ALL IS WELL di Lisa Simone
ARTISTA: LISA SIMONE
TITOLO: All Is Well
ETICHETTA: Laborie Jazz
ANNO: 2014
Sempre difficile il rapporto con il genitore quando questi è un personaggio pubblico, un artista devoto al proprio pubblico a votato ad affermarsi in carriera; ancora più difficile lo è stato nei fatti (conosciuti) quello di Lisa Celeste Simone Strout, figlia di Nina e di Andy, manager ‘negriero’ e marito violento della “Divina” chanteuse, con la madre. Lei, Nina Simone, madre incostante ed umorale, affetta da depressione e da crisi schizofreniche bipolari che sfociavano spesso in gesti inconsulti ed improvvisi, la figlia sballottata al suo seguito nell’inquieto peregrinare nei ’60 e ’70 tra Africa (Liberia), Barbados, Europa (Svizzera, Francia) e Stati Uniti, ma alla quale però l’artista volle garantire il meglio dell’educazione nella più esclusiva scuola internazionale in Svizzera. «Non le avevo mai dedicato il tempo che avrei dovuto, vista la sua giovane età, e mi era impossibile farle capire che non avevo mai avuto quel tempo e che lo rimpiangevo», scriveva Nina nella sua autobiografia. Nina non è stata solo un’icona, una leggenda della musica nera, sarebbe riduttivo definirla solo così, è stata una personalità di primo piano dell’intero, lungo (e faticoso) movimento di integrazione della gente di colore. Icona del movimento per i diritti civili e quindi impegnata su più fronti. Un conflitto sanato solo quando Lisa è diventata cantante ed uno dei primi dischi incisi è stato un “Simone On Simone” del 2009, doveroso e quasi inevitabile tributo alla madre, anche se gli inizi della ragazza si erano consumati a Broadway (“Jesus Christ Superstar”, “Rent”, “Aida”, il musical scritto da Elton John) celata dietro il nome di Simone Kelly. Per un periodo era anche stata arruolata nelle forze aeree militari americane. Arriva ora un album, il primo (quasi) interamente composto di canzoni originali, molte delle quali scritte dalla stessa Lisa: a 52 anni era il momento giusto per un simile passo. In più, ha preso dimora nel sud della Francia, laddove la madre aveva fatto lo stesso in un momento cruciale della propria esistenza. A noi che amiamo la musica di Nina sembra di rivedere nella figlia la stessa veemenza (“Finally Free”, “The Hardest Part”), lo stesso orgoglioso abbrivio vocale (“Revolution”), la stessa salda rettitudine. Accanto ad una bella e personale versione della “Suzanne” di Leonard Cohen, meno sospesa dell’originale e più in linea con quella jazzy che si può individuare nel repertorio della madre, e pur sempre condotta sui binari di un magnifico vocalismo, e ad un’altra dello standard “Ain’t Got No I Got Life”, sempre dal repertorio di Nina, il brano più impegnativo è “Autumn Leaves” sulle liriche di Jacques Prevert, interpretata davvero in modo magnifico da Lisa. I tempi sono assai cambiati, pensare di diventare la Nina Simone degli anni duemila piuttosto arduo, ma un brivido lungo la schiena l’abbiamo provato. Intanto, presto dovremmo vedere Zoe Saldana nel biopic dedicato a Nina.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA