Musica

CD-Teca Ideale: Velvet Underground & Nico

 

“The Velvet Underground & Nico” è il primo album della band rock ‘cult’ statunitense dei Velvet Underground, registrato con la collaborazione vocale della cantante tedesca Nico e pubblicato nel 1967 dall’etichetta Verve Records.

 

 

 

Inizialmente passato inosservato, con il trascorrere degli anni il disco – universalmente noto a tutti come «l’album della banana», per la celebre copertina ideata da Andy Warhol – è diventato uno dei più influenti ed acclamati di ogni tempi nel Rock. La rivista ‘Rolling Stone’ ha inserito il disco al 13º posto nella sua classifica dei Migliori 500 Album della storia, mentre nel 2006 ‘The Observer’ lo ha dichiarato primo tra i 50 Album che hanno cambiato la Musica. In occasione del 45° anniversario dall’uscita di questa pietra miliare Universal ha pubblicato una interessante Deluxe Edition a due dischi. Nell’originale edizione del disco la banana che campeggia in primo piano nella cover si poteva ‘sbucciare’ del suo rivestimento di plastica gialla e lasciare il ‘frutto’ nudo di colore rosa: un’opera che a tutti gli effetti rappresentava un quadro di Andy Warhol. In sostanza si è trattato di uno dei primi e più significativi esempi di arte applicata alla grafica di un disco, una delle icone più conosciute della storia dell’arte associate alle più belle pagine della musica. Il disco, poi, non a caso si è trasformato successivamente in uno dei riferimenti principali per le band del Punk, della New Wave e perfino del Post-Rock. L’album usciva nel 1967, sotto la supervisione produttiva di Andy Warhol, ma pare fosse pronto già da un anno ed il ritardo nella pubblicazione sia dipeso dalle perplessità suscitate negli executiver della MGM dalla cruda veridicità dei testi oltre che da problematiche d’ordine tecnico legate proprio a quella banana sbucciabile. Ernesto Assante e Gino Castaldo nel loro libro “Blues, Jazz, Rock, Pop – Il Novecento Americano (edito da Einaudi) così aprono il capitolo dedicato ai Velvet Underground: «È singolare quanto sia ancora oggi resistente il mito dell’ottimismo positivo ed esuberante degli anni Sessanta, considerando che molte delle musiche del tempo erano precocemente amare, contraddittorie, autolesioniste, tutt’altro che concilianti. D’altra parte l’irriverenza delle Mothers of Invention di Zappa aveva irreversibilmente minato l’innocenza del rock. Hendrix e Morrison avevano evocato dèmoni inquietanti e ambigui. Eppure mancava ancora un tassello che rappresentasse il cinismo metropolitano e cosmopolita di New York, la sospensione del pensiero etico, la sofisticata modernità degli incroci artistici di quella che stava diventando la più avanzata capitale del mondo occidentale. Questo tassello mancante prese un nome ispirato da un racconto erotico, “Velvet Underground”, ovvero il gusto acido della perdizione, la tossica bellezza dei bassifondi dell’anima, la violenza in bianco e nero della poesia mista ai profetici bagliori di una nuova era glaciale». I Velvet Underground sono stati degli autentici precursori, anticipando di una decina d’anni le linee guida della rivoluzione Punk. Sono avanti con i tempi quando propongono uno show multimediale, “The Exploding Plastic Inevitable“, sotto la supervisione del demiurgo Andy Warhol. Il loro disco è stato tra i primi a mescolare rock e blues, psichedelia e avanguardia, a condurre in porto una decostruzione rumorosa del rock con sonorità spigolose e (appunto) ‘underground’, e raccontare storie violentemente urbane per il tramite di testi iperrealistici. Tutti facevano parte della Factory, ‘officina workshop’ ideata da Warhol nella quale si intrecciavano le disparate, avanguardistiche e sperimentali, forme d’arte (dalla pittura al cinema) della Grande Mela. Per questo album di debutto Lou Reed, John Cale, Sterling Morrison (scomparso il 30 agosto 1995 per un linfoma, due giorni dopo il suo cinquantatreesimo compleanno) e Maureen Tucker – ex-studenti, e musicisti quasi per caso ad eccezione di Cale che era giunto a New York dal Galles per mettersi al servizio del compositore La Monte Young – unirono le loro forze con la tedesca Christa Paffgen, in arte Nico (venuta a mancare il 18 luglio 1988 pochi mesi prima di compiere cinquant’anni), modella, attrice (aveva avuto una particina pure ne “La Dolce Vita” di Federico Fellini) e cantante dalla vocalità roca e dalla personalità carismatica. Quando ancora non li conosce nessuno si esibiscono al Café Bizarre, nel Greenwich Village, nel cuore dei luoghi deputati del fenomeno Folk newyorkese. I testi di Lou Reed hanno una valenza letteraria diversa da quella di Bob Dylan, ma comunque pregnante; parlano di droga e sesso, e in tanti li giudicano scandalosi. Lou Reed e Sterling Morrison conducono le danze col suono delle loro chitarre e su queste si insinuano le digressioni  strumentali di John Cale (viola, pianoforte, basso), il vocalismo magnetico della ‘chanteuse’ Nico e il drumming della più celebrata batterista donna, Maureen Tucker. Musicalmente il disco si compone di un mix di pop e di sperimentalismi ‘avant garde’, per larghi tratti equivalente a ciò che Warhol andava facendo con la sua Pop Art: prendere immagini della quotidianità corrente e riprodurle all’infinito (spesso distorcendole nelle diverse tonalità di colore) in tutte le possibili declinazioni (conoscerete certamente tutti il ‘lavoro’ svolto sulla lattina della zuppa Campbell o sull’immagine iconica di Marilyn Monroe). L’album dei Velvet Undergrond assecondava i termini artistici indicati dal loro mentore attraverso la musica e le liriche. L’obbiettivo primario era quello di contribuire ad alterare la percezione e la comprensibilità della Pop Art da parte della gente. Disse Brian Eno a proposito di questo disco: «Il primo album dei Velvet Underground ha venduto alla sua uscita solo diecimila copie, ma ognuno di quelli che lo hanno comperato ha poi formato una band». È lunghissima la lista di coloro che sotto il profilo artistico sono in qualche maniera debitori nei confronti dei Velvet: Patti Smith, Television, Talking Heads, Stooges, Mc5, Joy Division, R.E.M., Sonic Youth, Feelies, Hüsker Dü, Bauhaus, Psychedelic Furs, Only Ones, Fall. Ogni brano che vi è presente ha le stimmate del capolavoro, del gioiello prezioso che assieme ad altri concorre a rendere l’intero disco un lavoro imperdibile, tale da risultare in definitiva uno dei dischi più innovativi e seminali del suo tempo ed una delle pietre miliari assolute della Storia del Rock. Non solo, relativamente al gruppo vale la pena aggiungere che si è trattato di uno dei più folgoranti esordi discografici di sempre. Ci sono brani sperimentali (“European Son”), ballate ‘acide’ quali “Femme Fatale” o “Venus in Furs”, due autentiche perle fondamentali quali “Heroin” eI’mWaiting for the Man” che – sembra – Lou Reed avessi scritto fin dal 1965 e ad una prima lettura erano stati interpretati come espressione di un folk acido e distonico, de(generato) da incubi metropolitani e fuori dai canoni allora correnti. Reed canta di eroina e di perversioni sessuali, con toni tenebrosi. Il brano d’apertura, “Sunday Morning” (originariamente composta per Nico ma cantata da Lou Reed con intonazione femminea), intrisa di malinconia, con i suoi versi accende immediatamente la scintilla dell’inquietudine: “Sunday morning/Brings the dawn in/It’s just a restless feeling/By my side/Early dawning/Sunday morning/It’s just the wasted years”. Non è esattamente quello che il pensiero comune della gente all’epoca associasse con naturalezza all’idea di ‘domenica mattina’. La successiva “Waiting For The Man” (in cui viene descritto il rapporto con gli spacciatori di droga), con Lou ancora al proscenio, è un rock’n’roll scarno e trasfigurato, con un incedere ritmico ossessivo e ripetitivo; un ‘must’ assoluto. Segue l’aire melodico e suadente, vagamente retrò, di “Femme Fatale“, affidata alla voce incantevole di Nico. “Venus In Furs” è un altro capolavoro, probabilmente il più cristallino del disco, dal sapore psichedelico e apocalittico, condotto dal suono della viola elettrica di John Cale e con il pacato vocalismo di Lou Reed a tratteggiare angosciosi scenari. “Heroin” è il brano più celebre del lotto, per intero attribuibile alla vena dissacrante di Reed, un meraviglioso episodio di post-Rock. “Black Angel Death Song” è introdotta dal suono della viola di Cale, fa leva su note graffianti, ipnoticamente ripetitive e atonali, sulle quali si collocano le liriche in forma libera di poesia recitate/cantate da Lou Reed: “The myriad choices of his fate/Set themselves out upon a plate/For him to choose what had he to lose”. Una forma espressiva – nel mescolare poesia e musica – che un decennio dopo avrebbe avuto quali validi interpreti Patti Smith e Jim Carroll. “Run, Run, Run” sembra avere un ritmo beat, “All Tomorrow’s Parties” è una filastrocca dark mentre “European Son” ha piglio free-jazz. La storia dei Velvet Underground è durata un quinquennio e si è dissolta quando Lou Reed ha deciso di intraprendere una carriera solista.L’edizione da poco pubblicata per il 45° Anniversario si compone come segue (per il dettaglio guardare in fondo): Il primo CD contiene l’album originale completamente rimasterizzato ed integrato dalle versioni ‘alternate’ di quattro brani (“All Tomorrow’s Parties” in due differenti versioni, una ‘alternate single voice version’ ed un’altra ‘alternate instrumental mix’, “European Son”, “Heroin” e “I’ll Be Your Mirror”). Il secondo disco riporta le versioni (nove degli undici brani) dell’acetato assemblato nelle session di registrazione al Scepter Studios il 25 aprile 1966, più sei brani inediti frutto di registrazioni tenute dalla band ancor prima alla Factory, il 3 gennaio ’66 (“Crackin’ Up/Venus In Furs”, “Heroin”, “There She Goes Again”, in due differenti esecuzioni con e senza Nico, e le rarità “Walk Alone” e “Miss Joanie Lee”). Materiale, quest’ultimo, utile a fornire una interessante prospettiva d’analisi sullo sviluppo realizzativo dell’album nell’anno e più che aveva preceduto la sua pubblicazione (avvenuta il 12 marzo 1967).
Nota Bene: Nel 2002, la Universal aveva pubblicato una ‘Deluxe Edition’ del disco in 2 CD che comprende sia la versione stereo che mono dell’intero album, insieme a cinque canzoni prese dall’LP di Nico “Chelsea Girl” (“Little Sister”, “Winter Song”, “It Was a Pleasure Then”, “Chelsea Girls” e “Wrap Your Troubles in Dreams”, tutte canzoni scritte da membri dei Velvet Underground) e le versioni su singolo di “All Tomorrow’s Parties”, “I’ll Be Your Mirror”, “Sunday Morning” e “Femme Fatale”.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

VELVET UNDERGROUND

The Velvet Underground & Nico – Deluxe Edition
Polydor/Universal, 2012

TrackList:
DISC ONE
The Velvet Underground & Nico (Stereo Version)
Originally issued as Verve V6-5008, March 1967
01. Sunday Morning [2:56]02. I’m Waiting for the Man [4:39]03. Femme Fatale [2:38]04. Venus in Furs [5:12]05. Run Run Run [4:23]06. All Tomorrow’s Parties [5:59]07. Heroin [7:13]08. There She Goes Again [2:41]09. I’ll Be Your Mirror [2:14]10. The Black Angel’s Death Song [3:11]11. European Son [7:47]Alternate Versions:
12. All Tomorrow’s Parties (alternate single voice version) [5:57]13. European Son (alternate version) [9:06]14. Heroin (alternate version) [6:17]15. All Tomorrow’s Parties (alternate instrumental mix) [5:51]16. I’ll Be Your Mirror (alternate mix) [2:20]

 

DISC TWO
Scepter Studios Sessions:
Acetate cut on April 25,1966
01. European Son (alternate version) [9:02]02. The Black Angel’s Death Song (alternate mix) [3:16]03. All Tomorrow’s Parties (alternate version) [5:53]04. I’ll Be Your Mirror (alternate version) [2:11]05. Heroin (alternate version) [6:16]06. Femme Fatale (alternate mix) [2:36]07. Venus in Furs (alternate version) [4:29]08. Waiting for the Man (alternate version) [4:10]09. Run Run Run (alternate mix) [4:23]The Factory Rehearsals:
January 3, 1966 rehearsal, previously unreleased.
10. Walk Alone [3:27]11. Crackin’ Up/Venus In Furs [3:52]12. Miss Joanie Lee 11:49]13. Heroin [6:14]14. There She Goes Again (with Nico) [2:09]15. There She Goes Again [2:56]