Musica

BUENA VISTA SOCIAL CLUB & OMARA PORTUONDO: LA LEGIONE CUBANA

 

 

 

Appuntamento prestigioso il prossimo 18 luglio nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma dove, nell’ambito della rassegna Luglio Suona Bene 2013, torna l’Orquesta Buena Vista Social Club, che eredita il nome dal più famoso gruppo cubano al mondo, e fa da cornice a due autentiche figure di rilievo del movimento musicale dell’isola di Castro come Omara Portuondo e Eliades Ochoa.

Un appuntamento che è diventata una piacevole consuetudine (a scadenza fissa, quasi annuale) per il pubblico dell’Auditorium. L’ensemble di fenomenali veterani musicisti cubani denominati Buena Vista Social Club venne concepito alla fine degli anni Novanta grazie all’operazione di riscoperta condotta congiuntamente da Ry Cooder e Wim Wenders;  oggi però quasi tutti i grandi protagonisti di quell’avventura sono morti a causa dell’inesorabile trascorrere degli anni. Ma lo spirito di quell’esperienza è ancora ben vivo in coloro che oggi ne hanno ereditato il bagaglio cultural-musicale.

Cuba, il crocevia della musica del mondo, è tornata da tempo ad essere l’isola felice che solo l’embargo decretato dagli Stati Uniti 50 anni fa ne aveva affievolito la spinta musicale. Tutto era iniziato con la rivoluzione castrista del ’59 ed aveva subito il colpo di grazia nel ‘61 con la crisi politica tra Cuba e Stati Uniti denominata “della Baia dei Porci”, quando un gruppo di esuli cubani addestrati dalla CIA mise in atto un tentativo di invasione dell’isola per organizzare un sollevamento popolare contro Fidel Castro. Il fallimento dell’operazione e lo smascheramento del progetto fecero perdere agli Usa la faccia dinanzi al mondo intero, avvicinarono Fidel all’Unione Sovietica e, quando un anno dopo vennero installati a Cuba alcuni missili sovietici, questo portò gli americani a decretare un embargo commerciale totale che, per quel che ci riguarda più da vicino, ha assunto i contorni anche di embargo culturale, con l’effetto conseguente di rendere negletta la magnifica musica dell’isola agli appassionati sparsi per il mondo. Si pensi anzitutto alla nutrita comunità latino-americana degli Usa. Prima di quei fatidici eventi la musica cubana dominava incontrastata nel settore della musica tropicale. Il grande ‘appeal’ di Cuba aveva preso corpo nella seconda metà degli anni ’40 quando negli Stati Uniti nasceva lo stile cosiddetto ‘afrocubano’, dovuto alla mescolanza di bebop e sonorità latine ad opera di jazzisti americani e musicisti di origine cubana e portoricana – che all’epoca avevano una nutrita colonia nella ‘Grande Mela’ – e simbolicamente si fa risalire all’incontro tra il sassofonista Charlie Parker ed il percussionista Machito. Ma anche ad altri musicisti va ascritto il merito di aver condotto il genere al proscenio, in testa a tutti Dizzy Gillespie che nella sua band introdusse l’uso di strumenti a percussione tipici della musica cubana come congas e bongos. Con il tempo altre sonorità presero ad essere sempre più frequentate dai jazzisti come il calypso, la bossanova trasformando l’influenza latina in qualcosa di radicato nel tessuto connettivo americano. Negli anni Cinquanta c’erano i Mambo Kings e nei locali alla moda di New York la gente impazziva per i balli provenienti dai Caraibi al ritmo delle orchestre di Tito Puente, Tito Rodriguez, Celia Cruz. Saltando a piè pari tutto il contributo offerto dai vari Santana, Gloria Estefan & Co., nei Settanta poi, è stata la Salsa a trainare la voglia di ballo latino. Sul finire degli anni Novanta però si è generata una nuova frenesia ed un rinnovato interesse per la musica proveniente dall’isola cui ha contribuito in maniera determinante la felice operazione compiuta da Ry Cooder e da Wim Wenders all’Avana con la (ri)scoperta dei ‘nonnetti’ cubani, musicisti di valore dimenticati e reietti, ed il successivo film-documentario. Basti pensare come un prodotto dichiaratamente di ‘nicchia’ come “Buena Vista Social Club” – il disco prodotto e coordinato da Cooder e fortemente voluto da Nick Gold, patron della World Circuit, è stato registrato nei mitici studi Egrem dell’Avana – si è trasformato (per la bontà dei suoi contenuti) in un eccezionale successo in tutto il mondo (è diventato il disco di world music più venduto di tutti i tempi). Gente come Compay Segundo, Ibrahim Ferrer, Ruben Gonzales, Omara Portuondo (e non solo loro, ma anche tutti quelli che hanno preso parte alle session di registrazione) – tutti vetusti ma musicisti virtuosi ed interpreti immensi -, ha vissuto in pochi folgoranti anni una nuova (in alcuni casi la ‘prima’) stagione di meritatissimi successi, in capo a ballate stupefacenti e coinvolgenti, attraversando il bolero, il son più rurale cubano, ritmi dimenticati come la guajira, od altri caratteristici quali guaracha, abacuà, chagui, mambo, son montuno, descarga, con arrangiamenti puntuali e ricchi di sfumature garantiti da band con la struttura di un tempo (sezione corposa di fiati, pianoforte, basso ed una serie di strumenti tipici della tradizione come il tres, timbali, congas, bongos, maracas e gli insostituibili cori vocali). I veterani Compay Segundo, Ibrahim Ferrer e Ruben Gonzales sono scomparsi in questi ultimi anni, dopo aver assaporato il piacere sottile della popolarità internazionale, ma il testimone è stato raccolta da una nuova generazione di musicisti, degni eredi della grande tradizione, che ci lasciano intuire come un grande patrimonio musicale come quello cubano continuerà sempre ad essere ben rappresentato. In molti (io di sicuro) abbiamo imparato ad amare Omara Portuondo quando l’abbiamo conosciuta proprio nel 1999 grazie al film di Wim WendersBuena Vista Social Club”, alle prese con una intensa versione di un classico della musica cubana, “Silencio”, assieme a Ibrahim Ferrer. Loro due, uno di fronte all’altro, dietro quei microfoni così vintage degli Studi Egrem, con Ry Cooder (che del progetto è stato anima guida creativa e produttiva) lì in un angolo, mentre intorno alle loro teste volteggiava la cinepresa di Wenders a catturarne il respiro e le emozioni più intime. Omara da allora, e nonostante l’età che incalza impietosa (classe 1930, quindi 83 anni il prossimo ottobre) e che è stata fatale agli altri ‘nonnetti’ di quel progetto, è la massima ambasciatrice della musica di Cuba in tutto il mondo. Ma è da sempre, ad onta dell’oblio che ha provato a relegarla nell’anonimato (a causa dell’embargo commerciale e culturale decretato dagli Usa ai danni di Cuba fin dall’inizio degli anni Sessanta), la più rappresentativa esponente (al femminile) del vocalismo cubano (dal bolero al son fino al dazòn ed anche jazz e bossa nova). Un vero delitto artistico il non consentire ad una voce tanto bella di farsi apprezzare fuori dai confini dell’isola di Castro ed anche un riconoscimento tardivo, visto che la cantante era già stella di prima grandezza, molto conosciuta nel suo paese fin dagli anni Cinquanta, quando faceva parte del Quarteto Las D’Aida (con la sorella Haydee e con Elena Burke e Moraima Secada), composto interamente da donne (prima ancora nel ’45 si esibiva come ballerina nel mitico Havana’s Tropicana), gruppo vocale con il quale ha continuato ad esibirsi per una quindicina d’anni. Una carriera, la sua, che copre bel 60 anni di storia sebbene solo dal ’67 abbia iniziato ad esibirsi come interprete solista. La cantante, dotata di una voce calda, avvolgente, drammatica e ricca di sfumature, nell’ultimo decennio ci ha regalato alcuni dischi che esprimono lo splendore delle sue qualità: uno su tutti, “Flor de Amor”. La Passione è vita! Sì, è la passione per le cose che facciamo a farci sentire vivi, a fornirci il propellente per superare i momenti difficili e permetterci di mostrare al ‘resto del mondo’ gli aspetti più genuini della nostra personalità. Qualche volta capita che ci appassioniamo ad un disco o ad un film; ma non perché questi debbano necessariamente avere qualità indiscusse, ma più semplicemente perché, più di altri, sono la cartina tornasole di un qualcosa che alligna nel nostro spirito e che riteniamo possa ‘descriverci’. E diventa grande il piacere di trasmettere ad altri questa nostra passione convinti che riusciamo in questo modo a farci capire meglio dalle persone a cui teniamo. Una delle nostre ‘Passioni’ assolute (ed uno dei ‘dischi della vita’ per il sottoscritto) è questo delizioso album di Omara Portuondo. “Flor de Amor” è disco che emana magia e dolcissime suggestioni da ogni suo solco. È magnifico ed emozionante. Omara ha la statura delle più grandi interpreti in circolazione e c’è solo da rammaricarsi che per così tanti anni – prima di ritrovarsi a cantare in coppia con Compay Segundo nel Buena Vista Social Club – la sua voce abbia sofferto dell’embargo americano e la si sia negata alle platee internazionali. “Flor de Amor” emana magia e dolcissime suggestioni da ogni suo solco. Chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dalle atmosfere che i 14 brani – selezionati personalmente da Nick Gold, autentico deus-ex-machina del progetto di recupero e divulgazione della musica cubana – suggeriscono. Vi sentirete immediatamente trasportati indietro nel tempo di qualche decennio e vi sembrerà di trovarvi in uno di quei locali nel cuore dell’Avana dove tutto questo era ordinaria quotidianità. Canzoni d’amore (’lettere’ ad essere più precisi), bolero, canzoni della Trova Cubana e della musica campesina, estratte dal più classico (e per molti versi inedito) repertorio dell’isola. E se è vero che il vocalismo di Omara è caldo e splendido, è altresì vero che un contributo decisivo alla riuscita del progetto l’ha dato l’accurato lavoro di produzione e di arrangiamento.  Omara conquista la platea con il sorriso, la semplicità del movimento e la dolcezza dei gesti. Eliades Ochoa, l’altro protagonista della serata, all’epoca dell’incisione di “Buena Vista Social Club” era relativamente giovane al confronto dei ‘simpatici vecchietti’ che animavano il progetto di Gold, Cooder & Wenders; Eliades – fedele allo spirito originario, nel quale si mescolano senza soluzione di continuità il Son, la Guarracha, il Monturno, influenze messicane ed un magnifico intreccio di vocalismi e di chitarre acustiche – fa musica da sempre, fin da quando si arrampicava sul letto di suo padre che era fuori nei campi e sganciava la chitarra appesa al muro per strimpellare qualche motivo imparato spiando le mosse degli adulti. È l’ennesima dimostrazione di talento cristallino profuso attraverso l’esecuzioni di classici della tradizione. In conclusione (forse) è superfluo ribadire che ascoltare musica cubana – frutto dell’indomabile spirito degli abitanti di un’isola oppressa che implora attenzione -, ci può rinfrancare in ogni stagione della nostra vita. Ed il prossimo 18 luglio se ne può avere una prova.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

Orquesta Buena Vista Social Club ® feat. Omara Portuondo, Eliades Ochoa
Un evento di Luglio suona bene 2013

Giovedì  18/07/2013
Cavea, ore 21

Biglietti:
da 20 a 30 euro
Biglietteria 892982

Riduzioni: Parco della Musica Card, giovani fino a 26 anni, over 65 anni, American Express, Feltrinelli, Carta Per Due, Interclub, ACI, Bibliocard, Carta Giovani e cral convenzionati