AMORE E NON AMORE di Lucio Battisti in Vinile
ARTISTA: LUCIO BATTISTI TITOLO: Amore e non Amore ETICHETTA: RCA/Sony Music
ANNO: 1971/2018
Quando uscì, nel 1971, “Amore e non Amore” spiazzò e sconcertò un po’ tutti, sia i fan abituati a ben altro tipo di standard e sia la critica che ne sottovalutò l’importante ed innovativo disegno musicale. Il tempo – e solo quello – ha dato ragione a Lucio che come sempre, prima e dopo di quel momento della sua carriera, era molto ma molto avanti ai suoi contemporanei.
La struttura, quei quattro (degli otto complessivi) brani lunghi dai titoli lunghissimi (quasi dei testi che cercavano di compensare l’assenza delle liriche nelle canzoni) e sostanzialmente strumentali, non vennero presi nella giusta considerazione, ossia quale cartina tornasole di un passaggio evolutivo nella musica di Battisti, artista (e la sua storia ce lo dimostra) mai sedutosi sugli allori, sempre pronto ad ‘osare’ qualcosa di più in termini di sperimentazione per quelle, che agli occhi di molti, continuavano ad essere ‘solo canzonette’, e addentrarsi in universi musicali sempre più complessi e di minor presa nell’immediatezza dell’ascolto. Perché, sia chiaro, Lucio Battisti, con il ‘conforto’ tutelare di Mogol, ha provveduto a rifondare la musica leggera italiana. Per coloro che non l’avessero già fatto “Amore e non Amore” merita di essere (ri)scoperto con attenzione. E noi qui proviamo a rendervi conto del perché. Non vorrei scendere in polemica accesa con una grossa fetta di ‘consumatori’, fruitori e di critici musicali del rock (ritenuto) più ‘nobile’ e di quello (presunto) più trasgressivo e rivoluzionario, ma lo faccio per amor di verità e per salvaguardare le mie scelte (affettive) musicali; personalmente ho seguito il percorso musicale di Lucio Battisti fin dagli inizi della sua carriera e l’ho amato da subito. Pur tuttavia, contemporaneamente e successivamente mi sono appassionato alla musica rock e folk (diciamo) più ‘importante’ aggiungendo al ventaglio delle mie passioni Bob Dylan e i Beatles, Otis Redding e Jimi Hendrix, Cat Stevens e Neil Young, Lou Reed e Patti Smith, oppure Led Zeppelin, Velvet Underground, King Crimson e Jethro Tull così come Genesis e Gentle Giant e Van Der Graaf Generator, poi Bruce Springsteen e Ry Cooder e Nina Simone e via discorrendo fino a Talking Head e Cure negli anni della rivoluzione Punk & New Wave. Ho dovuto sempre registrare però le feroci critiche dei ‘rocchettari’ più fervidi nei confronti di Lucio, denigrato perché considerato un cantante di successo ‘commerciale’ e per di più ‘disimpegnato’, ovvero uno che vendeva solamente tanti dischi! Come se (ad esempio) i nomi prima citati non fossero ‘commerciali’ e quindi non vendessero dischi copiosamente. Qualcuno di costoro (i critici, intendo, che pullulavano ed hanno ‘occupato’ la scena alternativa) nel tempo si è ravveduto e col capo cosparso di cenere ha rivisto le proprie posizioni sul cantautore reatino. Amo ribadire (nel piccolo e personale giardino dei miei convincimenti) la mia integrità morale, la mia passione per Battisti e per la qualità ‘alta’ e innovativa della sua musica. E riconfermo il mio pensiero più volte pronunciato sull’idea che i due autentici ‘rivoluzionari’ della musica leggera italiana siano stati Domenico Modugno e Lucio Battisti. Prima di addentrarci nella recensione premettiamo che da qualche tempo la Sony Music ha avviato la pubblicazione, cadenzata nel tempo, di tutti gli album di Lucio Battisti in nuove edizioni in vinile che hanno conservato la grafica e le copertine originali ma possono vantare un accurato lavoro di restauro digitale del sonoro che di fondo ne eleva il pregio artistico. “Amore e non Amore”, in ordine cronologico, è il 3º album della discografia di Lucio Battisti e venne pubblicato per la prima volta nel 1971 a seguire l’esordio (dal titolo semplicemente) “Lucio Battisti” del 1969 ed “Emozioni” del 1970. In molti poi – sbagliando – pensarono addirittura che l’album fosse il frutto frettoloso di ‘debiti contrattuali da saldare’ con la Ricordi, dalla quale il cantautore di Poggio Bustone stava divorziando per lanciarsi nell’avventura con la nuova etichetta (ideata assieme a Mogol e prossima al debutto), la Numero Uno, sotto l’egida dell’RCA, con l’intento di dare spazio adeguato (e personale, e senza interferenze di sorta) ai propri progetti musicali. “Amore e non Amore” usciva in commercio in piena estate, nel luglio del 1971, ed arrivava dopo lo straordinario successo arriso ad “Emozioni”, anche se sarebbe dovuto uscire prima; più avanti racconteremo il perché. Sostanzialmente i primi due album di Lucio Battisti erano stati raccolte dei pezzi pubblicati a 45 giri uniti a personali interpretazioni di canzoni, sempre scritte dall’artista, nei primissimi anni di attività, ma affidate ad altri interpreti (Equipe 84, Dik Dik, Ribelli, Ricki Maiocchi), ed in “Emozioni” addirittura prendevano posto pure due canzoni già presenti sul disco d’esordio (“Per una lira” e “Io vivrò senza te”) così che questo terzo disco poteva ragionevolmente essere considerato il primo autenticamente inedito della sua carriera artistica e per di più pensato come un ‘concept’ album. Il 1971 fu un anno importantissimo per la musica italiana perché fu l’epoca in cui certi schemi un po’ logori e incancreniti del nostro panorama musicale vennero superati a piè pari. Non bisogna poi dimenticare che “Amore e non Amore”, realizzato con la collaborazione dei membri della Premiata Forneria Marconi (che stavano passando dalla denominazione de i Quelli a PFM), può a buon diritto essere considerato uno dei primissimi lavori a catturare le atmosfere del Rock Progressivo britannico, a riprova dell’illuminata ‘percezione’ del suo tempo che aveva Lucio. Battisti ha sempre mostrato d’avere un orecchio attento alle novità che provenivano dall’estero (oltreoceano e oltremanica), ed era sempre capace di filtrarle e interpretarle secondo la sua personalissima visione musicale, riuscendo nell’impresa di far convivere le distintive caratteristiche della musica italica, in quanto a testi e melodia, con il prorompente verbo del pop-rock anglosassone. Infatti, dischi considerati fondamentali nel percorso Progressive nostrano sono successivi a quello di Battisti: “Storia di un minuto” della PFM è del febbraio 1972, l’album d’esordio del Banco del Mutuo Soccorso risale al maggio dello stesso anno, “Collage” delle Orme, nel settembre 1971. E “Dies Irae” della Formula 3, peraltro prodotto dallo stesso Lucio, unanimemente riconosciuto come il primo disco progressive Italiano, è del febbraio 1970, uscito per la Numero Uno. E proprio la Numero Uno, creatura di Battisti e Mogol, venne definita dai più competenti tra gli addetti ai lavori come la prima etichetta italiana specializzata in Rock Progressivo. Quella stessa estate del ’71 c’era stato pure “Concerto Grosso” dei New Trolls; poi tra il 1971 e il 1972 venivano pubblicati gli LP d’esordio di molti gruppi quali, Trip, Osanna, Rovescio della Medaglia, Quella Vecchia Locanda, Delirium, Area, Garybaldi, Jumbo, Panna Fredda e Alluminogeni mentre, sempre del 1972 sono anche i primi due dischi di Franco Battiato. Inoltre, se può servire a collocare ancor meglio il disco di Battisti in un contesto del Rock Progressivo ignorato all’epoca della sua uscita, bisogna ricordare, che era pronto già da un anno ed il ritardo della sua uscita fu dovuto a pure e semplici ragioni commerciali maturare dalla Ricordi. Al punto che oggi l’ambizioso “Amore e non Amore” viene annoverato tra i dischi più importanti non solo della discografia di Lucio ma dell’intero panorama Progressive e d’Avanguardia nostrano. E a ribadire l’assunto che Lucio avesse il suo pubblico completamente dalla sua parte e devoto alla causa, il lavoro, nonostante l’approccio inconsueto, ebbe comunque un buon successo di vendita, seppur inferiore a quello dell’album che lo aveva preceduto, “Emozioni”. Battisti era allora un artista concentrato sulla propria evoluzione e sul forte desiderio di offrire agli ascoltatori, non necessariamente solo ai suoi fan, lavori originali e innovativi, frutto di felici intuizioni, di straordinaria abnegazione e di formidabile intesa con Mogol. L’idea di questo disco era cominciata a ronzare nella testa di Lucio almeno da un paio d’anni prima, prendendo la forma di un progetto in cui inserire una serie di brani che rompessero gli schemi, accomunati però da un profondo senso di libertà espressiva, disarticolata dagli obblighi contrattuali cui egli era sottoposto a quel tempo, dalla gioia di esprimersi suonando in compagnia dei fidati suoi musicisti, sconvolgendo qualsiasi dettame in fatto di arrangiamenti e di costruzione dell’oggetto ‘canzone’, e poi ampliare il range della propria ‘scrittura’ portandola ben oltre il limite rappresentato dalla semplice compilazione di una raccolta di canzoni. Lucio all’epoca era consapevole di saper maneggiare efficacemente il materiale Rock, di sapersi districare tra le contaminazioni di Blues e Rhythm & Blues, e la riprova ne giungeva dall’ottimo esito ricevuto dal successo della Formula 3 e dai brani affidati al trio (“Questo folle sentimento”, “Sole giallo, sole nero”, “Io ritorno solo”), e per di più con il collaudo importante delle due tournée (del 1970 e del 1971) in cui la band è stata l’unica che accompagnò Lucio Battisti nei suoi concerti. Secondo gli accordi intercorsi tra Lucio e la Ricordi per la risoluzione anticipata del contratto, che avrebbe condotto – come detto – alla creazione della Numero Uno distribuita dalla grande rivale RCA con sede a Roma in Via Tuburtina (appena fuori dal Raccordo Anulare), alla casa milanese sarebbe spettato il diritto di pubblicare un album in forma antologica e due singoli inediti. Così accade che, visto l’enorme successo ottenuto dal 45 giri “Emozioni/Anna”, la Ricordi decidesse di far uscire il 15 dicembre del 1970 (strategicamente messo in commercio a ridosso delle feste natalizie) un’antologia di 12 brani, compilata alla stessa maniera dell’album di esordio e con il titolo “Emozioni”, invece del disco già pronto “Amore e non Amore” e previsto in uscita per il novembre; e posticipato a luglio 1971. Lucio prese molto male lo slittamento operato dalla Ricordi per “Amore e non Amore” in favore di un album antologico, nel rispetto della propria originalità, e ciò lo convinse ad accelerare il divorzio dalla casa discografica che lo aveva lanciato. Nel frattempo però, tra le altre cose, Battisti si prese cura di lanciare definitivamente la Formula 3, di scrivere canzoni per Mina (“Amor mio”), per il rilancio di Bruno Lauzi (“Amore caro, amore bello”), per il lancio di Adriano Pappalardo (“Una donna”), per l’affermazione definitiva della Formula 3 (“Eppur mi son scordato di te”), per i Dik Dik (“Vendo casa”), di partecipare ad una memorabile puntata di Teatro 10, dove dal vivo eseguiva l’inedita “Eppur mi son scordato di te” (destinata alla Formula 3) e lanciava il nuovo singolo “Pensieri e parole”, emozionando il pubblico. Ad infastidire Battisti, e a preoccuparlo, in relazione al grande ritardo nella pubblicazione di “Amore e non Amore” orchestrato (e voluto) dalla Ricordi, c’è sicuramente pure il fatto che un brano meraviglioso come “Pensieri e Parole” (registrata e realizzata esattamente un anno dopo ma pubblicato prima, il 4 maggio, per decisione – in pratica – unilaterale della Ricordi), dalla grandissima forza evocativa suggerita dal quelle due voci contrapposte di Lucio (su due testi separati), rendeva conto di un artista che in pochi mesi aveva fatto già passi da gigante e si era evoluto in maniera esponenziale. Qual è la verità? Battisti aveva fiuto infallibile nell’intuire gusti e orientamenti dei consumatori di musica oppure (come io penso) era il pubblico, il suo pubblico, ad essere cresciuto, ad essere capace di assecondare e assimilare le sollecitazioni sempre più sofisticate dell’artista, alla faccia dei tanti ma tanti denigratori dell’arte del cantautore reatino? “Pensieri e Parole”, che sul retro proponeva “Insieme a te sto bene”, ovvero una della canzoni già pronte da tempo, il 16 giugno arrivava in testa alle classifiche di vendita rimanendovi per cinque settimane consecutive, ed alla fine del 1971 risultava essere il 45 giri più venduto nel nostro paese. In una intervista al settimanale Sorrisi e Canzoni Battisti spiegava bene il suo disappunto per il ritardo nell’uscita di “Amore e non Amore”: «Credo di stare attraversando il mio momento migliore, cioè quello della maturità artistica: “Pensieri e Parole”, la mia ultima canzone, è senz’altro tra le migliori tra quelle che ho scritto, ma è già superata nella mia testa da altre composizioni. Il mio ultimo trentatré, per esempio … Io temo che se ritarderà ancora l’uscita, quel disco finirà per essere superato da altre idee musicali che mi ronzano in testa». “Amore e non Amore”, dunque, venne realizzato come un ‘concept album’ incentrato sul tema dell’amore, composto da otto brani: quattro dei quali sanguigni pezzi rock dalle influenze R&B, fortemente trasgressivi, ed i rimanenti degli strumentali, eseguiti da un’orchestra sinfonica condotta dallo stesso Battisti, dalla decisa ispirazione Progressive. In una intervista concessa a Sogno Lucio aveva affermato: «Voglio preparare con Giulio (Mogol, ovviamente) un 33 giri. Il tema di questo Long Playing è l’amore, visto con angolazioni nuove. Ma è un lavoro che non si fa in un attimo» e di rimando il paroliere dichiarava: «Con “Amore e non Amore” basta il titolo: amore e non amore. Ci sono due discorsi contrapposti: un discorso di ‘amore’, che è rappresentato da tutti i brani per l’orchestra, e poi c’è un discorso di ‘non amore’, che passa normalmente per amore […] e proprio da questa contrapposizione stridente è nato nasce questo 33 giri». Fu proprio Mogol ad insistere perché Lucio si avventurasse in questa straordinaria nuova esperienza. Tant’è che nel libretto inserito nel CD “Amore e non Amore” pubblicato nel 2010 per la collana ‘Mogol Edition‘ della Sony, Giulio Rapetti ribadiva: «Il mio grande desiderio era che lui si presentasse con una grande orchestra e la dirigesse. Avevo capito la grandezza di Battisti e pensavo che fosse arrivato il momento per lui di dimostrare la sua padronanza della musica indipendentemente dai testi». E Lucio accettò chiedendo quale condizione che Mogol almeno scrivesse dei titoli “che sembrino dei testi, come se fossero loro ad ispirarmi!”. A colpire immediatamente fu la copertina, originale nella concezione (e realizzata dal fotografo Silvio Nobili), con una immagine dai colori un po’ spenti che occupava entrambi i lati, raffigurante Lucio in primo piano, dallo sguardo malinconico, vestito in modo bizzarro e con un cappello a cilindro sgualcito in testa, seduto nei pressi di un cespuglio, con un albero dietro di lui e sullo sfondo di un paesaggio brumoso una donna nuda di spalle e cavalli al pascolo: una scelta grafica che serviva a valorizzare il contenuto concettuale dell’album. Una copertina che comunque rimanda inequivocabilmente alla ‘passeggiata’ ecologica da Milano a Roma che Battisti e Mogol avevano fatto a cavallo nell’estate del 1970. All’interno dell’album la stessa foto è speculare ed è tratteggiata a matita su uno sfondo bianco. E Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Giorgio ‘Fico’ Piazza, Flavio Premoli, Alberto Radius, Dario Baldan Bembo, furono i musicisti che si misero a completa disposizione di Lucio per le registrazioni di “Amore e non Amore”. «Noi suonavamo quello che ci piaceva – dichiarava Giorgio Piazza, bassista dei Quelli prima, poi diventati Premiata Forneria Marconi -, buttando l’orecchio alle tendenze d’oltremanica, lui (Battisti, ‘of course!’) invece non aveva bisogno di ispirarsi a nessuno. Per alcuni pezzi, come “Dio mio no”, succedeva una magia: entravi in studio, ascoltavi la sua idea e si partiva, con la massima libertà da parte nostra e la certezza, da parte sua, che avremmo raggiunto un ottimo risultato. Lucio ascoltava i Cream e i Led Zeppelin, insomma gruppi davvero forti, e noi suonavamo proprio i loro pezzi durante la trasformazione da Quelli in PFM. Ma ad accomunarci era anche la spontaneità più totale, niente calcoli nel nostro modo di fare. Noi eravamo ottimi esecutori (“Hush” dei Deep Purple era davvero uguale all’originale) e suonavamo la musica che ci serviva per crescere. Lucio invece certe qualità le aveva scritte nel DNA: tutto gli riusciva naturale, era un talento unico. O forse era semplicemente un artista. Di quelli che potevi trovare a Montmartre, per dire, o su una qualsiasi strada d’America. Uno che viveva e lavorava solo per la sua Arte. Come Demetrio Stratos. Avevano dentro qualcosa e dovevano esprimerlo». Quindi, è proprio nell’alternanza di quattro pezzi cantati (‘non amore’) con altri quattro solo strumentali (‘amore’) che Lucio ha voluto costruire la suddivisione più netta dell’album. I lunghissimi ed inconsueti titoli vennero ideati da Mogol per cristallizzare il ‘senso’ armonioso dei pezzi orchestrali; essi fotografano situazioni statiche, quasi fossero descrizioni a piè di un quadro. I pezzi cantati risalgono ai tempi delle registrazioni de “Il tempo di morire”; “Una” che ha un magnifico incedere blues, “Se la mia pelle vuoi” ha un ritmo hard-rock deciso, e “Insieme a te sto bene” è inequivocabilmente segnato da un solido rock-blues, poi “Supermarket”, pezzo per chitarra acustica, è una piccola chicca di esuberanza vocale. Quindi “Dio mio no” un vero capolavoro di sintesi dei suoni angloamericani più in voga all’epoca, è, nei suoi sette minuti ed oltre, torrenziale ed accattivante nello sviluppo ritmico definito da un groove pulsante su un solo accordo in Mi settima. Di fondo poi c’è da sottolineare che il Italia – con l’avvento di Battisti – l’immagine tradizionale del cantante che interpreta con voce perfetta diventa superata ed in parte obsoleta, «la gente – sono parole dello stesso Lucio da un’intervista rilasciata ad un settimanale sul finire dei Sessanta, all’epoca del suo iniziale successo – vuole altro, vuole qualcosa di più e di diverso. Qualcosa in grado di procurarti quel famoso brivido. Una sensazione che, in mezzo a tanta abulia, confusione e indifferenza, è molto importante dare». Brani accompagnati da testi arditi, ironici e pruriginosi, ruotano intorno a particolari figure femminili che spiccano per audacia e disinibizione, al punto che l’uomo ne rimane letteralmente disorientato. Nell’iniziale “Dio mio no” si raccontano le perplessità del protagonista nei rapporti con l’amata, “Una” disegna una donna che non è bella né tantomeno intelligente, ma della quale il protagonista non può fare a meno di innamorarsi; “Se la mia pelle vuoi”, allude ad una donna (sessualmente) insaziabile. L’aspetto produttivo – risulta evidente – è sotto il controllo totale di Battisti e Mogol. Nella riedizione di “Amore e non Amore” del 2007 è stato inserito quale bonus-track il brano “Elena no” che – pure questo – risale alle session di “Il tempo di morire”, ed è perfettamente in linea con le atmosfere dell’album. In questa circostanza l’idea dei discografici, che curarono nel 2007 le ristampe dei dischi di Battisti, era quella di trovare posto nella sua discografia, composta da 19 album, a tutti i brani incisi dal cantautore. Ed “Elena no” in quell’epoca era uno dei tre brani ufficiali di Lucio pubblicati solamente a 45 giri; assieme a “La canzone del sole” e “Anche per te” che vennero inclusi come bonus-track nella ristampa di “Umanamente uomo: il sogno”. I quattro strumentali, a riascoltarli oggi con attenzione, sono davvero sbalorditivi, ricchi come sono di originali trovate compositive concepite dal genio di Battisti. “Seduto sotto un platano con una margherita in bocca guardando il fiume nero macchiato dalla schiuma bianca dei detersivi” ha sapori mediorientali, “7 agosto di pomeriggio, fra le lamiere roventi di un cimitero di automobili solo io silenzioso eppure straordinariamente vivo” viene introdotta dal suono della chitarra, “Davanti ad un distributore automatico di fiori dell’aeroporto di Bruxelles anche io chiuso in una bolla di vetro” fa leva su sonorità barocche, mentre in chiusura dell’album, “Una poltrona, un bicchiere di cognac, un televisore, 35 morti ai confini di Israele e Giordania” vive di un magnifico crescendo orchestrale. Il singolo estratto dall’album, “Dio mio no” (su 45 giri aveva durata ridotta a 5’40” invece dei 7’25” dell’album), uscito il 26 luglio contemporaneamente all’album, venne censurato dalla commissione Rai preposta, per le forti allusioni sessuali, e gli vennero negati i rituali passaggi radiofonici; nonostante ciò il singolo fu comunque un grande successo di vendita. Resta emblematica, ed anche significativa, l’ultima intervista pubblica fatta da Lucio Battisti nel 1979, poco prima di ‘scomparire definitivamente dalla scena: «Tutto mi spinge verso una totale ridefinizione della mia attività professionale. In breve tempo ho conseguito un successo di pubblico ragguardevole. Per continuare la mia strada ho bisogno di nuove mete artistiche, di nuovi stimoli professionali: devo distruggere l’immagine squallida e consumistica che mi hanno cucito addosso. Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare solo per mezzo del suo lavoro. L’artista non esiste. Esiste la sua arte». Quale migliore occasione di questa vi si può presentare nella quale potete prendere possesso del vinile rimasterizzato di un album storico e fondamentale nell’evoluzione artistica di Lucio Battisti come è “Amore e non Amore”?
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
Amore e non Amore – Lucio Battisti (1971) [35:36]
Tracklist (LP):
Lato 1
1. Dio mio no – 7:25
2. Seduto sotto un platano con una margherita in bocca guardando il fiume nero macchiato dalla schiuma bianca dei detersivi – 3:08
3. Una – 3:54
4. 7 agosto di pomeriggio. Fra le lamiere roventi di un cimitero di automobili solo io, silenzioso eppure straordinariamente vivo – 4:04
Lato 2
1.Se la mia pelle vuoi – 4:04
2. Davanti ad un distributore automatico di fiori dell’aeroporto di Bruxelles, anch’io chiuso in una bolla di vetro – 2:16
3. Supermarket – 4:47
4. Una poltrona, un bicchiere di cognac, un televisore, 35 morti ai confini di Israele e Giordania – 5:58
Tutti i brani sono di Mogol-Battisti.
Musicisti
Lucio Battisti: voce e chitarra acustica;
Franco Mussida: chitarra acustica e chitarra elettrica;
Alberto Radius: chitarra elettrica;
Giorgio Piazza: basso;
Franz Di Cioccio: batteria;
Flavio Premoli: pianoforte e tamburello;
Dario Baldan Bembo: organo;
Valter “O’Connor” Patergniani: tecnico del suono.
Prodotto e arrangiato da Lucio Battisti.
Orchestra diretta da Lucio Battisti.
Registrato negli studi Ricordi di Milano (ottobre 1970).
Matrici: S-6074/1 (lato 1) e S-6074/2 (lato 2), transfer del 12 marzo 1971.
Copertina di Silvio Nobili.
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
Discografia di Lucio Battisti:
Album
1969 – Lucio Battisti (Ricordi, SMRL 6063)
1970 – Emozioni (Ricordi, SMRL 6079)
1971 – Amore e non amore (Ricordi, SMRL 6074)
1971 – Lucio Battisti Vol. 4 (Ricordi, SMRL 6091)
1972 – Umanamente uomo: il sogno (Numero Uno, ZSLN 55060)
1972 – Il mio canto libero (Numero Uno, DZSLN 55156)
1973 – Il nostro caro angelo (Numero Uno, DZSLN 55660)
1974 – Anima latina (Numero Uno, DZSLN 55675)
1976 – Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera (Numero Uno, ZSLN 55685)
1977 – Io tu noi tutti (Numero Uno, ZPLN 34006)
1977 – Images (RCA, PL 11839)
1978 – Una donna per amico (Numero Uno, ZPLN 34036)
1980 – Una giornata uggiosa (Numero Uno, ZPLN 34084)
1982 – E già (Numero Uno, ZPLN 34182)
1986 – Don Giovanni (Numero Uno, PL 70991)
1988 – L’apparenza (Numero Uno, PL 71850)
1990 – La sposa occidentale (CBS, 466727 1)
1992 – Cosa succederà alla ragazza (Sony / Columbia, 472328 1)
1994 – Hegel (Numero Uno, 74321 22916 2)
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
Singoli
1966 – Dolce di giorno/Per una lira (Ricordi, SRL 10430)
1967 – Luisa Rossi/Era (Ricordi, SRL 10460)
1968 – Prigioniero del mondo/Balla Linda (Ricordi, SRL 10495)
1968 – La mia canzone per Maria/Io vivrò (senza te) (Ricordi, SRL 10513)
1969 – Un’avventura/Non è Francesca (Ricordi, SRL 10529)
1969 – Acqua azzurra, acqua chiara/Dieci ragazze (Ricordi, SRL 10538)
1969 – Mi ritorni in mente/7 e 40 (Ricordi, SRL 10567)
1970 – Fiori rosa fiori di pesco/Il tempo di morire (Ricordi, SRL 10593)
1970 – Emozioni/Anna (Ricordi, SRL 10614)
1971 – Pensieri e parole/Insieme a te sto bene (Ricordi, SRL 10622)
1971 – Dio mio no/Era (Ricordi, SRL 10637)
1971 – Le tre verità/Supermarket (Ricordi, SRL 10657)
1971 – La canzone del sole/Anche per te (Numero Uno, ZN 50132)
1972 – Elena no/Una (Ricordi, SRL 10666)
1972 – I giardini di Marzo/Comunque bella (Numero Uno, ZN 50144)
1972 – Il mio canto libero/Confusione (Numero Uno, ZN 50267)
1973 – La collina dei ciliegi/Il nostro caro angelo (Numero Uno, ZN 50316)
1976 – Ancora tu/Dove arriva quel cespuglio (Numero Uno, ZN 50345)
1977 – Amarsi un po’/Sì, viaggiare (Numero Uno, ZBN 7004)
1978 – Una donna per amico/Nessun dolore (Numero Uno, ZBN 7110)
1980 – Una giornata uggiosa/Con il nastro rosa (Numero Uno, ZBN 7178)
1982 – E già/Straniero (Numero Uno, ZBN 7287)