Talking Timbuktu” e, sulla stessa lunghezza d’onda, pure la collaborazione fra Taj Mahal, blues-man e studioso delle radici tra i più sensibili e preparati della scena musicale americana, e Toumani Diabate, musicista del Mali e virtuoso della kora, una rudimentale arpa con 21 corde. Tuttavia l’alto profilo del songwriter, l’indiscusso suo talento, la facilità di scrittura ed i differenti stili sperimentati in tanti anni, insieme con l’innovativa apertura alle sonorità afro di cui si è reso propugnatore con l’album “Graceland“, meritano un’attenzione del tutto particolare che va oltre l’immediatezza orecchiabile degli evergreen di un tempo.
Ed è questo ad aver indotto il progetto dell’album tributo “Graceland – The Remixes” (curato dal produttore Michael Gaiman, meglio noto come The Duke of New York, ed approvato a pieni voti dallo stesso Paul Simon), nel quale le più grandi stelle della musica dance e dell’elettronica hanno deciso di remixare quell’iconico album di Paul Simon passato alla storia per aver di fatto – grazie allo straordinario successo internazionale riscosso: 16 milioni di copie vendute ed un Grammy vinto – aperto le porte della pop music alla musica africana. “Graceland” è stato rivisitato da artisti del calibro di Groove Armada, Photek, Richy Ahmed, Rich Pinder, Joris Voorn, MK e Paul Oakenfold (tutti insieme a rappresentare un’ampia gamma di stili che va dalla Deep House alla Afro House, dalla DnB alla Tech House), grazie al campionamento di suoni e stili musicali diversi, e per la prima volta assistiamo alla ‘riformulazione’ per intero di un album storico, e non unicamente di qualche brano sporadico, in cui brilla l’eclettico mix di pop, rock, musica tradizionale ‘afro’, e creando un filo diretto tra la World Music e la musica elettronica contemporanea. L’approccio (impegnativo) con le composizioni di Simon si è compiuto al grido di “rimuovi il ritmo dalle tracce, trattienine la magia!”. Così i Groove Armada hanno preso in carico uno dei pezzi più belli di “Graceland”, “You Can Call Me Al”, e il leader Andy si è espresso in termini lusinghieri nei confronti dello storico album di Simon: «è un disco che ci ha aperto le orecchie a un nuovo mondo di suoni», “Homeless”, che è brano in origine interpretato a cappella qui viene calato in un energico sound downbeat trance ad opera di Joris Voorn, tra le mani di Joyce Muniz “Gumboots” si trasforma in una sorta di house pastiche, Sharam Tayebi, DJ techno & house di origine iraniana (ma nato negli Usa), assume le redini di “I Know What I Know” che diventa un brano dal mood torbido e funereo, Paul Oakenfold, ricercatissimo nelle notti infuocate di Ibiza, dona brio e leggerezza a “Crazy Love, Vol. II” rimuovendone la tensione implicita tra le righe, Richy Ahmed si è preso cura del remix di “The Boy In The Bubble”, uno dei pezzi più amati di sempre dal DJ e produttore britannico da qualche tempo sulla cresta dell’onda, che si è detto onorato d’essere stato l’artefice di tale ‘rilettura’, egli regala al pezzo un multiforme abbrivio disco, techno, funk, electro & hip-hop in salsa electro-synth, “Under African Skies” è stata affidata a Rich Pinder/Djoko, la title-track “Graceland” a MK’s KC, “That Was Your Mother” a Gui Boratto, “Diamonds on the Soles of Her Shoes” a Thievery Corporation e “All Around the World or the Myth of Fingerprints” a Photek. In chiusura c’è una ripresa di “Homeless” da parte di Joris Voorn. L’operazione può essere discutibile, certo, può trovare estimatori oppure no, ma – direi – un briciolo di quell’anima ‘world’ con la quale il cantautore ha voluto permeare il suo capolavoro del 1986 si coglie sì, ma solo a tratti.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione di Legacy/Sony Music)
GRACELAND – THE REMIXES:
Tracklist
Side 1
Homeless (Joris Voorn Final Remix) [6’01”] Gumboots (Joyce Muniz Remix) [6’48”] I Know What I Know (Sharam’s Motherland Mix) [7’28”]Side 2
Crazy Love, Vol. II (Paul Oakenfold Extended Remix) [3’55”] The Boy in the Bubble (Richy Ahmed Remix) [8’34”] You Can Call Me Al (Groove Armada Dub Redemption) [7’22”]Side 3
Under African Skies (Rich Pinder/Djoko Vocal Mix) [6’36”] Graceland (MK’s KC Lights Remix) [4’44”] That Was Your Mother (Gui Boratto Remix) [6’17”]Side 4
Diamonds on the Soles of Her Shoes (Thievery Corporation Remix) [6’01”] All Around the World or the Myth of Fingerprints (Photek Remix) [4’34”] Homeless (Joris Voorn Kitchen Table Mix / The Duke of New York’s Edit) [1’14”]
Discografia solista di Paul Simon:
Album studio
The Paul Simon Songbook, 1965
Paul Simon, 1972
There Goes Rhymin’ Simon, 1973
Still Crazy After All These Years, 1975
One-Trick Pony, 1980
Hearts and Bones, 1983
Graceland, 1986
The Rhythm of the Saints, 1990
Songs from The Capeman, 1997
You’re the One, 2000
Surprise, 2006
So Beautiful or So What, 2011
Stranger to Stranger, 2016
Live
Paul Simon in Concert: Live Rhymin’, 1974
Paul Simon Graceland: The African Concert, 1987
Paul Simon’s Concert in the Park, 1991
Live in New York City, 2012
Raccolte (selezione)
Greatest Hits, Etc., 1977
The best Of Paul Simon 1971-1986, 1986
Negotiations and Love Songs, 1986
The Paul Simon Anthology, 1993
Paul Simon 1964/1993, 1993 [boxset]Greatest Hits: Shining Like a National Guitar, 2000
The Essential Paul Simon, 2007