L'angolo del Kult!

78/52 di Alexandre O. Philippe in Blu-Ray

 

 

 

 

 

 

Psycho” di Alfred Hitchcock, del 1960, costituisce uno spartiacque nella storia del Cinema, in quanto è stato il primo film che ha introdotto elementi psicoanalitici, all’epoca pressoché sconosciuti sul grande schermo, per gettare uno sguardo morboso sulla schizofrenia e le deviazioni della personalità.”78/52” racconta la genesi e la realizzazione della scena cult più famosa del film di Hitchcock.

Il film ha precorso i tempi e dato il via a tutta una serie di opere traboccanti di impulsi omicidi, di serial-killer e di voyeurismo che hanno costellato la cinematografia internazionale dell’ultimo mezzo secolo e oltre. È anche vero che Hitchcock aveva già trattato le turbe della psiche in film come “Io ti salverò” e “Marnie”, ma lo aveva fatto, sì con autorevolezza, ma con toni lievi; “Psycho” ha costituito un vero e proprio pugno nello stomaco per gli spettatori nei Sessanta, uno scavare nei meandri più reconditi della psiche umana. Film di grande impatto, sensuale e violento come mai ne erano stati prodotti in precedenza, al punto da meritare nel tempo, nonostante la cruda tematica trattata, d’essere incluso tra i capolavori di ogni tempo del Cinema tutto. Un ritratto crudo della follia celata sotto le vesti mentitrici della normalità, “Psycho” chiudeva idealmente lo straordinario ciclo di lavori diretti dal maestro inglese negli anni ’50 e veniva seguito tre anni dopo dall’altra provocatoria metafora de Gli uccelli”. «La costruzione del film è stata molto interessante – aveva avuto modo di dichiarare Hitchcock a suo tempo – ed ha rappresentato l’esperienza più appassionante di gioco con il pubblico. In “Psycho” (che ricordiamo è stato ispirato dal romanzo omonimo di Arthur Bloch; N.d.R.) il soggetto mi importa poco, i personaggi mi interessano poco, quello che interessa è l’insieme dei vari livelli del film, la fotografia, la colonna sonora e tutto ciò che è puramente tecnico e può far urlare il pubblico. Credo sia una grande soddisfazione per noi utilizzare l’arte cinematografica per creare un’emozione di massa. E con “Psycho” abbiamo ottenuto questo. Quello che ha emozionato il pubblico è stato il film puro». La storia, un dramma articolato su suspense ed orrore, è quella conosciuta della giovane Marion che, nel tentativo di cambiare vita, scappa via da Phoenix, in Arizona, dopo aver sottratto 40 mila dollari alla ditta presso la quale lavorava, e si dirige verso San Francisco. Durante un temporale si ferma in un motel inquietante e solitario gestito da un giovane, Norman Bates – un Anthony Perkins che non è più riuscito a scrollarsi di dosso il personaggio vittima di un maniacale complesso di Edipo -, dai modi gentili ma dai comportamenti assai strani, completamente dominato da una madre della quale si ode a distanza la voce autoritaria. Poco dopo la ragazza viene assassinata sotto la doccia. Da questo momento altre persone arrivano nel motel sulle tracce della ragazza e non per tutti il soggiorno sarà piacevole fino al sorprendente epilogo finale… A sancire l’indiscutibile importanza di “Psycho” provvedeva poi anche, nel 1998, il remake shot-for-shot diretto da Gus Van Sant che riproponeva fedelmente e con piglio filologico, scena per scena – a colori invece che in Bianco&Nero –, l’originario film del ‘Maestro della Suspense”. Così, ai tanti cultori dell’opera hitchcockiana, non deve essere sembrato fuori luogo il documentario “78/52 – Hitchcock e la doccia che ha cambiato il Cinema”, realizzato da Alexandre O. Philippe, e che da poco è disponibile sul mercato dell’Home Entertainment per conto di Midnight Factory (distribuito da Koch Media). Vi si racconta e la genesi e il ‘Dietro le Quinte’ (e in dettaglio i retroscena legati alla sua realizzazione) di una delle sequenze cult più celebri e iconiche della storia del Cinema, quella al minuto 46 dell’omicidio nella doccia, quando Marion Crane (interpretata da Janet Leigh) viene aggredita e brutalmente uccisa con una serie di coltellate da una persona che appena intravediamo oltre la tendina della stessa doccia, e che poi scopriremo essere lo psicopatico Norman Bates, proprietario del motel in cui la donna si accingeva a trascorrere la notte. Complessivamente una scena di tre minuti in tutto, 78 inquadrature e 52 tagli (da cui deriva il titolo del documentario), mentre nel dettaglio il momento clou è basata su un particolareggiato storyboard (disegnato da Saul Bass artefice di tanti e celebrati titoli di testa di film dei Cinquanta e Sessanta) che prevedeva 72 diverse posizioni della macchina da presa che hanno permesso allo spettatore di ‘guardare’ circa 35 inquadrature in 45 secondi: tante davvero per un intervallo di tempo così breve, ma fondamentali per dare ritmo a quello che Hitchcock voleva portare a compimento, e tali da rendere così innovativo il lavoro del regista e dei suoi collaboratori. In primis il talentuoso montatore George Tomasini, collaboratore del regista inglese per molti dei capolavori dei Cinquanta e Sessanta (“La finestra sul cortile”, “L’uomo che sapeva troppo”, “La donna che visse due volte”, “Intrigo internazionale”, “Gli uccelli” e altri ancora), poi anche l’aiuto regista Hilton Green e lo script supervisor Marshall Schlom. Si ricorse poi ad alcuni artifici tecnici che risultarono quanto mai efficaci nella riuscita del film, come quello di otturare i buchi centrali della ‘cipolla’ della doccia per poter collocare l’obiettivo della camera in corrispondenza del getto d’acqua ed evitare che si bagnasse, così da permettere allo spettatore di godersi la scena da un punto di vista più prossimo a quello della vittima; oppure quello di gettare addosso all’ignara Janet Leigh, durante la ripresa, dell’acqua gelida in modo da rendere più verosimili i brividi che il personaggio doveva provare in quei momenti. Importante anche la scelta di usare come doccia un blocco separato con quattro pareti rimovibili all’occorrenza, che consentivano una maggiore libertà di movimento alla macchina da presa. Questo permetteva al regista di inquadrare separatamente sia la vasca che la doccia, ma anche riprenderle assieme nel set con l’intera stanza da bagno. È indubbio che “Psycho” abbia influenzato in modo deciso non solo il cinema, ma addirittura l’immaginario collettivo, a partire dal momento della sua uscita sugli schermi; e nonostante Hitchcock avesse diretto molti capolavori indimenticabili “Psycho” è probabilmente il suo film più conosciuto. Un lavoro rivoluzionario, oltre che per alcune soluzioni stilistiche a livello estetico, anche per la scelta narrativa – un vero colpo di scena – di far morire la protagonista dopo poco più di un terzo del film. «Credo che la sola cosa che mi sia piaciuta nel libro “Psycho” di Arthur Bloch – ha dichiarato Hitchcock a Francois Truffaut per il celebre libro/intervista “Il cinema secondo Hitchcock” -, che poi mi ha convinto a fare il film, sia stato il modo improvviso in cui si commette l’omicidio sotto la doccia; è del tutto imprevisto ed è questo che mi ha interessato». “Psycho” nasceva quasi per caso dopo che due progetti del regista non si erano concretizzati; ad un Hitchcock frustrato nel maggio 1959 venne in soccorso il suo agente Ned Brown che acquistò i diritti per lo sfruttamento cinematografico di un romanzo-scandalo di successo, appunto “Psycho” di Robert Bloch, che aveva intrigato molto Alfred. Il libro era liberamente ispirato ad un fatto di cronaca nera che vedeva protagonista un serial killer, Edward Gein, accusato gesti atroci: necrofilia, cannibalismo, travestitismo e relazione incestuosa con la madre. L’opposizione della Paramount a realizzare un tale film, ritenendo rischioso l’investimento, fu invece elemento decisivo per il regista a puntare sul soggetto e a proporsi quale auto-finanziatore del progetto low-budget, a patto però che la casa cinematografica si rendesse disponibile per la distribuzione. Per mettere a punto la sceneggiatura venne chiamato James P. Cavanagh, che aveva già collaborato ad alcuni episodi della serie televisiva “Alfred Hitchcock Presents”, ma il cui lavoro non soddisfò Hitch che ripiegò sul giovane e promettente Joseph Stefano. Il merito precipuo di Hitchcock rispetto al Cinema tutto, non solo in confronto alle tematiche a lui più familiari, fu quello di squarciare il velo (se volete, perfino pudico) della narrazione di stampo horror fino allora raggiunta mostrando un’uccisione violenta, avvenuta in modo repentino ed inatteso, visto che il personaggio interpretato dalla Leigh fino a quel momento era stato protagonista assoluto nel racconto; la protagonista, insomma, ‘sacrificata’ dopo appena un terzo della narrazione, al punto da far trasformare l’opera da film drammatico-noir in film horror-giallo. E poi ancora, altro merito, quello di lanciare uno sguardo trasversale sul mutamento dei costumi sociali dell’America d’inizio Sessanta. Il Blu-Ray è uscito in una ‘limited edition’ da collezione, con l’immancabile e prezioso booklet che caratterizza le pubblicazioni Midnight Factory, ed è destinato non solo ai tanti cultori dell’opera di Alfred Hitchcock ma anche agli appassionati di Cinema tout-court, poiché si tratta di una sequenza tecnicamente straordinaria. In una sorta di ‘Behind the scenes’ così, inquadratura dopo inquadratura, viene analizzata (e sezionata fotogramma dopo fotogramma, nei minimi dettagli) la sequenza che tutti gli appassionati di cinema certamente conoscono, e di sicuro, indiscutibilmente coloro che amano il cinema del ‘Maestro’ inglese; i quali saranno i primi ad essere motivati all’acquisto di questo Blu-Ray. Il regista Alexandre O. Philippe ha interpellato il fior fiore di registi e appassionati hitchcockiani (tra questi Guillermo del Toro, Eli Roth, Peter Bogdanovich, Elijah Wood, Bret Easton Ellis, Karyn Kusama) chiedendo loro un parere su questa scena iconica. All’inizio del documentario campeggia una frase di Edgar Allan Poe che introduce la materia trattata, ovvero: “La morte di una bella donna è, senza dubbio alcuno, il momento topico più poetico al mondo”. Un tentativo – direi – velleitario di individuare un elemento lirico nella duratura e misogina fascinazione di Hitchcock per le bionde viste come vittime sacrificali. Ma più semplicisticamente il documentario fa sua la teoria della violenza contro le donne nel genere horror (“l’aggressione del corpo femminile”) come un contraccolpo dovuto ai mutamenti sociali post Guerra Mondiale. Insolita ma non peregrina poi è stata la scelta di realizzare il documento in Bianco&Nero esattamente come il film di riferimento; una scelta estetica che aumentava il contrasto e il tema del ‘doppio’ sotteso al film. Ma la scelta del B&N è stata opportunamente dettata pure dalla necessità di non avere problemi con la censura se si fosse mostrato il rosso del sangue. Nella scena in questione, per il risultato estetico raggiunto, l’elemento più importante da prendere in considerazione è l’aspetto tecnico, frutto delle geniali intuizioni del regista e del contributo di alcuni importanti collaboratori del regista. Inizialmente non era stata prevista una musica che accompagnasse la scena del delitto, poi Bernard Hermann, il grande e fidato compositore fece ascoltare al regista (convincendolo della bontà di inserire) una musica suonata da un’orchestra di soli archi, con una introduzione di grande impatto emotivo di note stridenti dei violini proprio in coincidenza dell’apparizione del coltello. Per la curiosità degli appassionati integralisti aggiungiamo che un frammento di un paio di fotogrammi della ‘scena della doccia’ – quando Marion giace inerme sul pavimento della stanza da bagno – venne rigirato perché la moglie di Hitch, Alma, si era accorta che la Leigh deglutiva quando doveva ormai apparire morta. “78/52” assolve in pieno il compito di lezione di cinema, di approccio didattico con la materia hitchcockiana trattata, di approfondimento, disseziona quasi fosse un’autopsia la scena in oggetto, una delle più iconiche della storia del cinema, senza autocompiacimento alcuno. Buona la risposta tecnica (Video e Audio) complessiva, pur nella ovvia considerazione della disomogeneità delle riprese tra immagini di repertorio ed altre più attuali. Gli Extra prevedono “Scena del melone” (2’47”), Intervista a Guillermo Del Toro (22’08”), Intervista a Walter Murch (55’28”), Registrando la colonna sonora (19’34”), “Introduzione a Psycho” (5’57”), “Conclusione di Psycho” (4’00”), più il Booklet con commento critico di Manlio Gomarasca e Davide Pulici, i fondatori di Nocturno.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 


(immagini per cortese concessione della Midnight Factory)

 

 

NOTE TECNICHE
Il Film

78/52
(78/52)
Usa, 2017, 92’
Regia: Alexandre O. Philippe
Cast: Jamie Lee Curtis, Guillermo del Toro, Elijah Wood, Danny Elfman, Eli Roth, Walter Murch, Oz Perkins, Peter Bogdanovich.
Informazioni tecniche del Blu-Ray

Aspect ratio: 1.85:1 1920x1080p/AVC MPEG-4
Audio: Italiano, Inglese DTS-HD Master Audio 5.1
Distributore: Midnight Factory/Koch Media
Limited Edition (Blu-Ray Disc + Booklet)