Vinile

EVERYBODY KNOWS di Stephen Stills & Judy Collins in Vinile

 

 

 

ARTISTA: STEPHEN STILLS & JUDY COLLINS

TITOLO: Everybody Knows

ETICHETTA: Wildflower/ Cleopatra Records/Sony Music

ANNO: 2017

 

 

Stephen Stills e Judy Collins, insieme ‘on the road’ per una serie di concerti – dalla scorsa estate all’autunno inoltrato – e poi in studio per l’album “Everybody Knows” pubblicato nel settembre scorso; lui 73 anni, lei 79, ma per loro il tempo sembra essersi fermato. Una storia d’amore lunga due anni (fra il 1967 e il 1969) legò Stephen e Judy, ed uno dei brani più celebrati del chitarrista, scritto nel 1969 per l’album di debutto del supergruppo Crosby, Stills & Nash, fu “Suite: Judy Blue Eyes” in riferimento agli occhi di colore azzurro dell’allora sua compagna che, tra l’altro, era sul punto di abbandonarlo per mettersi con l’attore Stacy Keach. Da allora le rispettive carriere musicali sono proseguite su binari separati, ma sempre in ambito Folk, Country e Rock, con grandi soddisfazioni artistiche per tutti e due. Sono stati tra coloro che posero il folk rock soffice ed elegante di allora al centro della scena musicale tra Los Angeles e San Francisco, e di rimando in tutto il mondo. Ora Stephen Stills (nato a Dallas il 3 gennaio del 1945) e Judy Collins (nata a Seattle, il 1º maggio del 1939), fatta salva l’amicizia che ancora li lega, sono tornati a dialogare sul terreno congeniale ad entrambi delle affinità musicali, a quarantotto anni da quella relazione e da quella canzone indimenticabile. C’è da sottolineare che l’idea di questa ‘reunion’ aveva fatto capolino già da una decina d’anni e solo adesso si è concretizzata nelle dimensione di un piccolo grande evento (secondo i punti di vista!). Così, dopo una serie di concerti che li ha visti insieme sul palco, uno dei quali per il Leonard Cohen Tribute, ecco la loro collaborazione sfociare nella pubblicazione dell’album tanto a lungo atteso “Everybody Knows”, dalla curiosa assonanza nel titolo con “Everybody Knows This Is Nowhere” di Neil Young del 1968. «Quando abbiamo cominciato a lavorarci – ha dichiarato Judy – Stephen mi ha detto: “Sai una cosa? Avremmo dovuto fare un disco insieme, allora, e non iniziare una storia d’amore”. E io gli ho risposto: “Sì, però adesso probabilmente non esisterebbe “Suite: Judy Blue Eyes”…”»; ed ha poi continuato: «Siamo sempre rimasti amici, senza mai portarci alcun rancore. La nostra storia d’amore è stata molto appariscente, caratterizzata da alti e bassi dovuti al fatto che non funzionava come avrebbe dovuto. E ha avuto perlomeno il merito di dare origine a una canzone fantastica. Anzi, diciamo, a due canzoni: “Suite: Judy Blue Eyes”, ma anche “Judy”». La title track è la cover di un pezzo di Leonard Cohen (contenuto in “I’m Your Man” del 1988). Tra l’altro bisogna ricordare che Judith Marjorie Collins, folksinger già affermata, alla pari di Joan Baez, nell’universo folk degli anni ’60, è stata artefice ha spesso collaborato in passato con il cantautore, e fin dagli anni Sessanta ha costruito una parte della sua credibilità artistica interpretandone brani quali “Suzanne” e “Bird on a Wire” che hanno consentito a platee più ampie di fare la conoscenza con il canadese. Il brano di Leonard (composto assieme a Sharon Robinson) che ha dato il titolo all’album, “Everybody Knows”, originariamente filosofico nelle liriche e ruvido nel suono, tutto giocato su l’organo e un groove jazzato, tra le mani di Stephen si trasforma in una malinconica ballata elettrica (in chiave minore) nel riconoscibilissimo stile del chitarrista texano e al quale Judy regala vellutati ricami vocali di gran pregio, nell’intrecciarsi delle loro voci. “Everybody knows that the boat is leaking/ Everybody knows that the captain lied/ Everybody got this broken feeling/ Like their father or their dog just died”. L’album della ‘reunion’ si compone di dieci canzoni, prevalentemente cover assieme ad antichi e personali ricordi musicali. C’è per esempio una nuova versione di “Who Knows Where the Time Goes” (interpretata tra gli altri anche da Nina Simone, Mary Black, Eva Cassidy, Nana Mouskouri, Eddi Reader), scritta da Sandy Denny ed incisa da Judy quale B-side del suo singolo “Both Sides, Now” nel 1968, quando era fidanzata con Stephen (il quale prese parte alle session di registrazione). Successivamente la canzone diventava title-track dell’album pubblicato quello stesso anno in novembre, e precedeva di alcuni mesi la versione che Sandy avrebbe fornito assieme alla band folk-rock inglese dei Fairport Convention in “Unhalfbricking”, uscito nel luglio del ‘69. Nuova interpretazione anche per “Judy”, brano demo che Stills aveva registrato in quegli anni e poi inserito nell’antologia “Just Roll Tape” nel 2007: qui ci viene donata con un magnifico duetto. C’è una nuova canzone originale di Judy scritta per la ‘reunion’, “River of Gold”, e poi troviamo ancora in scaletta reinterpretazioni di brani dei rispettivi repertori (“Questions”, addirittura dai tempi dei Buffalo Springfield, e “So Begins the Task”, che risale al progetto Manassas, per Stills, “Houses” per la Collins. In avvio ascoltiamo una versione senza eccessive pretese di “Handle With Care” dei Traveling Wilburys (Bob Dylan, George Harrison, Roy Orbison, Jeff Lynne) con Stephen che prende il timone vocale dell’interpretazione che era appartenuta a Harrison; un pezzo, un po’ ‘buttato via’ e – direi – non proprio riuscitissimo, incolore e privo di autentiche emozioni. Si nota pure una cover della dylaniana “Girl From the North Country” (pubblicata per la prima volta nell’album “Freewheelin’ Bob Dylan” e successivamente in “Nashville Skyline”), cavallo di battaglia di Johnny Cash e fatta propria da tantissimi artisti tra cui Neil Young, Eddie Veder, Waylon Jennings, Joe Cocker, Robert Plant, impreziosita dal magnifico arpeggio chitarristico di Stills. Molto bella è “Reason to Believe”, che il folk singer Tim Hardin scrisse nel 1965; un piccolo gioiello inciso da decine e decine di artisti tra i quali (ci piace ricordare) i Carpenters che la cantarono nel 1970 e Rod Stewart che nel 1971 ne interpretò una versione di grande successo: tratto dall’album “Every Picture Tells a Story” il singolo (con “Maggie May” sul retro) scalò le classifiche britanniche. Molte critiche sono piovute addosso all’album realizzato dalle due ‘vecchie glorie’ per evidenti ragioni di età, ma non si può disconoscere il passato importante dei due e la voglia di mettersi in gioco indotta da genuina passione (ed una storia d’amore vissuta in comune) e non da interessi commerciali. Probabilmente le voci critiche si sono levate da parte di chi giudica con superficialità l’operato di quella generazione di artisti che hanno vissuto (e animato) l’epoca d’oro del Rock e del Folk, ritenendo costoro ‘bolliti’; qualche volta la cosa è vera, soprattutto quando si assiste ad esibizioni penose dal vivo di ex-grandi rocker alle prese con un repertorio che richiede un dispendio di energie al giorno d’oggi insostenibile. Non è vero la cosa per quegli artisti che, sebbene non siano più all’altezza di esibizioni performanti come quelle del passato glorioso, devono però misurarsi con una musica costruita su eleganza vocale ed atmosfere evocative. E in questo alveo va collocata la collaborazione tra Stephen Stills e Judy Collins. La voce di Stills appare affaticata dagli anni, dalle intemperie della vita e dagli abusi alcolici, ma è pur tuttavia riconoscibilissimo colui che a suo tempo era stato in grado di lasciare la sua impronta su un brano come “Love The One You’re With”, grazie alla passione sanguigna che l’ha contraddistinto, le armonie vocali di Judy hanno perso poco della loro brillantezza e ricordano quelle in falsetto caratteristiche di Roy Orbison; meglio quando è lei a condurre le danze. “Everybody Knows” è a mio modo di vedere un album onesto e gradevole – nonostante i difetti e i limiti -, e quanto mai riuscito nell’ottica di una nostalgica rivisitazione del passato (attraverso le cover particolari scelte), e regalerà magiche vibrazioni – arpeggi acustici, classe ed eleganza – agli appassionati di un genere che negli anni non ha smesso mai di ammaliare. C’è poi da non trascurare – a vantaggio della scelta di optare per l’acquisto dell’album in vinile – il piacere di riappropriarsi del ‘profumo’ dei dischi di una volta, una fascinazione che non ha mai smesso di intrigare i vecchi appassionati di musica ed oggi sta conquistando le nuove generazioni di consumatori.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Everybody Knows – Stephen Stills & Judi Collins (2017)
Tracklist (LP):
Lato A
  1. Handle with Care
  2. So Begins the Task
  3. River of Gold
  4. Judy
  5. Everybody Knows
Lato B
  1. Houses
  2. Reason to Believe
  3. Girl from the North Country
  4. Who Knows Where the Time Goes
  5. Questions