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AMERICAN SNIPER di Clint Eastwood in Blu-Ray

 
 
 
 
 
Clint Eastwood all’età di 85 anni (che compie il prossimo 31 maggio) continua a stupire per la lucidità del suo sguardo da cineasta di razza che gli ha permesso di scalare i vertici del gradimento cinefilo degli appassionati negli ultimi 15 anni.

 

Colpiscono in lui l’energia che profonde nelle sue opere e l’efficacia dei risultati che ottiene, qualità che hanno (sinceramente) dello strabiliante, ma ancor più stupefacente è la sua capacità di andare a segno nella coscienza di un’America messa nelle condizioni di guardarsi dentro e riuscendo a regalarci in con “American Sniper” l’ennesimo capolavoro, aggiungendo così un altro tassello importante alla sua filmografia ===Consulta la Filmografia di Clint Eastwood===. Nessun regista (ad eccezione del portoghese Manoel De Oliveira, scomparso lo scorso 2 aprile a 106 anni e che ha continuato a fare cinema fino al 2012) è arrivato ad ottenere risultati così ‘importanti’ a quest’età. Il Cinema di Clint Eastwood analizza e comprende in profondità la fragilità umana e ce lo ha dimostrato a più riprese nella sua carriera di regista, con picchi assoluti raggiunti negli ultimi 15 anni; si pensi a “Mystic River”, “Million Dollar Baby”, “Gran Torino” o “Changeling”, e – davvero – nessuno a livello di regia è invecchiato in modo così splendido come lui. E come se non bastasse al botteghino americano e al box-office mondiale questo suo ultimo film, “American Sniper”, un nuovo atto d’accusa contro la follia della guerra dopo il dittico composto da “Flags of our Fathers” e “Lettere da Iwo Jima”, è diventato perfino quello di maggior successo della sua lunghissima carriera; ha finora incassato 350 milioni di $ negli Usa (dove è ancora in programmazione) ed altri 193 nel resto del mondo. E il film ha suscitato un dibattito ampio sia politico che e ideologico. Il protagonista è Chris, un infallibile cecchino americano impegnato in Iraq, a salvaguardare le spalle dei marines che perlustrano le abitazioni allo scoperto del fuoco nemico, un eroe venuto dalla provincia più profonda, cui il padre Wayne, oltre a sparare, ha insegnato che gli uomini si dividono in lupi, pecore e cani da pastore, e lui (gli ha spiegato il padre) appartiene alla terza categoria perché uccide a fin di bene, anche quando nel centro del mirino ci sono donne e bambini che potrebbero essere armati e rappresentare una minaccia, essendosi votato, nell’adempimento del suo servizio per la patria a tutelare i più deboli, le ‘pecore’, dall’aggressione dei ‘lupi famelici’. Il ‘buon soldato’ è convinto che Dio sia dalla sua parte, indulgente nei suoi confronti per tutti gli uomini uccisi in guerra, granitico nelle sue convinzioni, nessun dubbio né pentimento scuote la sua coscienza, e persino si rammarica di non aver potuto uccidere più nemici così da riuscire a salvare più ‘pecore’. Sul fronte nemico c’è un altro cecchino che al suo pari è certo di compiere la sua missione sotto lo sguardo benevolo del proprio Dio. In un abile capovolgimento di prospettiva Clint ci mostra i due in posizioni diametralmente opposte, entrambi soldati che agiscono in buona coscienza e nello stesso tempo assassini, ma forse, anzi senza il ‘forse’, probabilmente entrambi sono vittime. È film dal patriottismo perfettamente delineato ma nemmeno per un momento ci sfiora l’idea che il vecchio Clint voglia trasformarsi in un paladino guerrafondaio dell’ideologia più retrograda e conservatrice dell’America, che voglia dare ragione dopo quarant’anni a chi accusava di fascismo a stelle e strisce il suo personaggio dell’ispettore Callaghan e vi intravedeva una natura reazionaria; in quanto ai temi etici egli rimane personalità dalle idee certamente progressiste e con i suoi capolavori ha messo d’accordo tutti. Se sono note le simpatie d’un tempo di Eastwood per le posizioni repubblicane (ricordiamo il sostegno dato a Mitt Romney nella corsa alle Presidenziali Usa del 2012 contro Barack Obama), sappiamo anche ch’egli ha manifestato in più d’una occasione atteggiamenti liberal. In realtà il personaggio portato sullo schermo è quello di un ‘puro’ che crede di dare un contributo importante alla patria e di operare per il bene della propria nazione, la guerra viene vista dal punto di vista di chi l’ha fatta credendoci con orgoglio (“sono là a proteggere la mia Patria, il più bel Paese del mondo”); di ben altra natura sono colpe, errori ed incoerenze che vanno individuati, smascherati e stigmatizzati. Il soldato Kyle non può capire una cosa tanto più grande di lui ma il suo atteggiamento – ed è in questo che Clint lancia il suo capo d’accusa – è corretto, rispettoso delle istituzioni e del volere della propria nazione; egli non è un soldato esaltato dall’eccitazione della guerra e lo dimostra quando racconta al figlio che togliere la vita a qualcuno è un ‘affare’ di responsabilità. Ed il soldato Kyle non è un personaggio di fantasia perché “American Sniper” è tratto dall’omonima autobiografia di Chris Kyle, giovane allo sbando entrato nel corpo speciale dei Navy Seals, un tiratore scelto che si è conquistato sul campo il record di cecchino più preciso e letale della storia militare americana, con 160 vittime uccise dal suo fucile in Iraq in quattro diverse missioni, chiamato dai commilitoni Leggenda mentre, sul fronte opposto, i nemici lo appellavano Shaitan, che in arabo significa ‘il diavolo’.  Le cronache ci raccontano che quando già il suo libro era stato individuato per farne un film, Chris, che aveva superato innumerevoli pericoli, venne assassinato dalle sue parti, in Texas, nel 2013 da un reduce di guerra con disturbi schizofrenici della personalità maturati durante la missione in Iraq e che egli stava aiutando a riprendersi. Viene naturale il confronto con il sergente William James (interpretato da Jeremy Renner), artificiere e sminatore di ordigni in Iraq, protagonista di “The Hurt Locker” di Kathryn Bigelow premiato nel 2010 con 6 Oscar; film che probabilmente poggia su una sceneggiatura più accurata, capace di rendere con maggiore efficacia il senso di minaccia continua cui erano sottoposti i soldati americani dislocati in Iraq. Ma il cinema americano tutto, dalla II Guerra Mondiale allo smarrimento vissuto per l’11 settembre e successive guerre in Afghanistan e Iraq, passando per la guerra in Vietnam, si è misurato sovente con gli effetti traumatici che questi nodi ineludibili della storia hanno avuto sul popolo americano e sui reduci in particolare. La filmografia in proposito è corposa e certamente lasceremo fuori titoli importanti ma ci piace ricordare in grande sintesi opere come “La sottile linea rossa” di Terrence Malick, “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola, “Tornando a casa” di Hal Ashby, “Nato il 4 luglio” di Oliver Stone, “Jarhead” di Sam Mendes, “Redacted” di Brian De Palma, “Nella Valle di Elah” di Paul Haggis, “Zero Dark Thirty” di Kathryn Bigelow; opere capaci di raccontare la guerra con le sue contraddizioni. Sarà bene pure fare menzione del fatto che gli americani (popolo democratico ma, su alcuni temi, fondamentalmente bigotto) hanno guardato alle guerre da lontano, in epoche recenti attraverso la televisione, sul proprio territorio non hanno mai vissuto alcun doloroso conflitto se si fa eccezione dell’improvviso attacco giapponese alla base navale di Pearl Harbor del 7 dicembre 1941 e del non meno improvviso attentato terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Va anche detto che in effetti il film non è stato una scelta di retta di Eastwood – in un primo momento avrebbe dovuto essere Steven Spielberg a dirigerlo – ma è al regista che i produttori hanno pensato avendo tra le mani la sceneggiatura tratta dal romanzo ed il nome bello pronto del protagonista, quello di Bradley Cooper che è colui che ha acquistato i diritti del romanzo ed ha accompagnato il progetto in veste di co-produttore. E la prova d’interprete di Cooper va sottolineata con vigore; per una volta ha abbandonato le vesti fascinose con cui si è imposto negli ultimi anni, ha provveduto ad ‘appesantire’ il suo corpo (e lo spirito) di una ventina di chili, per calarsi meglio nel ruolo del protagonista, e brava è anche Sienna Miller nei panni della moglie che lo attende a casa. Il film, per la materia trattata, per la sua naturale e difficile collocazione nei giudizi ‘politici’ di chi ne parla, ha ovviamente suscitato pareri discordanti cui non è sufficiente mettere sul piatto della bilancia il risultato ottenuto al box-office negli Stati Uniti perché le ragioni del suo successo sono molteplici. Qualcuno lo ha bocciato celandosi dietro paraventi di ordine ideologico e politico. Da parte nostra possiamo dire che il ritratto che Eastwood fa di questo soldato americano lascia libero lo spettatore di decidere se si tratti della celebrazione della sua dedizione alla causa della sua nazione oppure se, nel delineare l’ambiguità ed il pragmatismo di un singolo individuo, si proponga di universalizzare la disgregazione morale e le contraddizioni, la nevrosi e il disfacimento morale di un intero popolo alla deriva, minacciato nella sua integrità e nelle sue certezze da un sistema guerrafondaio che da troppo tempo oramai – dalla Guerra del Golfo del 1990, se proprio non si voglia risalire a quella del Vietnam 1965-72 – costringe tanti suoi giovani figli al sacrificio della vita o ad un’esistenza, dopo il ritorno a casa, inesorabilmente segnata dal disagio psicologico dei traumi post-bellici.
Il trasferimento in Alta Definizione su disco doppio strato beneficia di tutti gli accorgimenti tecnico-qualitativi che una major come la Warner Bros. è in grado di mettere in campo ed è, vista anche l’importanza del film, su un livello alto. Grande compattezza di immagini, assai nitide e cristalline, solidità nella definizione video ed è straordinario e puntuale il dettaglio (nei volti e nei particolari degli abiti e degli oggetti in background) con neri forti e profondi, aderenza assoluta al climax ambientale predisposto dal direttore della fotografia, congrua efficacia della palette cromatica. Il film ha un interessante appeal estetico, ben adeguato alle esigenze narrative, ed è stato girato in digitale da Clint Eastwood, che ha utilizzato una camera Arri Alexa e come sempre ha curato ogni aspetto delle riprese nei minimi particolari. Per quanto riguarda l’aspetto audio la Warner rende disponibile, per coloro che dispongono dell’equipaggiamento necessario, una traccia Dolby Atmos 7.1, altrimenti – sempre per l’inglese, c’è un Dolby TrueHD 7.1 mentre per quella italiana ci si è limitati ad un Dolby Digital 5.1 che comunque dà risposte più che buone in una fruizione casalinga del film. Con eccellente e coinvolgente resa degli effetti d’ambienza tra carri armati, elicotteri, deflagrazione delle armi e di tutto ciò che è relativo ad un apparato militare di guerra. I Contenuti Extra prevedono lo speciale “One Soldier’s Story: The Journey of American Sniper” (in HD, 31 minuti), uno sguardo ‘Dietro le Quinte’ alla realizzazione del film, dalla sceneggiatura, al casting, alle riprese più i commenti di realizzatori e protagonisti. Poi troviamo “The Making of American Sniper” (sempre in HD, 29 minuti), ancora commenti di chi già abbiamo visto ed ascoltato nello speciale precedente per cui sono pochi gli elementi di interesse che si aggiungono.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 


(immagini per cortese concessione della Warner Bros. Home Entertainment Italia)

NOTE TECNICHE
Il Film

AMERICAN SNIPER
(American Sniper)
Usa, 2014, 132’
Regia: Clint Eastwood
Cast: Bradley Cooper, Sienna Miller, Jake McDorman, Luke Grimes, Navid Negahban, Keir O’Donnell, Kyle Gallner, Sam Jaeger, Brando Eaton, Brian Hallisay, Eric Close, Owain Yeoman, Max Charles, Billy Miller, Eric Ladin, Marnette Patterson, Greg Duke, Chance Kelly.
Informazioni tecniche del Blu-Ray

Aspect Ratio: 2.40:1 1920x1080p/ AVC-4
Audio: Inglese, Francese, Tedesco Dolby Atmos 7.1
Italiano, Spagnolo, Inglese Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Bros. Entertainment Italia