Cinema

CODE NAME: GERONIMO: il Film

IL PRIMO FILM SULL’UCCISIONE DI OSAMA BIN LADEN

 

Non si tratta di un vero e proprio ‘instant-movie’, visto che l’uccisione di Osama Bin Laden, il terrorista in testa alla lista dei ricercati nel decennio 2001/11, risale a un anno e mezzo fa, ma l’aver giocato d’anticipo nella realizzazione di un film sul bliz delle forze speciali americane in Pakistan, è pur sempre un risultato ragguardevole.
 

 

 

 

Sì, perché “Code Name: Geronimo” arriva prima dell’attesissimo “Zero Dark Thirty” diretto da Kathryn Bigelow, sullo stesso argomento, previsto in uscita sugli schermi americani il prossimo 19 dicembre (mentre in Italia dovremo aspettare fino al 10 gennaio 2013). Questo, comunque, è stato realizzato dagli stessi produttori di “The Hurt Locker”, il film che ha permesso all’ex-moglie di James Cameron di conquistare 6 Oscar (tra cui quello per il Miglior Film) nel 2010. Intanto, con grande tempestività, Harvey Weinstein aveva provveduto a comprare i diritti per la distribuzione del film all’ultimo Mercato di Cannes. Superfluo (forse) ricordare come Bin Laden all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001, sia diventato immediatamente il ricercato Numero Uno da parte dell’Intelligence degli Stati Uniti, oggetto di una caccia all’uomo (dipinta come la più importante della storia di tutti i tempi) che è stata condotta con sistemi sofisticatissimi e a loro modo (ritenuti) infallibili. Eppure il capo di al-Qaeda, è riuscito a tenere in scacco chi gli dava la caccia nell’arco di tempo di quasi un decennio e la sua latitanza si è colorata nel tempo di sfumature che nell’immaginario hanno rasentato (pericolosamente, nel gioco delle ideologie contrapposte) l’invincibilità. Fino a quel fatidico 2 maggio 2011 ad Abbottabbad, in Pakistan. Una materia, questa, che per svariati motivi, è scottante e ancora troppo attuale per riuscire a trattarla con quella compiutezza che solo il tempo riuscirà a sedimentare. L’antefatto narrativo ci porta alla metà di febbraio del 2010 in una prigione dove un uomo messo sotto torchio si lascia sfuggire informazioni che riguardano da vicino Bin Laden. I fatti poi narrati partono dal gennaio 2011, momento in cui due pakistani infiltrati della CIA, Malik e Waseem, affittano un appartamento di fronte a quello che potrebbe essere il rifugio di un ricercato (non meglio identificato ma che sappiamo essere Osama) mentre la CIA decide di allestire un’unità speciale di Navy Seals che in gran segreto si reca in Afghanistan per una missione ‘sensibile’ denominata (in codice) Geronimo, del cui delicato obbiettivo finale non vengono nemmeno messi al corrente gli stessi componenti esperti (e temprati ad ogni evenienza) del team. Molti provano a fare ipotesi sulla persona cui stanno dando la caccia (lo conoscono solo come il ‘camminatore’) e azzardano pure il nome di Osama, ma in realtà vengono informati della sua reale identità solo nell’approssimarsi dell’ora decisiva: Osama Bin Laden dovrà essere scovato ed ucciso, non catturato.

Nella realtà fantasticata esistono almeno due diverse versioni su quello che è successo in Pakistan la notte che Bin Laden è stato ucciso: quella ufficiale ed un’altra raccontata in “No Easy Day”, il libro scritto da Matt Bissonnette, uno dei soldati che hanno preso parte al blitz appartenente all Team Six dei Navy Seal, secondo il quale non ci sarebbe stata nessuna sparatoria tra le guardie del corpo di Osama e i marine americani, poiché le armi trovate accanto al cadavere erano scariche, e la successiva sepoltura del terrorista non sarebbe avvenuta secondo le modalità islamiche, come invece ha sempre sostenuto la Casa Bianca. Sotto il profilo cinematografico, per certi versi, proprio a “The Hurt Locker” (2009) della Bigelow (ed anche a “Act of Valor” del 2012 per la regia della coppia Mike McCoy/Scott Waugh) si richiama questo action thriller per via delle atmosfere da docu-film, che spesso prendono il sopravvento sulla drammaturgia dei personaggi e sulla narrazione filmica, e per il taglio televisivo dato al lavoro. La mancanza poi di effetti speciali viene bilanciato dall’utilizzo frequente di elementi tecnologici di ripresa ‘spuri’ (cellulari, videocamere, computer, Skype, schermi vari) che offrono ‘movimento’ e quel pizzico di adrenalina che non deve mancare in questi casi, sebbene non si riesca assolutamente a reggere il paragone con il cinema d’azione contemporaneo. Piuttosto trascurabile, direi – perché alla fine funge solo da corollario –, la parte del film relativa all’approfondimento e all’introspezione dei personaggi principali e/o delle dinamiche che intercorrono tra i vari componenti del gruppo, nel crescendo (inevitabile) della tensione all’approssimarsi dell’ora X. E d’altra parte lo stesso argomento del film non lascia troppo spazio nei suoi 90 minuti di durata per alimentare divagazioni che vadano oltre il suo obbiettivo dichiarato. Di per sé è già materia che ha tutte le caratteristiche precipue per alimentare a sufficienza l’interesse degli spettatori, visto che una certa tensione di fondo si coglie comunque. Da bocciare (ed è tipico di certa fiction televisiva) l’eccesso di retorica sulla lotta al terrorismo («In questo mondo non riuscirai a vivere da uomo libero senza lottare perché ciò succeda», esclama uno dei marine impiegati nella missione). Si chiude con il discorso vittorioso di Obama (questo, sì, documento reale) che annuncia in tv la morte di Osama e pronuncia un lapidario e storico «giustizia è fatta». John Stockwell è stato regista di pellicole non indimenticabili, ma di buona fattura come “Blue Crush” (2002), “Trappola in fondo al mare” (2005), “Turistas” (2006) e il thriller “Dark Tide” (2008), con Halle Berry, ancora inedito sui nostri schermi. Gli interpreti principali hanno un background televisivo, come William Fichtner, Kathleen Robertson e Eddie Kaye Thomas nei panni dei tre responsabili della CIA. Fichtner è Guidry, l’uomo a capo dei servizi antiterroristici, la Robertson interpreta Vivian Hollins, un’analista antiterrorismo, la più convinta che Bin Laden sia ancora vivo, Thomas interpreta invece Christian, che ritiene il terrorista già morto in un attacco del 2007, Cam Gigandet è Stunner, il capo dei Seal. “Code Name: Geronimo” (il profilo ‘minaccioso’ ed incombente di Osama Bin Laden fa capolino sul poster del film ai piedi dei soldati armati) è un prodotto di genere che troverà i suoi estimatori ma che non sia proprio ideale per una visione in sala è ribadito dal fatto che in patria non è stato neppure distribuito nelle sale, ma programmato solamente per un passaggio televisivo sul canale via cavo ‘dedicato’ del National Geographic. Che dietro ci sia anche la volontà di fare da cassa di risonanza alla rielezione di Barack Obama è altrettanto certo visto che va in onda negli Stati Uniti domani, 4 novembre, due giorni prima delle elezioni presidenziali e di certo un qualche polverone proverà pur sempre a sollevarlo nella controparte repubblicana, visto che sembra confezionato proprio per essere un gigantesco spot elettorale per Obama. Da noi esce l’8 novembre preceduto, il 2 dello stesso mese, da una proiezione in anteprima al Lucca Comics & Games.

 

(Luigi Lozzi)                                                     © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Code Name: Geronimo

(Seal Team 6: The Raid on Osama Bin Laden, Usa, 2012)

Regia: John Stockwell
Cast: Cam Gigandet, Anson Mount, Freddy Rodriguez, Xzibit, Kenneth Miller, Kathleen Robertson, William Fichtner, Eddie Kaye Thomas, Lora Martinez-Cunningham, Kristen Rakes.
Sceneggiatura: Kendall Lampkin
Genere: Action-Thriller
Durata: 101 min.
Produzione: Nicolas Chartier, Zev Forman e Anthony Mark
Distribuzione: Koch Media
Data di uscita: giovedì 8 novembre 2012

Sito Internet: www.codenamegeronimomovie.com