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CLINT EASTWOOD: RECENSIONI di 16 FILM, 15 in Blu-Ray e 1 in DVD

 

 

Dopo la filmografia completa (come regista e come attore), dopo aver parlato del prezioso cofanetto “Clint Eastwood Collection” ecco raggruppate tutte assieme le recensioni di ben 15 film interpretati e/o diretti dal regista californiano. Non ‘tutto’ ma ‘di tutto’!

 

ISPETTORE CALLAGHAN COLLECTION
 (Dirty Harry Collection)
Usa, 2010, 512’
Regia: Don Siegel / Ted Post / James Fargo / Clint Eastwood / Buddy Van Horn
Cast: Clint Eastwood, Jeff Bridges, George Kennedy, Geoffrey Lewis, Catherine Bach, Gary Busey, Mark Montgomery, Stuart Nisbet.
Video: 1.78:1 / 1.85:1 / 2.40:1
Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Italiano Dolby Digital 1.0 / Italiano Dolby Digital 2.0 / Inglese Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 39,99

 

 

Contiene 5 Blu-Ray + 1 DVD:
Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo (Dirty Harry), 1971, Donald Siegel
Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan (Magnum Force), 1973, Ted Post
Cielo di piombo, ispettore Callaghan (The Enforcer), 1976, James Fargo
Coraggio… fatti ammazzare (Sudden Impact), 1983, Clint Eastwood
Scommessa con la morte (The Dead Pool), 1988, Buddy Van Horn
Documentario: Eastwood Factor, 2010

Ritornato a lavorare trionfalmente in patria dopo aver smesso i panni dell’Uomo senza Nome nell’italica ‘Trilogia del Dollaro‘ firmata da Sergio Leone, Clint Eastwood provava prima a sfruttare la scia lunga del genere western con una serie di film piuttosto anonimi, illuminati solamente dal suo nome (divenuto nel frattempo) prestigioso, poi, con repentino scarto decisionale, indossava i panni del controverso Harry Callaghan (il nome originale era in realtà Callahan), ispettore di polizia di San Francisco dai modi spicci e rudi nei confronti dei criminali che commettono l’errore di mettersi di traverso alla legge. Un personaggio che se da un lato si è tirato addosso durissime accuse di fascismo, per l’uso ambiguo che vien fatto della violenza, dall’altra ha assicurato all’attore una vastissima popolarità, e ad un primo film nel 1971 ne sono seguito altri quattro nell’arco di 17 anni. La critica ha individuato nel primo Callaghan, “Dirty Harry” (il titolo originale) e ne “Il braccio violento della legge” di William Friedkin i punti di partenza per un’ondata di polizieschi reazionari che hanno goduto dei favori del pubblico nella metà dei ’70. Ma, come sempre accade, il tempo e una migliore sedimentazione del pensiero hanno portato in superficie ragioni più complesse (non ultimo il tributo d’ossessione pagato alla guerra nel Vietnam) che sono alla radice del suo successo. Callaghan è l’archetipo dell’eroe forte e pieno di dignità e onore, che rimanda inequivocabilmente ai modelli classici del western, per quella connotazione nichilista e solitaria, del personaggio. Callaghan è un cavaliere urbano ‘oscuro’, pieno di rabbia e di furore, diretta emanazione dell’epica western con la quale Eastwood si integra da par suo. Cinematograficamente resta fondamentale l’impatto innovativo che esso ha avuto sul genere poliziesco hard-boiled. La Warner Home Entertainment in un sol colpo ci ripropone Edizioni Deluxe dei cinque film dedicati alle gesta di Callaghan, arricchite da preziosi ed inediti approfondimenti nei Contenuti Speciali, più i riversamenti in Blu Ray, ghiotto approdo per gli appassionati dell’High-Def. L’audio è stato portato a DD 5.1 per la traccia originale inglese (migliore di quella in italiano che resta Mono), soddisfacentemente coinvolgente, ed i formati dello schermo variano di volta in volta nel rispetto di quelli originariamente concepiti. Colori brillanti e buona definizione ma qualche difetto dovuto all’età, cui non si è riusciti a porre rimedio, ma che non inficia la visione. In “Ispettore Callaghan, il caso Scorpio è tuo” (1971), di Don Siegel, il poliziotto dà la caccia ad un killer psicopatico, un cecchino che terrorizza San Francisco sparando su cittadini inermi; e quando viene prima catturato e poi rilasciato per mancanza di prove, egli lo uccide buttando via disgustato il proprio distintivo (non ci vedete in questa scena quanto aveva fatto Gary Cooper in “Mezzogiorno di fuoco”?). Gli inserti speciali rimasterizzati digitalmente comprendono il commento di Richard Schickel, biografo di Clint Eastwood che esamina questa autentica pietra miliare che ha rivoluzionato per sempre il genere poliziesco, “Dirty Harry`s Way” e “Dirty Harry: The Original“, sono due Dietro le Quinte che raccontano i retroscena della pellicola, una Galleria di interviste in cui Eastwood e altri ricordano le loro esperienze in merito, Galleria (presente in ogni DVD) di trailer dedicati a Harry Callaghan, “The Long Shadow of Dirty Harry” un nuovo documentario che approfondisce l’influenza avuta dal personaggio, “Clint Eastwood: The Man from Malpaso“, una dettagliata analisi della carriera di Eastwood. “Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan” (1973), di Ted Post; a scrivere la sceneggiatura di questo film sono stati gli allora sconosciuti John Milius e Michael Cimino. Anche per questa ‘Deluxe Edition’ abbondanti extra: il commento approfondito di John Milius sulla realizzazione del film, lo speciale “Morale, politica ed etica nei film di Dirty Harry” e “Poliziotto-eroe: ieri e oggi“, documentario che ripercorre le tappe principali della storia del poliziesco in casa Warner. “Cielo di piombo, ispettore Callaghan” (1976), di James Fargo, ha quali inserti speciali il commento del regista, gli speciali “The Business End: il dibattito sulla violenza nel cinema” e “Harry Callaghan/Clint Eastwood: qualcosa di speciale“. “Coraggio… fatti ammazzare” (1983), l’unico diretto da Clint Eastwood, propone il commento del biografo Richard Schickel e lo speciale “L`evoluzione di Clint Eastwood“. Infine in “Scommessa con la morte” (1988), di Buddy Van Horn, troviamo il commento del produttore e del direttore della fotografia, e il documentario “The Craft of Dirty Harry” con i profili di direttori della fotografia, autori delle musiche e montatori di tutti e 5 i film.  

 

UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA in DVD

(Thunderbolt and Lightfoot)
Usa, 1974, 111’
Regia: Michael Cimino
Cast: Clint Eastwood, Jeff Bridges, George Kennedy, Geoffrey Lewis, Catherine Bach, Gary Busey, Mark Montgomery, Stuart Nisbet.
Video: 2.35:1  anamorfico
Audio: Italiano/Inglese/Francese/Tedesco/Spagnolo  Dolby Digital 2.0  (224 kbps)
Distributore: MGM/20th Century Fox Home Entertainment
Prezzo: Euro 9,99
Nei primi anni Settanta un Clint Eastwood all’apice del successo veniva favorevolmente impressionato dalle qualità di sceneggiatore di Michael Cimino tanto da farlo esordire alla regia affidandogli “Una calibro 20 per lo specialista” (la storia di un ladro e un vagabondo con Jeff Bridges partner di Eastwood); che, un pò troppo genericamente, viene incluso nel novero dei film d’azione che per qualche tempo hanno caratterizzato il lavoro di Clint dall’ispettore Callaghan in poi. Cimino si sarebbe affermato successivamente con “Il cacciatore”, capolavoro generazionale sulla guerra nel Vietnam, ma già in questo, quasi interamente girato all’aperto, offriva momenti di grande cinema con una trama ben articolata. La poetica del regista è chiara; fatta di strade, spazi sconfinati, fughe, sogni infranti, un’America oscura che tante volte ha trovato posto nel cinema Usa. Corposo il sonoro, anche se mono, ben distribuito sul fronte anteriore; immagini luminose.

 

IL TEXANO DAGLI OCCHI DI GHIACCIO
(The Outlaw Josey Wales)
Usa, 1976, 136’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Clint Eastwood, Sondra Locke, Chief Dan George, Bill McKinney, John Vernon, Paula Trueman, Sam Bottoms, Frank Schofield, Will Sampson, John Russell.
Video: 2.40:1 / HD 1920x1080p (AVC MPEG-4)
Audio: Inglese DTS-HD Master Audio 5.1  
           Italiano, Spagnolo, Tedesco, Francese Dolby Digital 1.0
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 16,90  
Per un lungo periodo, dopo la ‘Trilogia del Dollaro’ leoniana, la critica si è orientata a trascurare i film western interpretati e diretti da Clint Eastwood. Fino agli anni ’90 quando, a partire dagli Oscar assegnati a “Gli spietati” nel ‘92, e poi con tanti altri film indimenticabili, Clint è stato consacrato tra i grandi autori del Cinema contemporanei. Uno status che ha consentito a molti di rivedere con occhi diversi le sue opere meno celebrate e procedere ad una (comunque tardiva) rivalutazione. “Il texano dagli occhi di ghiaccio” del 1976 appartiene a questo nucleo ma merita attenzione molto più di altri film sottovalutati dell’Eastwood regista visto che nel ‘96 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. La violenza esibita nel film è un paradigma metaforico del tragitto dell’uomo, tanto quanto il ‘viaggio’ è un itinerario esistenziale, nel raccontare la parabola di un pacifico contadino del Missouri, cui un manipolo di nordisti ha trucidato moglie e figlio e che, nella sua logora uniforme sudista, non si dà pace fino a quando non ottiene giustizia. Si delinea la figura di un pistolero solitario che richiama alla memoria l’Uomo Senza Nome degli spaghetti-western di Leone. Nonostante i tanti anni e una leggera grana percepibile il trasferimento in Blu Ray può considerarsi soddisfacente. Immagini pulite e prive di artefatti, di gran lunga più solide e nitide di quanto finora visto in DVD, colori saturi e vibranti ben allineati agli scenari del selvaggio West in cui si svolge l’azione. Audio ovviamente preferibile nella rielaborazione inglese ma il Mono italiano dona più aderenza alla pellicola originaria. Negli extra l’inedito documentario “Clint Eastwood’s West – Un ponte col passato” (29’), il commento dello storico Richard Schickel, più altri due documenti d’epoca di 30’ e 8’.

 

GUNNY

(Heartbreak Ridge)
Usa, 1986, 130’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Clint Eastwood, Marsha Mason, Moses Gunn, Everett McGill, Eileen Heckart, Bo Svenson, Boyd Gaines, Mario Van Peebles.
Video: 1.85:1 / HD 1920x1080p (AVC MPEG-4)
Audio: Inglese DTS-HD Master Audio 5.1  
           Italiano, Spagnolo, Tedesco, Francese Dolby Digital 1.0
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 16,90  
Clint Eastwood ha sempre potuto contare, nel corso della sua carriera, sulla simpatia incondizionata del pubblico fin dai tempi in cui vestiva i panni dell’ispettore Callaghan e, volendo, anche prima grazie alla ‘trilogia del dollaro’ di Sergio Leone ed altri film di buon successo. La critica invece si è accorta di lui solamente in età assai matura quando si è aggiudicato l’Oscar nel 1992 con il western crepuscolare “Gli spietati”. La pubblicazione nella ‘Clint Eastwood Collection’ dei numerosi film diretti e/o interpretati dall’attore negli ultimi decenni può soddisfare due esigenze: quella di coloro che lo seguono da sempre con affetto, e non vanno troppo per il sottile nel giudizio critico, e quella di chi, scopertolo in ritardo, desidera recuperare i lavori del passato. “Gunny”, alla sua uscita nel 1986, si innestava su un ritorno d’interesse degli spettatori per la questione Vietnam (era l’anno di “Platoon” di Oliver Stone), e militaresca in genere, ma Eastwood decideva di non caricarsi sulle spalle il peso della cattiva coscienza del suo popolo e si dedicò ad un episodio marginale come l’intervento di 5 mila marines a Grenada nell’ottobre 1983 prendendo a pretesto la necessità di liberare ostaggi americani. Forse ricorderete che l’allora presidente degli Stati Uniti, Reagan, impose ai media il silenzio assoluto sull’operazione ed in effetti poco è trapelato anche a vicenda conclusa. Il merito di Clint sta nell’aver affrontato l’argomento in maniera anticonvenzionale rispetto alle abitudini hollywoodiane. La qualità delle immagini è soddisfacente ed il sonoro ha buona brillantezza nella versione in inglese.

 

LA RECLUTA
(The Rookie)
Usa, 1990, 120’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Clint Eastwood, Charlie Sheen, Raul Julia, Sonia Braga, Tom Skerrit, Lara Flynn Boyle.
Video: 2.40:1 1920x1080p (AVC MPEG-4)
Audio: Inglese DTS-HD Master Audio 5.1  
           Italiano, Spagnolo, Tedesco, Francese Dolby Digital 2.0
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 16,90  
Tra il Clint Eastwood delle grandi prove d’autore (“Bird”, “Cacciatore bianco, cuore nero”), di fine anni Ottanta, e la consacrazione definitiva, avviata con il trionfo degli Oscar per “Gli spietati” nel 1993, si colloca questo film – in verità molto trascurato nella filmografia del regista – che, a capo di una buona regia e un’ottima sceneggiatura, ha il merito di provare a dare nuova linfa a certi stereotipi del cinema poliziesco americano. Clint è un poliziotto veterano, di origine polacca, diretta emanazione del Callaghan dei ’70 ma con una dose di sarcasmo e di vissuto in più, che fa coppia con una giovane recluta, con la testa ancora piena superflue ovvietà, sulle piste di una banda specializzata nel furto d’auto fuoriserie in quel di Los Angeles. Si assicurano alla giustizia i ladri mentre nel frattempo si cementa un’amicizia e il pivellino matura. A dir poco magnifica la scena iniziale dell’inseguimento in autostrada. Buona qualità (migliore del corrispondente DVD) ma, come detto per “Gunny”, titolo che fa catalogo. Nessun extra.

CHANGELING
(Changeling)
Usa, 2008, 141’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Angelina Jolie, John Malkovich, Jeffrey Donovan, Colm Feore, Jason Butler Harner, Amy Ryan, Michael Kelly, Devon Gearhart, Kelly Lynn Warren, Gattlin Griffith, Michelle Martin, Frank Wood, Devon Conti.
Video: 2.40:1 / 1920x1080p (VC-1)
Audio: Inglese  DTS-HD Master Audio 5.1
            Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo, Giapponese DTS Surround 5.1
Distributore: Universal Pictures Italia
Prezzo: Euro 12,90

Tratto da una storia autentica (atti processuali riaffiorati dagli archivi cittadini) siamo nella Los Angeles del 1928, in un’America prossima alla Grande Depressione. Un sabato mattina Christine Collins, una giovane donna single impiegata presso un centralino dei telefoni, lascia da solo a casa il giovanissimo figlio Walter. Al suo rientro non lo trova più ed avvisa la polizia, che non gode di grande considerazione da parte dell’opinione pubblica, tacciata di corruzione e di abuso di potere. Dopo cinque mesi sembra che il caso sia risolto ed un bambino viene riconsegnato alla mamma che però non lo riconosce come suo figlio. Inizia un lungo braccio di ferro tra Christine e le autorità – la donna viene addirittura internata con l’accusa si avere disturbi mentali – affinché non vengano interrotte le ricerche. Una dolorosa verità intanto emerge… Un racconto per il mezzo del quale Eastwood – che invecchiando ci dona opere sempre più pregevoli – continua a delineare, in modo lucido e straordinario, il ‘cuore di tenebra’ dell’America. Sorprendentemente brava e matura Angelina Jolie. Dal punto di vista tecnico va anzitutto sottolineato come “Changeling” benefici di una fotografia ‘soft’ molto accurata (per molti versi simile a quella di “Flags Of Our Fathers”), stilizzata, nostalgica e attenta a rievocare i cromatismi (sedimentatisi nell’immaginario collettivo) e le atmosfere di un’epoca lontana come quella descritta nel film; i colori sono volutamente desaturati. Il trasferimento in High-Def, con le premesse fatte, è eccellente: basta osservare la cura dei dettagli nel contrasto tra luci ed ombre. Il comparto sonoro non ha troppe occasioni per porsi in evidenza ma si propone egregiamente in quanto a bilanciamento tra le diverse componenti d’ambienza e i dialoghi. Emerge convincente anche la colonna sonora minimalista scritta dallo stesso Eastwood. Ottimi extra.

FLAGS OF OUR FATHERS
(Flags Of Our Fathers)
Usa, 2006, 120’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Cast: Ryan Phillippe, Jesse Bradford, Adam Beach, Barry Pepper, John Benjamin Hickey, John Slattery, Paul Walker, Jamie Bell, Robert Patrick.
Video: 2.40:1 1920x1080p (AVC MPEG-4)
Audio: Italiano, Inglese, Francese Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 16,90  
Intorno alla tristemente celebre e sanguinosa battaglia tra giapponesi ed americani nell’isola di Iwo Jima nel Pacifico, all’inizio del ’45, Clint Eastwood, con grande eleganza ed assoluta equidistanza, ha costruito due distinti film che ‘guardano’ alla vicenda sia dall’uno che dall’altro degli schieramenti. In quell’arida isola vulcanica, considerata strategica per le azioni militari nipponiche, persero la vita circa settemila soldati americani ed il triplo di giapponesi (tra questi solo un migliaio i sopravvissuti). Per Eastwood la guerra è una tragedia assai complessa, nella quale non conta essere dalla parte dei vincitori, perché si è tutti sconfitti ed umiliati allo stesso modo, ed è difficile per chiunque uscirne fuori con serenità. Il primo film ruota attorno a quella foto, che venne scattata all’epilogo dei fatti e che ritrae sei soldati americani issare sulla cima di una collina la bandiera a stelle e strisce, trasformatasi in breve in simbolo dell’orgoglio americano in un momento critico del conflitto mondiale; qualcuno ha detto che quello scatto abbia fatto vincere la guerra contro il Giappone. Ad emergere è una verità inattesa, e cioè che quella foto è un falso perché tutto venne predisposto di nuovo, per un atto che era già stato consumato, ad uso del fotografo di guerra. Una messinscena resasi necessaria perché un politico voleva per sé quella bandiera che invece era già stata sottratta da un alto ufficiale americano. Dei sei marine, tre morirono nel giorni successivi, mentre gli altri tre furono additati come eroi e costretti, loro malgrado, ad intraprendere un tour promozionale (obbligati pure a rievocare la scalata su una finta collina di carta pesta dinanzi al pubblico di uno stadio) per raccogliere fondi necessari a finanziare lo sforzo bellico: il passo successivo fu lo sgancio delle due atomiche su Hiroshima e Nagasaki qualche mese più tardi. Il regista più che sugli effetti devastanti dei combattimenti pone l’accento sulla finzione dei media, sull’uso cinico che ne fece la politica a fini propagandistici. E succede anche che quando uno dei tre, Ira, di origini pellerossa, dice basta ad una simile pagliacciata, questi venga rimandato al fronte senza avere nemmeno la possibilità di salutare la madre. Una visione amara dell’America del tempo, nella quale l’indiano viene osannato come eroe sul palco, ma cacciato dai bar per il colore della pelle. “Flags Of Our Fathers” è certamente uno dei più raffinati ed intelligenti film realizzati sulla Seconda Guerra Mondiale e si è ispirato al romanzo di James Bradley (figlio di Johno uno dei protagonisti della vicenda) e Ron Powers, ed è stato prodotto da Steven Spielberg e dallo stesso Eastwood. Nella parte iniziale, quella dello sbarco sulla spiaggia di Iwo Jima, il film deve molto a “Salvate il soldato Ryan” di Spielberg, al suo pronunciato iperrealismo che ne ha fatto un ‘turning point’ per tutti i moderni film di guerra, anche se Eastwood mostra una minore concitazione. Per girare queste scene il regista ha utilizzato filtri grigio/blu per smorzare e desaturare i colori più accessi, con l’eccezione del rosso del sangue, e calato le sue riprese in un livido realismo cromatico che riconduce l’immaginario dello spettatore proprio a quelle autentiche foto d’epoca che scorrono nei titoli di coda del film. Sotto il profilo visivo, poi, beneficiamo di un montaggio veloce e serrato e di soggettive che ci conducono proprio nel mezzo della brutalità dell’azione. Il comparto audio restituisce con assoluta verosimiglianza l’ansimare spaventato dei soldati, il tonfo sordo dei corpi abbattuti, lo stridio delle armi, il sinistro sibilo degli spari e la perentorietà delle esplosioni.

 

LETTERE DA IWO JIMA

(Letters From Iwo Jima)
Usa, 2006, 140’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Ken Watanabe, Kazunari Ninomiya, Shido Nakamura, Tsuyoshi Ihara, Ryo Kase, Hiroshi Watanabe, Takumi Bando.
Video: 2.40:1 1920x1080p (AVC MPEG-4)
Audio: Italiano, Tedesco, Francese, Giapponese Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 16,90  
Il secondo film di Eastwood dedicato alla battaglia dell’isola di Iwo Jima, e narrata specularmente da un diverso punto di vista, nella sua drammatica bellezza aiuta a dissipare qualche dubbio che si era generato in una parte della critica dopo la sola visione del primo. È ovvio che il dittico va giudicato nell’insieme. Mentre progettava il primo film ispirato dal libro di James Bradley, Eastwood rifletteva pure sulla condizione degli sconfitti e giungeva a concepire, assieme al co-produttore Steven Spielberg, una seconda ricostruzione. “Lettere da Iwo Jima” è così diventato il ‘controcampo’del precedente film ed insieme costituiscono un unicum che non ha precedenti nella storia del cinema. Se per l’altro era stata la celebre foto scattata, qui, lo spunto narrativo da cui si parte, è il ritrovamento, qualche decennio dopo la battaglia, di centinaia di lettere mai spedite dei soldati giapponesi. Nelle tortuose grotte di Iwo Jima, dove si organizzò una tenace resistenza, seguiamo la vicenda di soldati mandati al fronte consapevoli di doversi immolare non senza aver prima eliminato il maggior numero di nemici possibile, ma soprattutto, grazie a frequenti flashback, facciamo al loro conoscenza: perchè in primo piano si erge il confronto drammatico tra la Guerra, non importa da quale parte sia combattuta, e l’Uomo (non lo stereotipo bisunto dell’eroe cowboy da una parte o del fanatico kamikaze dall’altra), che cerca unicamente di sopravvivere. Ci vengono presentati anche i loro comandanti, alcuni fanatici come ce ne sono in qualsiasi esercito, e altri invece consapevoli delle loro responsabilità. Solo un regista intelligente e sensibile come il vecchio Clint poteva permetterci di ‘vedere’ la guerra con gli occhi del nemico, in un’esperienza cinematografica emotivamente coinvolgente, assai più ricca della precedente (ci troviamo pur sempre dalla parte di chi è destinato alla sconfitta). Ci aveva già provato egregiamente Terrence Malick con “La sottile linea rossa” e ancor prima Sam Peckinpah nel magnifico “La croce di ferro” (ambientato sul fronte russo-tedesco). Con il monito di Brecht («Non gioire uomo se il bastardo è stato messo in fuga! La cagna che lo ha generato è di nuovo in calore!») si chiudeva quel film e chissà se Eastwood nel concepire le sue due opere non abbia voluto offrirci una personale lettura (ed una esortazione a non fermarsi alla superficie delle cose) che possa aiutare ad interpretare il grande conflitto oggi in atto tra Occidente ed Oriente. In fondo se si conoscesse davvero chi si ha di fronte forse non lo si odierebbe. È un cinema sublime e limpido, che non alimenta facili illusioni, lancia un messaggio forte contro qualsiasi retorica guerrafondaia, dà voce all’altro (distante da noi) e ha l’umiltà di chi aspira a farci comprendere, ad avere maggiore speranza nel domani. Salta subito evidente, come per il film che lo precede, la scelta della regia di connotare le immagini con una fotografia desaturata (opera di Tom Stern), soprattutto per quel che concerne le riprese ‘en plein air’ (e sulla spiaggia di sabbia nera) della narrazione, per rafforzare nello spettatore quella sensazione di disagio ed una sorta di sospensione da favola cupa che via via matura di pari passo con il deciso rifiuto della guerra. Contravvenendo regole consolidatesi nella scrittura cinematografica sono invece le scene in flashback a beneficiare del nitore standard delle immagini. Poi gran parte del film è stato girato nelle lunghe e tortuoso gallerie nelle quali si immagina i giapponesi avessero installato la vera difesa strategica dell’isola, e non è certo questa la parte dove si possano apprezzare tecnicamente al meglio il film. L’audio non ha soverchie occasioni per mettersi in evidenza visto che il film è connotato da lunghi silenzi e dialoghi mai concitati. Resta la bontà dei contenuti speciali tra i quali spicca il making of “Red Sun, Black Sand” con un esauriente intervento di Clint Eastwood.

 

GRAN TORINO
(Gran Torino)
Usa, 2008  116’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley, Austin Douglas Smith, John Carroll Lynch, William Hill, Chee Thao, Choua Kue, Brooke Chia Thao, Scott Eastwood.
Video: 2,40:1 / HD 1920x1080p (AVC MPEG-4)
Audio: Audio: Inglese Dolby TrueHD 5.1  
           Italiano, Inglese, Tedesco, Spagnolo, Francese Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 16,90  
A giudicare in anticipo tra “Changeling” e “Gran Torino” – i due film di Clint Eastwood che a breve distanza l’un dall’altro si sono susseguiti sul grande schermo – era soprattutto il primo (interpretato dalla Jolie) a raccogliere i pronostici per un ampio successo al botteghino (americano). Invece è successo esattamente il contrario, e quella che era l’opera più spigolosa e difficile da assimilare per il grosso pubblico, contro ogni previsione, ha ottenuto un lusinghiero consenso. Forse per l’estrema semplicità del tema trattato, pur tuttavia senza trascurare la bontà del messaggio proposto ed il senso di umanità di cui si fa portavoce. Il grande Clint come il buon vino invecchia bene lasciandoci in dono nella sua terza età i frutti più pregiati. Eastwood è Walt Kowalski, cupo e ringhioso pensionato reduce dalla guerra di Corea e da poco vedovo, solitario ed intollerante nei confronti della comunità ‘gialla’ che ha invaso il quartiere di Detroit dove vive: in mano una birra e l’altra sempre pronta a impugnare un fucile. Eppure quello che non ti aspetti si concretizza; l’uomo ha un’anima e la sapienza dell’età (ed un ‘dolore’ a lungo trattenuto) gli permette di farsi carico dell’educazione di un adolescente asiatico – lo stesso che aveva tentato di rubargli l’adorata auto, una Ford Gran Torino del ‘ 72 – restando a sua volta ‘arricchito’ da una simile amicizia.  Tecnicamente il film non appartiene alla categoria dei blockbuster più patinati; ciò nonostante si avvale di un magnifico realistico look visivo, con appropriati contrasto, dettaglio, senso di tridimensionalità, nitidezza e saturazione dei colori, che lo rendono godibilissimo. Il Dolby TrueHD 5.1 è potente nei frangenti di concitazione del narrato ma sostanzialmente relegato, per ovvi motivi, a funzione di semplice supporto. Pochi ma interessanti gli extra. Copia digitale inclusa.

 

INVICTUS – L’INVINCIBILE
(Invictus)
Usa, 2009, 134’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Morgan Freeman, Matt Damon, Tony Kgoroge, Patrick Mofokeng, Matt Stern, Julian Lewis Jones, Adjoa Andoh, Marguerite Wheatley, Leleti Khumalo, Patrick Lyster.
Video: 2.40:1 / HD 1920x1080p (AVC MPEG-4)
Audio: Inglese DTS-HD Master Audio 5.1  
           Italiano, Spagnolo, Tedesco, Francese, Portoghese Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 16,90  [BluRay + Digital Copy]Il Sudafrica è stato da poco il maestoso scenario dei Campionati del Mondo di Calcio ed il film dedicato all’amato Nelson Mandela, artefice della sua democratizzazione, è giunto nelle sale solo pochi mesi prima del grande evento che ha monopolizzato l’attenzione dell’intero Pianeta. Eastwood, da par suo, è riuscito ad allestire una rappresentazione a dir poco magistrale che esalta ulteriormente un autore straordinario (se ricordiamo che è partito dall’uomo-senza-nome della ‘Trilogia del Dollaro’ leoniana) che ha da poco compiuto 80 anni. Morgan Freeman ha avuto modo di conoscere Mandela, e per anni ha coltivato il sogno di poterlo interpretare – in quanto, lui, afroamericano, direttamente toccato dal messaggio anti-apartheid – sul grande schermo. La determinazione di Clint e il desiderio di Morgan si sono incontrate per dar vita al film che racconta la redenzione e il riscatto attraverso lo sport di un’intera nazione in occasione di un episodio sportivo relativo ai Mondiali di rugby del ‘95. Uno sport, il rugby, fino allora appannaggio dei bianchi razzisti e che Mandela è riuscito a trasformare in simbolo dell’unificazione nazionale, quando la squadra, sostenuta anche dalla gente di colore, riusciva nell’impresa di battere i favoritissimi All Blacks neozelandesi. Ottimo il trasferimento in full 1080p dai master originali che esalta la bontà degli scenari africani scelti personalmente da Clint per l’ambientazione. Le immagini sono nitide e cristalline, con efficace dettaglio. I colori sono brillanti ed hanno ricchezza cromatica perfettamente aderente al look della visione cinematografica. Elevata la risposta dinamica del sonoro con resa degli effetti ambientali che trasportano lo spettatore nel bel mezzo dell’azione filmica. Extra: approfondimento picture-in-picture, Mandela incontra Freeman, “The Eastwood Factor”, Matt Damon gioca a rugby.

 

HEREAFTER
(Hereafter)
Usa, 2010, 129’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Matt Damon, Cécile De France, Joy Mohr, Bryce Dallas Howard, George McLaren, Frankie McLaren, Thierry Neuvic, Marthe Keller.
Video: 2.40:1 / HD 1920x1080p (AVC MPEG-4)
Audio: Inglese DTS-HD Master Audio 5.1  
             Italiano, Spagnolo, Portoghese, Thai Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 16,90  
A molti è sembrato un passo indietro dopo la serie di sette capolavori (da “Mystic River” a “Invictus”) che il vecchio Clint ha snocciolato tra il 2003 e il 2009, mentre invece “Hereafter” è la conferma ulteriore della lucidità dello sguardo d’autore che accompagna l’81enne regista. Un film che si pone l’interrogativo (arduo da dipanare) su cosa ci sia dopo la morte seguendo tre vicende distinte che alla fine si fondono nel finale. Un sensitivo che è in grado di parlare coi morti, una giornalista francese uscita dal coma in seguito ad un terribile tsunami, uno studente che ha perso l’amato fratello gemello in un incidente stradale. Ognuno dei protagonisti è interessato a scoprire cosa ci attenda dopo la morte. Un argomento delicato e spinoso, al quale il pubblico mostra sovente d’essere refrattario, ma che non ha spaventato Clint, ancora una volta capace di donarci un emozionante gioiello. Ed emerge pure la capacità di Eastwood di narrare pacatamente i fatti, un modo di fare cinema cui gli spettatori sembrano proprio essersi disabituati.

 

J. EDGAR
(J. Edgar)
Usa 2011, 137’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Leonardo DiCaprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Josh Lucas, Judi Dench, Damon Herriman, Dylan Burns, Ed Westwick, Stephen Root.
Video: 2.40:1 1920x1080p/AVC MPEG-4
Audio: Inglese DTS-HD Master Audio 5.1
             Italiano, Spagnolo, Francese Tedesco, Portoghese Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 24,90
Possiamo affermare senza timore che da almeno una decina d’anni Clint Eastwood non sbaglia un film, anzi le sue opere come regista (sporadicamente ormai si propone quale interprete) sono andate migliorando come il buon vino che invecchia. Il biopic “J. Edgar” non viene meno a questo assunto anche se la materia trattata può apparire più ostica alle nostre latitudini. J. Edgar Hoover, il creatore dell’Fbi nel 1924, è stato personaggio al centro di controverse pagine della storia americana del secolo scorso perché l’esclusivo potere donatogli dal suo prestigioso incarico (è stato capo del Federal Bureau of Investigation per 50 anni) gli ha permesso di tenere sotto controllo gli Usa per un lungo arco di tempo; anche quando, nell’adoperarsi contro coloro che scalfivano l’”American Way of Life”, il suo comportamento non è stato del tutto irreprensibile (celebri i suoi dossier costruiti ad arte per screditare persone ritenute ‘scomode’). Un film d’autore indubbiamente, ma di difficile lettura perché all’inizio appare come una grande epopea della società americana mentre nel finale tutto il pathos si diluisce in una privata e disperata storia d’amore (si paventava l’omosessualità di Hoover, Clint la esplicita), senza riuscire mai ad emozionare veramente lo spettatore come era accaduto per film come “Mystic River”, “Million Dollar Baby”, “Lettere da Iwo Jima”, “Gran Torino” o “Invictus”. Leonardo Di Caprio offre una prova magistrale nei panni di colui che ha attraversato la storia americana (e ben otto presidenti): prima giovane ambizioso nell’America proibizionista, poi uomo maturo dalla reputazione irreprensibile e inattaccabile, ossessionato dalla sicurezza del Paese, infine anziano e fragile nel suo privato. La qualità video è ineccepibile sebbene le immagini siano calata in atmosfere cupe. Extra: “J. Edgar: The Most Powerful Man in the World”.

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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(immagini per cortese concessione di Warner Bros. Pictures Italia)