L'angolo del Kult!

GLAUBER ROCHA – COLLECTION VOL. 1 di Glauber Rocha in DVD

 

 

 

 

 

La Raro Video pubblica un prezioso cofanetto a 4 DVD, un Volume 1 (per cui altri dovrebbero seguirne quasi certamente), dedicato al Cinema del regista brasiliano Glauber Rocha, che raccoglie i film girati dal regista in patria tra il 1962 e il 1969, prima c’egli abbandonasse il Brasile (tornandovi saltuariamente solo per brevi periodi), per via di una censura politica opprimente (ed inaccettabile) nei confronti delle espressioni culturali provenienti dal basso, per trasferirsi in occidente e in Africa per realizzare i suoi film successivi.

Glauber Rocha ===Consulta la Filmografia===, pur essendo un regista poco conosciuto alle masse, è un autore di culto per palati fini che del Cinema hanno una visione a 360 gradi – il proporlo sulle pagine di questo sito vuole essere un invito a (ri)scoprirlo – ed ha rappresentato molto nell’evoluzione della Settima Arte negli anni Sessanta, un’epoca in cui al di fuori dell’industria americana si facevano largo movimenti e correnti culturali d’impegno civile e politico. Assai stimato da Werner Herzog (oltre che da Martin Scorsese, Jonathan Demme, Bernardo Bertolucci), Glauber Rocha (morto a soli 42 anni nell’agosto 1981 a Rio de Janeiro, per gravi problemi polmonari) concepiva l’arte cinematografica quale frutto di coraggio prima che di talento. Egli è stato il maggiore rappresentante del ‘Cinema Nôvo’, quel movimento nato in Brasile nei ’60 e che si è espresso attraverso immagini sul grande schermo in forte contrapposizione a quel certo monopolio commerciale dell’industria occidentale del Cinema (americana e europea, tout-court), quando lo spirito innovativo della Nouvelle Vague o del Neorealismo di Rossellini e De Sica si era palesato. Film che sono fortemente influenzati dalla tradizione e dai miti della sua terra, su cui il talentuoso regista, tra verità storica e immaginazione, ha innestato i prodromi della sua battaglia politica militante (pervasa d’estro poetico che solo i grandi cineasti riescono ad avere nelle loro corde espressive) contro la mistificazione e la mercificazione del capitalismo. Quello di Glauber è un cinema totale in ogni sua sfumatura. Va inoltre sottolineata la constatazione di come il Brasile allora fosse ancora un paese sottosviluppato, più vicino alle realtà terzomondiste che non a quelle occidentalizzate. «Le origini del Cinema Nôvo – diceva Rocha in un’intervista del 1973 – si possono far risalire ad alcuni movimenti culturali sbocciati tra il 1922 e il 1930, per quanto riguarda il fronte nazionale, e nel cinema russo degli anni Venti e nel Neorealismo italiano per quello internazionale. Le linee generali del movimento erano incentrate su una decisa contrapposizione ad Hollywood e i suoi imitatori, al revisionismo piccolo borghese della nouvelle vague, all’anarco-surreal-espressionismo, in favore invece di un cinema epico-didattico che parte da alcune figure di precursori nazionali e da alcune internazionali quali Ejzenstein, Pudovkin, Ziga Vertov, Fritz Lang, Jean Renoir, Bunuel, Vigo, Cocteau, Flaherty, Rossellini, Visconti». Nato nel 1939 (a Vitória da Conquista, il 14 marzo) Rocha, prima di abbracciare la carriera di regista, ha studiato diritto, ha fatto il giornalista e il critico cinematografico, si è occupato di teatro. Dopo un paio di interessanti cortometraggi (“Il patio” del 1959, “La croce nella piazza” del ‘60), ha diretto il suo  primo lungometraggio nel 1962, “Barravento”. Film che ha avuto una genesi del tutto particolare; Glauber era l’assistente di Luis Paulino dos Santos per il film da ambientare in un villaggio di pescatori, ma il regista per motivi personali si ritirava e Rocha veniva incaricato dalla produzione a sostituirlo. Rocha riscriveva interamente la sceneggiatura ma a riprese ultimate, non considerandosi soddisfatto, metteva da parte il girato per ritornarvi su quando il regista Nelson Pereira dos Santos – in quel momento considerato il più importante tra i registi brasiliani e del quale Glauber ha sempre sottolineato i meriti sulla sua formazione – nel 1962 mostrò interesse per l’opera lo sollecitò a portarla a termine. Presentato in diversi festival europei il film entusiasmò la critica e fu l’inizio della carriera di regista per Rocha. Barravento è il nome dato in Brasile alle tempeste micidiali e distruttive, temute soprattutto dai pescatori quando venivano colti in mare aperto. L’arrivo nella comunità di un compaesano, Firmino, vissuto a lungo in città dove ha acquisito senso sociale e politico, consente ai pescatori di prendere coscienza della propria condizione di arretratezza e ignoranza (figlia della superstizione tribale di cui sono schiavi). Con ogni probabilità, non deve essere stata ignorata dal regista la lezione neorealista di Luchino Visconti per “La terra trema” (tratto da “I Malavoglia” di Giovanni Verga), film girato tra i pescatori di Aci Trezza. “Barravento” è un film importante, ancor più alla luce dell’iniziale perplessità di Rocha, perché in esso emerge in gran parte l’itinerario di crescita di un intellettuale latino-americano, le immagini esprimono l’inquietudine e una presa di posizione netta nei confronti del potere. Qui Glauber  prende coscienza politica e creativa dei suoi mezzi e del suo talento, qui troveremo per la prima volta espressione del suo impeto visionario e poetico. “Il Dio nero e il Diavolo biondo” (“Deus e o diablo na terra do sol”) siglava nel 1964 una tappa fondamentale per l’evoluzione della cinematografia latino-americana e venne presentato a Cannes, ottenendo una visibilità internazionale che rese praticamente vana la censura del governo (borghese) brasiliano che ne sequestrò le copie per paura del suo peso ideologico ed eversivo. Si incentra sul problema della siccità che aveva colpito la zona arida del nord-est del suo paese, il cosiddetto sertaô, e racconta di due contadini vittime dello sfruttamento latifondista ed emblema del Brasile della miseria e della fame, alla ricerca di identità e liberazione che sul loro cammino incrociano un santone fanatico e un bandito violento. «Il carattere più tipico della fisionomia del Nordeste – ha scritto Josuè De Castro nel libro “Il Nordeste” – è la sofferenza, e non soltanto la sofferenza dell’uomo ma anche quella della terra. Sia la terra che l’uomo sono infatti tormentati da secoli da una specie di complotto di forze ostili della natura e della cultura. La sofferenza, o meglio i segni della sua presenza, sono così costanti nel paesaggio da dare l’impressione che tutta la terra della regione non sia altro che uno sfondo, uno scenario appositamente preparato per la rappresentazione di una grande tragedia; e in fondo il Nordeste è proprio questo: un immenso scenario di quasi novecentomila chilometri quadrati di superficie che mostra dovunque i segni di una sofferenza cosmica». Ed è in questo scenario che facciamo la conoscenza con la figura epico-popolare di Antonio Das Mortes, qui appena abbozzato, che diventerà il protagonista del film del ’69 che nel titolo recita il suo nome. “Terra in trance” (“Terra em transe”) del 1967, girato in Bianco & Nero, è un film rigoroso e politico, risente moltissimo della crisi che viveva in quel periodo il Brasile, mette in primo piano la sfiducia e il disorientamento che si respiravano allora tra gli intellettuali illuminati e il popolo e che davano poche speranze di venirne fuori concretamente. Ed era anche film che consolidava il percorso del ‘Cinema Nôvo’ brasiliano e cominciava ad avere dalla sua un nutrito pubblico di seguaci ed appassionati. Sopraffatto dagli eventi, impaurito e impotente, il protagonista non riesce a guardare al futuro con ottimismo. I fatti narrati si svolgono nell’Eldorado, la mitica ed agognata terra dell’oro, cercata invano per un paio di secoli almeno; vuole essere una rappresentazione del Brasile e delle sue irrisolte questioni sociali e da parte del regista, nel ritorno ad un passato che possa servire a comprendere il presente, c’è quasi una riflessione autocritica sulla dimensione politica del suo operare. “Antonio Das Mortes” (uno dei film preferiti di Scorsese e premio per la regia al 22° Festival di Cannes) è il film più celebrato e famoso di Glauber Rocha, quello che gli ha dato definitivamente gloria oltre i confini del suo paese, il personaggio protagonista (che è un ‘giustiziere di banditi’) richiama la leggenda popolare di San Giorgio e il Drago, così carica di simbolismi, ed utilizzando un linguaggio più maturo, diretto e accessibile rispetto ai film precedenti. Uscito nel 1968, anno dei fermenti di contestazione e di lotte studentesche in tutto il mondo, il film ripropone alcuni dei personaggi già presenti in “Il Dio nero e il Diavolo biondo” e vuole ribadire un tema caro al regista ovvero che arretratezza economica e sociale si muoveva di pari passo nel paese con lo sviluppo industriale e che proprio da questa contrapposizione «si deve muovere – affermava Rocha – ogni discorso, perché lo sviluppo di una prospettiva rivoluzionaria in Brasile deve passare attraverso questa contraddizione evidente tra progresso ed alienazione». Antonio das Mortes è un bandito cangaçeiro esistito realmente (con il nome di José Rufino) ed è la sintesi di tutti quegli uomini che hanno vagato senza meta nel Nordeste, frutto di miseria e di povertà, e che si ammantano di un alone misto di immaginario e mitologia agli occhi del pubblico europeo. Quasi degli eroi agli occhi dei contadini che vedevano in loro lo strumento di una ribellione allo sfruttamento e all’oppressione padronale. Nel 1970 a questo seguirà “Il leone ha sette teste” girato in Congo, e il film quasi certamente troverà posto sul prossimo cofanetto della Raro Video. «Quando sono uscito dal Brasile – raccontava ancora Glauber – portando con me una copia di “Antonio Das Mortes” per il Festival di Cannes, avevo già in progetto di andare in Africa per girare un film. Ci sono andato per poter continuare il mio discorso politico che, già iniziato con i film girati in Brasile, non poteva non sfociare nei problemi africani, per l’ovvio motivo che i negri brasiliani provengono dall’Africa e perché l’Africa è stata l’officina del lavoro della colonia. Perciò in tutti i miei film ci sono i negri: “Barravento” è stato girato tra i negri, e i negri sono presenti anche negli altri miei film, perché io ho sangue negro. Andare fino in Africa, per parlare dell’Africa, per me rappresenta la continuazione di un discorso. Ci sono anche forti ragioni politiche che mi hanno spinto a girare un film sull’Africa. L’Africa infatti rappresenta un modello coloniale più ridotto e significativo rispetto all’America Latina. L’Africa è più sottosviluppata e la sua cultura meno ricca di quella dell’America Latina. In Africa, soprattutto in alcune tribù, c’è ancora un forte servilismo verso i bianchi, da cui i negri sono manipolati come fantocci».
Il cofanetto racchiude in un box trasparente i 4 DVD dei film cui si aggiunge un magnifico booklet illustrato di 20 pagine, ricco di immagini, informazioni, analisi e dettagli, firmato dal giornalista Boris Sollazzo. La qualità delle immagini non è eccelsa (l’audio è monofonico, in originale portoghese con i sottotitoli in italiano), piuttosto altalenante come resa tra un’opera e l’altra (il migliore. anche per qualità tecnica, è “Antonio das Mortes”), ma non inficia la bontà della fruizione e ricordiamo comunque che le pellicole tutte hanno un grandissimo valore storico cinematografico. Nel disco dedicato a “Il Dio nero e il Diavolo biondo” è contenuto il documentario documentario “Maranhão 66” del 1966.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 


(immagini per cortese concessione della Raro Video/Minerva Pictures)

NOTE TECNICHE
Il Film

GLAUBER ROCHA – COLLECTION VOL. 1
Glauber Rocha – Collection Vol. 1 (Barravento / Il dio nero e il diavolo biondo / Terra in Trance / Antonio Das Mortes)
Brasile, 1962/1964/1967/1969, 78’ + 115’ + 111’ + 100’
Regia: Glauber Rocha
Cast: Antonio Pitanga, Luiza Maranhao, Mauricio Do Valle, Geraldo Del Rey, Jardel Filho, Paulo Autran, Odete Lara, Othon Bastos.
Informazioni tecniche del Blu-Ray

Video: 1,33:1 / 1,66:1   
Audio: Portoghese Dolby Digital 2.0 Dual Mono (con sottotitoli in Italiano)
Distributore: Raro Video/Minerva Group/Mustang Entertainment/CG Entertainment