CARAVANSERAI dei Santana in Vinile
ARTISTA: SANTANA
TITOLO: Caravanserai
ETICHETTA: Columbia/Legacy/Sony Music
ANNO: 1972
Dopo il folgorante esordio al Festival di Woodstock del 16 agosto del 1969, che permise ai Santana di farsi conoscere in tutto il mondo, dopo un trittico impareggiabile di album (“Santana”, “Abraxas” e “Third”, pubblicati tra il maggio 1969 e il settembre 1971) che hanno definito i contorni e le peculiarità del sound Latin Rock, arrivava nell’ottobre 1972 “Caravanserai”, ad inaugurare una nuova, fortunata ed acclamata fase della carriera, dal sapore Latin-Jazz, dell’eccezionale chitarrista messicano.
Era esattamente il momento in cui il gruppo dei Santana finiva di essere una band a tutto tondo per trasformarsi nello strumento dell’espressione (spirituale prima che artistica) del suo leader indiscusso. Il quale, nell’ampliare e universalizzare il suo linguaggio musicale, subì il fascino di gente come John Coltrane e Miles Davis e assorbì influenze Reggae, Funk, Gospel, brasiliane. Nuovi straordinari musicisti si aggiunsero all’ensamble, come Chester Thompson, Tom Coster (alle tastiere) e il fenomenale percussionista cubano Armando Peraza. I dischi prodotti in successione a seguire “Caravanserai”, “Welcome” e il ‘Live’ “Lotus”, sancirono senza ombra alcuna lo status raggiunto dal chitarrista in ambito Latin-Jazz, testimoniato pure dalla considerazione e dall’ammirazione dei grandi protagonisti della scena dell‘epoca (con in testa Alice Coltrane, McCoy Tyner, John McLaughlin e Wayne Shorter). La magica alchimia sprigionata dal suono unico e riconoscibilissimo dello strumento di Carlos, il chitarrismo lirico, si combinava alla perfezione con l’organo Hammond, con le percussioni afro-cubane, con un basso e una batteria educati al Jazz-Rock, dando così vita ad una miscela esplosiva di Blues, Rock, Latin, Salsa, Jazz e Soul; un mix di spiritualità e di sensualità non scevro da sperimentalismi marcati. L’inizio dell’avventura, l’irresistibile ascesa della trance’n’dance music dei Santana e il loro successo inarrestabile si era concretizzata nel ’70, dopo la travolgente esibizione a Woodstock (con le trascinati “Soul Sacrifice” e “Evil Ways”) quando le classifiche di vendita americane dei singoli furono dominate da pezzi diventati famosissimi in tutto il mondo come “Black Magic Woman”, “Oye Como Va” e “Samba Pa Ti”, tutti contenuti in “Abraxas” che è ancora oggi il loro capolavoro indiscusso, un classico per chiunque si avvicini alla molteplicità espressiva del Rock. Carlos Santana è un chicano, ovvero un americano di origine messicana, ed è da sempre persona gentile e generosa, che è stato tra i massimi artefici della divulgazione della musica Afro-Cubana nel mondo; e lui un musicista unico e rispettato ovunque si sia esibito e da chiunque con cui si sia esibito. È considerato un’icona ed un eroe del Terzo Mondo e dappertutto ha raccolto riconoscimenti e consensi, come quando, il 21 marzo 1992, nell’arena della cittadina di Tijuana, al confine tra Messico e Stati Uniti, in prossimità della California, si tenne un concerto del ‘figliol prodigo’ più celebre, Carlos Santana, che faceva il suo rientro a casa – dopo essersene allontanato nel 1963 per inseguire i suoi sogni di musicista – con un evento dinanzi ad una platea di 17mila spettatori in venerazione composta principalmente dalla sua gente: messicani che si identificavano con il musicista messicano più famoso al mondo nelle tre ore di un concerto intenso, coinvolgente e indimenticabile. E Carlos è anche presente sul mitico ‘Calendario de la raza’, pittura che raffigura tutte le più importanti e carismatiche figure dell’universo Latino. La sua formazione artistica era maturata all’ascolto del Blues suonato dai musicisti neri americani, la sua musica resa ‘visibile’ dall’impegno di un promoter eclettico e valente come Bill Graham in quel di San Francisco, e dal supporto di un nucleo di musicisti affiatati e di derivazione eterogenea (Gregg Rolie, Michael Shrieve, David Brown, José ‘Chepito’ Areas e Michael Carabello). I Santana furono ignorati, sottovalutati, dalla critica eppure furono popolarissimi in tutto il mondo. Se una critica può essere mossa al sound debordante dei Santana è quella di aver troppo spesso ceduto alle lusinghe di un Pop di facile ed immediato consumo, che ha gettato qualche ombra sull’indiscussa qualità del loro sound. Oggi Carlos Santana, ancora sulla breccia ma senza più lo spessore per influenzare d’un tempo, manda avanti la sua leggenda, il marchio di fabbrica della sua musica impareggiabile. Alla fine del 1971 il chitarrista, dopo quei tre basilari dischi, sentiva di essere giunto ad un bivio, si sentiva svuotato spiritualmente e fisicamente ed avvertiva il bisogno di dare una svolta alla sua musica. In quell’anno, in realtà, ad essere in crisi non fu solo Santana ma l’intero mondo del Rock orfano di grandi che se ne erano andati (Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison) o di altri che si erano sciolti (i Beatles); insomma sembrava proprio che la musica che aveva alimentato i sogni di quella generazione fosse giunta ad un punto di non ritorno. Carlos Santana, al centro di una crisi musicale e personale e di certo non invaghito dalla enorme quantità di denaro e dalla popolarità che allora gli piovevano addosso, alla ricerca di nuovi
stimoli, sul finire del fatidico 1971 provò a formare un supergruppo con Buddy Miles (divenuto celebre per aver preso parte al progetto Band of Gypsies con Hendrix), Sly Stone, Neal Schon e altri validissimi session man, per una jam live ad un concerto di capodanno alle Hawaii, tra riff, assolo e sperimentazioni varie. Da qui nacque l’idea per l’album “Carlos Santana and Buddy Miles! Live!”, un disco nebuloso ed imperfetto (ma che comunque fu un successo di vendite vendendo più di un milione di copie) che non convinse Carlos, sia perché prevalentemente dominato dal drumming e dalla vocalità cavernosa di Buddy sia per la quasi totale assenza del tocco chitarristico di Santana. Ma l’esperienza transitoria rappresentò per il chitarrista, alla ricerca di una sua nuova identità musicale, il dischiudersi di nuovi orizzonti verso il jazz-rock, e di fatto veniva sancito lo scioglimento (non proprio formale) della formazione originaria de gruppo, ma il nome Santana non spariva, semplicemente cambiavano gli interpreti. In pratica solo il giovane e musicalmente dotato Michael Shrieve rimase con lui, poiché, fondamentalmente era un batterista jazz che suonava il rock, e fu lui a fargli conoscere la musica di Miles Davis, John Coltrane, Pharoah Sanders e Archie Shepp. Carlos aveva cominciato ad interessarsi di chitarrismo jazz grazie alla passione che nutriva per l’ungherese Szabo e per Chico Hamilton, ma l’ascolto dei dischi di Davis e Coltrane, per bellezza estetica e intensità spirituale, lo influenzarono definitivamente. Carlos e Michael andarono a condividere il pensiero spirituale di John Coltrane: «Nella sua visione di Dio, Coltrane vide l’unità di tutte le persone e le cose. Riteneva che fossero egualmente importanti tutti i sentieri che portavano alla verità ultima e assoluta. Era convinto che l’umanità, la sua musica, il mondo materiale e Dio fossero una cosa sola e che la sua vita fosse governata dal sentimento di unità. Credeva che scoprire questo insieme dovesse essere la migliore speranza dell’uomo». Intorno a Carlos e Shrieve iniziò a muoversi una nutrita schiera di musicisti, anche i vecchi componenti dei Santana indecisi se
dare fiducia o meno al nuovo corso voluto dal leader, in un percorso artistico tutto da plasmare, da definire, che venne chiamato ‘caravanserai’ (caravanserraglio). “Caravanserai” venne pubblicato nell’ottobre del 1972 – quarto album della discografia dei Santana – e, come detto, ha rappresentato una svolta significativa nella discografia di Carlos Santana, se confrontato con i tre fondamentali album che lo hanno preceduto. La prima e più evidente delle caratteristiche è la presenza di brani e parti strumentali maggiori rispetto a quelli cantati, introspezione mista a meditazione spirituale, ad indicare una crescente complessità della struttura musicale a vantaggio di un ‘sentire’ più jazz che rock, seppur permeato di influenze latine; in sostanza si trattò di un jazz fusion latino. Non tutto il popolo dei Santana apprezzò questo cambiamento tanto che il loro successo e la loro popolarità ebbero una certa flessione. Il disco non convinse affatto al primo approccio – “Caravanserai” raggiunse comunque in quel 1972 il #8 nella chart americana di Billboard, il #3 nei Paesi Bassi e il #10 in Norvegia -, ma alla distanza il tempo ha dato ragione alle scelte del chitarrista messicano ed oggi si può ragionevolmente affermare che, assieme ad “Abraxas”, sia stato il punto più alto raggiunto dai Santana. Un brano come la title-track, “Caravansserai”, vanta una strabiliante complessità strutturale che i fan di lungo corso hanno imparato ad apprezzare e ad amare. I segni palpabili dell’avvenuto cambiamento di rotta (e ancora più marcati in direzione di puro jazz rock) si fecero più evidenti l’anno successivo con “Love Devotion & Surrender” che Carlos condivise con John McLaughlin, altro maestro di ‘spiritualità’, leader della Mahavishnu Orchestra, un tributo a John Coltrane in cui brillano un’ambiziosa rilettura di “A Love Supreme”, testamento spirituale coltraniano, e una “Naima” in chiave acustica, ed il successivo “Welcome”. Il titolo stesso del disco, caravanserraglio, e l’immagine di copertina che l’accompagna, rappresentano una sorta di dichiarazione d’intenti metaforica e programmatica: un luogo ideale nel bel mezzo del deserto in cui approdano per una sosta rinfrancante ‘carovane’ diverse per suoni e influenze musicali. Dietro la ‘conversione’ musicale di Carlos ce n’è stata un’altra, di ordine religioso; colui che divenne il suo guru spirituale aveva il nome di Sri Chinmoy e gli era stato presentato dal chitarrista Larry Coryell e influenzò notevolmente le scelte che il chitarrista andava facendo per la sua vita privata, per quella pubblica e per il percorso artistica e professionale; Carlos aggiunse al suo nome l’estensione di Devadip. La prima facciata dell’album è stata concepita in forma di lunga suite, ogni brano legato al successivo in forma coesiva, in apertura troviamo il magnifico “Eternal Caravan Of Reincarnation” (avviato dai suoni della notte nel deserto) in
cui si distingue il sax di Hadley Caliman (curiosamente registrato al contrario), e prende forma con le sonorità del contrabbasso, del piano elettrico e di una chitarra jazzata. A chiudere la Side One la sublime “Song Of The Wind”, tra le più belle e coinvolgenti composizioni di Santana di sempre, degna di “Samba Pa Ti” se non addirittura superiore, con in primo piano il virtuosissimo duetto di chitarre di Neal Schon e dello stesso Carlos, che creava un qualcosa di (fino allora) sconosciuto e meraviglioso sulla scena musicale, assistiti dal sulfureo ma deciso suono della batteria di Michael Shrieve e dal sontuoso tappeto sonoro dell’organo Hammond; un lungo, appassionato e affascinante assolo chitarristico del leader suggella la grande qualità del pezzo. “Wave Within”, fortemente influenzata dalla musica della Mahavishnu Orchestra, è un caleidoscopio di soffici suoni che si alternano, si rincorrono e si sovrappongono prima di un magistrale assolo chitarristico. “Look Up (to See What’s Coming Down)” è pezzo latinfunky ritmato e incalzante ispirato da Sly Stone, War e Tower Of Power, mentre il suggestivo “Just In Time To See The Sun”, ritmico e percussivo, è il primo, delicato brano cantato di “Caravanserai”. La lunga “All the Love of the Universe” (7’40”) apre la facciata Due ed è un crescendo di coralità e di strumenti dall’impronta flamenco, con Carlos che ricama quei riff latini dolci e melodici e Rolie e Schon impegnati in infuocati assolo; la voce di Santana si avvale del controcanto di Rico Reyes. “Future Primitive”, intinta di atmosfere rarefatte, e “La Fuente Del Ritmo”, strutturata come una ‘descarga’ cubana, sono dominati dalle continue improvvisazioni dal sapore di jam-session delle tante ed elettrizzanti percussioni (timbales, congas, bongos, castanets) di Armando Peraza, José Chepito Areas, James Mingo Lewis e di Shrieve, su cui si innestano il pregevole lavoro pianistico ed alcune delle più incantevoli improvvisazioni di Carlos. La qualità di “La Fuente Del Ritmo” contribuì sostanzialmente a sdoganare i Santana come gruppo latin jazz. Tra le nuove sonorità cui Shrieve aveva introdotto Carlos c’era pure la musica brasiliana e si spiega così la presenza su “Caravanserai” di “Stone Flower”, un pezzo ritmico composto da Antonio Carlos Jobin che il chitarrista ha voluto incidere ed inserire nel suo repertorio; nell’interpretazione dei Santana il brano ha toni suadenti ed un incedere dal ritmo vibrante con il sostegno della cuica, singolare strumento a percussione della tradizione brasiliana. A chiudere la seconda facciata, e quindi il disco tutto, troviamo “Every Step Of The Way”, scritta da Michael Shrieve, una conclusione ‘mistica’ con la tromba
di Tom Harrell (e una sezione fiati impeccabile) a dominare i sensi di chi ascolta. Va aggiunto che l’album è stato l’ultimo dei Santana con la presenza del tastierista Gregg Rolie e Neal Schon nella formazione; i due, insoddisfatti della direzione presa, andarono a fondare i Journey pochi mesi dopo. Questi furono gli addii più eclatanti, però all’epoca si registrò pure l’addio del bassista originale della band, David Brown (sostituito da Doug Rauch e Tom Rutlay), e di Mike Carabello, il percussionista, sostituito dall’immenso Armando Peraza. Per tutti, Rolie e Schon compresi, ci furono effettivamente dissapori con il leader carismatico del gruppo sulla strada musicale da seguire: rimanere ancorati al sound che in tre anni li aveva resi celebri in tutto il mondo oppure imboccare nuove direzioni artistiche. Nel 1998, la Sony Music Entertainment, ha pubblicato in Giappone una versione di “Caravanserai” in formato SACD, nel 2003, invece, è stata la volta d’una versione CD dell’album, rimasterizzata per una migliore qualità audio. “Caravanserai” è un disco emozionante e complesso che, come detto, condivide con “Abraxas” il titolo di miglior album dei Santana; sicuramente è tra le cose migliori in assoluto proposte sulla scena musicale nei primi anni Settanta e capace di reggere il confronto con i contemporanei lavori di Miles Davis e della Mahavishnu Orchestra. Circondato da musicisti superlativi Carlos Santana riusciva a far vibrare le menti e i cuori degli ascoltatori trasmettendo emozioni profonde con il suono puro e meditativo della sua chitarra. Da sottolineare – attenzione! – come l’amalgama ed il fluire della prima facciata del disco, contrapposta (volutamente) alla seconda (più tradizionale nella successione dei brani e in cui questi hanno atmosfere completamente diverse) si riesca a cogliere nella sua completezza e nelle sue sfumature, solo dall’ascolto del vinile, poiché il formato in CD è giocoforza obbligato a separare le tracce per ragioni tecniche. Fate tesoro di questa mia indicazione.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Columbia/Legacy/Sony Music)
Caravanserai – Santana (1972) [51:21] [catalogo N° 1-9075-81764-1]Tracklist (LP):
Side One
1. Eternal Caravan of Reincarnation (Rutley/Schon/Shrieve) – 4:28
2. Waves Within (Rauch/Rolie/Santana) – 3:54
3. Look Up (to See What’s Coming Down) (Rauch/Rolie/Santana) – 3:00
4. Just in Time to See the Sun (Rolie/Santana/Shrive) – 2:18
5. Song of the Wind (Rolie/Santana/Schon) – 6:04
Side Two
1. All the Love of the Universe (Santana/Schon) – 7:40
2. Future Primitive (Areas/Lewis) – 4:12
3. Stone Flower (Jobim/Santana/Shrieve) – 6:15
4. La Fuente del Ritmo (Lewis) – 4:34
5. Every Step of the Way (Shrieve) – 9:05
Tracklist e dettaglio musicisti presenti:
01 – Eternal Caravan of Reincarnation (Rutley/Schon/Shrieve) – 4:28
Carlos Santana: percussion
Neal Schon: guitar
Michael Shrieve: drums
Tom Rutley: acoustic bass
James Mingo Lewis: percussion
Wendy Haas: piano
Hadley Caliman: saxophone intro
02 – Waves Within (Rauch/Rolie/Santana) – 3:54
Carlos Santana: lead guitar
Michael Shrieve: drums
Jose “Chepito” Areas: timbales
Gregg Rolie: organ
Douglas Rauch: bass, guitar
Douglas Rodrigues: guitar
James Mingo Lewis: congas
03 – Look Up (to See What’s Coming Down) (Rauch/Rolie/Santana) – 3:00
Carlos Santana: lead guitar
Neal Schon: guitar
Michael Shrieve: drums
Jose “Chepito” Areas: timbales
Gregg Rolie: organ
Douglas Rauch: bass, guitar
James Mingo Lewis: congas
04 – Just in Time to See the Sun (Rolie/Santana/Shrive) – 2:18
Carlos Santana: lead guitar
Neal Schon: guitar
Michael Shrieve: drums
Jose “Chepito” Areas: timbales
Gregg Rolie: organ
Douglas Rauch: bass
James Mingo Lewis: congas
05 – Song of the Wind (Rolie/Santana/Schon) – 6:04
Carlos Santana: lead guitar
Neal Schon: guitar
Michael Shrieve: drums
Jose “Chepito” Areas: timbales
Gregg Rolie: organ
Douglas Rauch: bass
James Mingo Lewis: congas
06 – All the Love of the Universe (Santana/Schon) – 7:40
Carlos Santana: guitar, vocals
Neal Schon: guitar
Michael Shrieve: drums
Jose “Chepito” Areas: timbales
Gregg Rolie: organ, piano
Tom Rutley: acoustic bass
Douglas Rauch: bass
James Mingo Lewis: congas
Rico Reyes: vocals
Lenny White: castanets
07 – Future Primitive (Areas/Lewis) – 4:12
Michael Shrieve: additional music
Jose “Chepito” Areas: congas, timbales
James Mingo Lewis: congas, bongos
08 – Stone Flower (Jobim/Santana/Shrieve) – 6:15
Carlos Santana: lead guitar, percussion
Neal Schon: guitar
Michael Shrieve: drums
Jose “Chepito” Areas: bongos
Gregg Rolie: organ
Tom Rutley: acoustic bass
James Mingo Lewis: percussion, congas
Armando Peraza: percussion
Wendy Haas: piano
09 – La Fuente del Ritmo (Lewis) – 4:34
Carlos Santana: lead guitar
Neal Schon: guitar
Michael Shrieve: drums
Jose “Chepito” Areas: timbales
Tom Rutley: acoustic bass
James Mingo Lewis: percussion, congas, acoustic piano
Tom Coster: electric piano
10 – Every Step of the Way (Shrieve) – 9:05
Carlos Santana: guitar
Neal Schon: guitar
Michael Shrieve: drums
Jose “Chepito” Areas: timbales
Gregg Rolie: organ
Tom Rutley: acoustic bass
James Mingo Lewis: congas
Tom Harrel: orchestra arrangement
Line Up:
Carlos Santana: lead guitar (02,03,04,08,09), guitar (05,06,10), vocals (06), percussion (01,08)
Neal Schon: guitar (01,03,04,05,06,08,09,10)
Michael Shrieve: drums (01,02,03,04,05,06,08,09,10), additional music (07)
Jose “Chepito” Areas: congas (07), timbales (02,03,04,06,07,09,10), bongos (08)
Gregg Rolie: organ (02,03,04,05,06,08,10), piano (06)
Tom Rutley: acoustic bass (01,06,08,09,10)
Douglas Rauch: bass (02,03,04,05,06), guitar (02,03)
Douglas Rodrigues: guitar (02)
James Mingo Lewis: percussion (01,08,09), congas (02,03,04,05,06,07,08,09,10), bongos (07), vocals (06), acoustic piano (09)
Armando Peraza: percussion (08), bongos (09)
Wendy Haas: piano (01,08)
Hadley Caliman: saxophone intro (01)
Rico Reyes: vocals (06)
Lenny White: castanets (06)
Tom Coster: electric piano (09)
Tom Harrel: orchestra arrangement (10)
Discografia dei Santana:
Album in studio
1969 – Santana (Columbia/Sony Music, 1969)
1970 – Abraxas (Columbia/Sony Music, 1970)
1971 – Santana 3 (Columbia/Sony Music, 1971)
1972 – Caravanserai (Columbia/Sony Music, 1972)
1973 – Welcome (Columbia/Sony Music, 1973)
1974 – Borboletta (Columbia/Sony Music, 1974)
1976 – Amigos (Columbia/Sony Music, 1976)
1976 – Festival (Columbia/Sony Music, 1976)
1977 – Moonflower (Columbia/Sony Music, 1977)
1978 – Inner Secrets (Columbia/Sony Music, 1978)
1979 – Marathon (Columbia/Sony Music, 1979)
1981 – Zebop! (Columbia/Sony Music, 1981)
1982 – Shangó (Columbia/Sony Music, 1982)
1985 – Beyond Appearances (Columbia/Sony Music, 1985)
1987 – Freedom (Columbia/Sony Music, 1987)
1990 – Spirits Dancing in the Flesh (Columbia/Sony Music, 1990)
1992 – Milagro (Columbia/Sony Music, 1992)
1999 – Supernatural
2002 – Shaman
2005 – All That I Am
2010 – Guitar Heaven: The Greatest Guitar Classics of All Time
2012 – Shape shifter
2014 – Corazón
2016 – Santana 4
Album dal vivo
1973 – Carlos Santana & Buddy Miles! Live! (Columbia/Sony Music, 1973)
1974 – Lotus (Columbia/Sony Music, 1974)
1993 – Sacred Fire: Live in South America
1997 – Santana Live at the Fillmore
2007 – The Very Best of Santana (Live in 1968)
2009 – The Woodstock Experience
2014 – Corazón – Live from Mexico: Live It To Believe It
Raccolte
1974 – Santana’s Greatest Hits (Columbia/Sony Music, 1974)
1978 – 25 Hits, CBS (Columbia/Sony Music, 1978)
1986 – Viva! Santana — The Very Best
1986 – The Very Best of Santana vols 1 & 2
1988 – Viva Santana!
1990 – The Very Best of Santana
1991 – The Best of Santana
1992 – The Definitive Collection
1995 – Dance of the Rainbow Serpent
1995 – Love Songs
1996 – The Very Best of Santana
1997 – Summer Dreams – The Best Ballads of Santana
1997 – The Ultimate Collection
1998 – The Best of Santana
1998 – Best Instrumentals
1999 – Best Instrumentals Vol. 2
2000 – The Best of Santana Vol. 2
2002 – The Essential Santana
2003 – Relaxin’ With Santana
2003 – Ceremony: Remixes & Rarities
2007 – Ultimate Santana
2008 – Multi-Dimensional Warrior
Singoli
1969 – Jingo #56 US
1970 – Evil Ways #9 US
1971 – Black Magic Woman #4 US
1971 – Everybody’s Everything #12 US
1971 – Oye como va #13 US
1972 – No One to Depend On #36 US
1974 – Samba pa ti #27 UK
1976 – Let It Shine #77 US
1977 – She’s Not There #27 US, #11 UK
1978 – Well All Right #69 US
1979 – One Chain (Don’t Make No Prison) #59 US
1979 – Stormy #32 US
1980 – You Know That I Love You #35 US
1981 – Winning #17 US
1981 – The Sensitive Kind #56 US
1982 – Hold On #15 US
1982 – Nowhere to Run #66 US
1985 – Say It Again #46 US
1999 – Smooth (con Rob Thomas) #1 US, #3 UK (arrivato in classifica nel 2000)
2000 – Maria Maria (con The Product G&B) #1 US, #6 UK
2002 – The Game of Love (con Michelle Branch) #5 US, #16 UK
2004 – Why Don’t You & I (con Chad Kroeger ed Alex Band) #8 US
2005 – I’m Feeling You (con il duo The Wreckers) #55 US
2005 – Illegal (con Shakira)
2005 – Just Feel Better (con Steven Tyler)
2006 – Cry Baby Cry (con Sean Paul & Joss Stone) #71 UK
2007 – Into the Night (con Chad Kroeger)
2008 – This Boy’s Fire (con Jennifer Lopez e Baby Bash)
2008 – Fuego en el fuego (Eros Ramazzotti featuring Carlos Santana)