4 MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO di Dario Argento in Blu-Ray
“4 Mosche di Velluto Grigio”, come sanno bene tutti gli appassionati di “Thriller all’Italiana”, all’epoca della sua uscita – il 1971 – si poneva quale terzo capitolo della cosiddetta ‘Trilogia degli Animali’ di Dario Argento, assieme a “L’Uccello dalle Piume di Cristallo” e a “Il Gatto a Nove Code”, con i quali costituì in pratica i capisaldi della cinematografia argentiana: tutti e tre realizzati in rapida successione tra la fine del 1969 e il 1971.
La Trilogia otteneva un clamoroso successo che alimentava ulteriormente la capacità del nostro Cinema di ‘coltivare’ al suo interno, al fianco dei grandi del Neorealismo, del Cinema d’Autore e della Commedia all’Italiana, i Generi – definiti di serie B – come traino produttivo dell’industria (nel suo momento di massima visibilità internazionale) e non solo, perché si affermarono in tutto il mondo. Così prima ci fu il Peplum, poi l’Horror all’Italiana, il Western Spaghetti e quindi il Thriller all’Italiana contemporaneamente alla Commedia Sexy. Grazie a questi tre film Dario Argento ===Consulta la Filmografia===, che era stato sceneggiatore (assieme a Bernardo Bertolucci) di “C’era una volta il West”, uno dei capolavori di Sergio Leone, si affermava come autore originale di un genere dallo stile innovativo in cui convivevano il Giallo, l’Horror, il Thriller e (anche) il Noir, dando inizio ad una carriera lunga e autorevole, riconosciuto come un indiscusso Maestro in ogni dove e a livelli diversi nell’immaginario collettivo. Bisogna comunque sottolineare (e ricordare per rendergli merito) come nel ’63 e ’64 era stato Mario Bava per primo a introdurre gli elementi portanti del Thriller nostrano con film come “La ragazza che sapeva troppo” e “Sei donne per l’assassino”. Girato tra il 20 luglio e il 22 settembre 1971 tra Torino, Milano, Spoleto, Tivoli e Roma “4 Mosche di Velluto Grigio” incassò 2 miliardi e 300 milioni di Lire, “L’Uccello dalle Piume di Cristallo” era arrivato ad incassare 1 miliardo e 400 milioni di lire dell’epoca, risultando il 13° miglior incasso della stagione cinematografica 1969-70, mentre “Il Gatto a Nove Code” andò molto bene in sala incassando 2 miliardi e 400 milioni. Allora, e negli anni immediatamente seguenti, “4 mosche di velluto grigio” venne giudicato più ‘debole’ degli altri due film che lo avevano preceduto e mai annoverato fra i migliori del regista; ma il tempo – si sa – è galantuomo ed una serie di circostanze l’hanno fatto diventare un rispettato oggetto di culto, e anche la considerazione sul suo valore è mutata. Una ragione di sicuro, valida per tanto Cinema del passato ed oramai regola cristallizzata (perlomeno qui da noi), porta a giudicare con occhi diversi, e quasi sempre benevoli, film che le nuove generazione vengono incoraggiate a riscoprire anche se fondamentalmente non impeccabili in origine; un’altra – valida nello specifico delle “4 mosche” – è stata la scarsa reperibilità del film sul mercato dell’Home Entertainment (VHS prima e DVD poi, e per lungo tempo, e senza aver mai avuto passaggi regolari in televisione) a far lievitare l’attesa, l’amore e la passione dei fan di Dario per questa pellicola dal grande fascino ‘maudit’, ricca di invenzioni visive che hanno in seguito ispirato tanti registi di genere. Perché il film fa leva su alcune magistrali e ben congegniate scene thrilling dal forte impatto (l’incipit nel teatro, gli omicidi nel parco e nel bagno della metropolitana, il brutale assassinio dell’amante del protagonista, la sorprendente scoperta del significato delle ‘mosche’ del titolo, il ‘ralenty’ finale). Argento è abile nel giocare a rimpiattino con lo spettatore, offrendogli prima alcune certezze fuorvianti per poi disorientarlo con colpi di scena inattesi e spiazzanti. E tutto questo nonostante il film che l’ha seguito nel 1974 (non prendiamo in considerazione in questo ambito l’anomalo “Le 5 giornate” diretto nel ’73, con Adriano Celentano ed Enzo Cerusico, su una importante pagina del nostro Risorgimento), “Profondo Rosso”, sia stato quello unanimemente riconosciuto come il capolavoro assoluto di Argento. Il terzo film diretto dal “Maestro del Brivido all’Italiana” arriva finalmente (anche) in Alta Definizione dopo anni di attesa quasi spasmodica, invocato a grande richiesta dai fan, finalmente disponibile con quelle sue atmosfere inquietanti e oniriche che hanno fatto epoca nel Cinema di genere. Chi segue questo tipo di vicende sa bene anche come “4 Mosche di Velluto Grigio “ sia stato per anni assolutamente introvabile sul mercato a causa dei molteplici problemi legali con la casa di produzione e dei diritti d’autore, tanto da uscire in DVD solamente nel febbraio del 2009 e nemmeno in una copia (almeno) decente. È l’unico film del regista a non essere stato trasmesso per lungo tempo (dal 1992 al 2008) dalle emittenti televisive nostrane. All’epoca i diritti per l’Italia erano detenuti dalla Cine International Corporation (meglio nota con l’acronimo C.I.C.), distributrice per il nostro paese dei film della Paramount Pictures, e quando il contratto è scaduto alla fine del 1991 nessuno si è preso la briga di trovare un nuovo distributore ed il film è rimasto in bilico tra la proprietà rivendicata dai fratelli Argento (il fratello Claudio ne è stato produttore) nel mondo intero e la casa statunitense per il territorio americano. CG Entertainment e Lo Scrittoio in collaborazione con Massimo Ferrero Cinemas, il 28 novembre scorso hanno riportato in sala il film, al Cinema Adriano di Roma, in una versione integrale realizzata grazie a un nuovo telecinema in 2K, per una serata evento a ben 45 anni dalla sua uscita, alla presenza dello stesso regista Dario Argento che si è intrattenuto con i suoi numerosi fan. La ‘Trilogia degli Animali’ argentiana poi ha dato la stura a tutta una serie di film che si sono sbizzarriti a ‘giocare’ nei titoli con la presenza di animali; citiamo, così a titolo esemplificativo ed in ordine sparso, “La tarantola dal ventre nero”, “La coda dello scorpione”, “Una farfalla con le ali insanguinate”, “L’iguana dalla lingua di fuoco”, “Il gatto dagli occhi di giada”, “Gatti rossi in un labirinto di vetro”, “La volpe dalla coda di velluto”, “Nella stretta morsa del ragno”, “Giornata nera per l’ariete”. Il batterista di un gruppo rock, Roberto Tobias, da qualche tempo avverte d’essere pedinato; quando si stufa della fastidiosa situazione, una sera, terminate le prove con la sua band, affronta faccia a faccia il misterioso individuo che lo segue all’interno di un teatro e accidentalmente lo uccide utilizzando il pugnale tenuto in mano dall’aggressore. Ha tutto il tempo di nascondere le prove e sentirsi al sicuro se non fosse che qualcuno – celato dietro una maschera da pupazzo – ha visto tutto e da un loggione ha fotografato il momento del delitto e da quel momento lo psicopatico inizia una lenta opera di persecuzione e di minacce di morte disseminando giorno dopo giorno indizi del crimine commesso. Quando altre persone di sua conoscenza vengono uccise in maniera brutale il giovane decide di assumere un investigatore omosessuale che non ha mai risolto un caso… La trama per molti versi riprende elementi già utilizzati da Argento in “Il Gatto” e ne “L’Uccello”, principalmente quello che poi è diventato leitmotiv di tanti altri film di successo del genere, non solo di quelli del regista romano, ovvero che a scatenare la furia omicida dell’assassino sia un trauma che risale al passato o addirittura all’infanzia. L’idea finale – per nulla avvalorata dalla scienza – è quella che la retina dell’occhio di una delle persone assassinate abbia ‘trattenuto’ l’immagine del volto dell’assassino; ma l’escamotage è indubbiamente originale ed efficace. La macchina da presa segue l’evoluzione psicologica del protagonista, la persecuzione subita ed il senso di impotenza, lo psicodramma che vive l’uomo tra livello reale ed onirico (con quel lugubre e ricorrente sogno di decapitazione), insistendo sui dettagli; vedi la fastidiosa mosca che ronza nella sala prove del gruppo. Per la scena finale Dario fece uso di una macchina da presa, la Pentazet, messa a sua disposizione dall’università di Lipsia, con cui gli fu possibile dilatare il tempo girando a 36mila fotogrammi al secondo con risultati sorprendenti ed affascinanti. Le musiche sono di Ennio Morricone e si vestono di un abito rock anni ’70 ritmico e pulsante. Michael Brandon, tra l’altro pare sia stato scelto per una certa somiglianza con Dario, è il protagonista perseguitato, Mimsy Farmer sua moglie, Francine Racette l’amante e Jean-Pierre Marielle il detective; nel cast spicca poi la presenza di un ancora poco conosciuto Bud Spencer che di lì a poco avrebbe spiccato il volo al Box-Office in compagnia di Terence Hill nella saga western di “Trinità”, e ci sono anche Oreste Lionello, Fabrizio Moroni e Stefano Satta Flores.
“4 Mosche di Velluto Grigio” viene pubblicato in Home Entertainment (distribuito da CG Entertainment in collaborazione con CineCult e Surf Film) in versione integrale in una nuova copia restaurata (con il ripristino ed il recupero di alcune scene) ottenuta tramite riversamento in telecinema in 2K; la qualità – va detto – non sempre è impeccabile (il quadro video ad esempio non ha una definizione omogenea e all’altezza delle più rosee aspettative, la luminosità è altalenante e ci sono imperfezioni palpabili e rumori video), sul fronte audio si segnala la presenza di quattro tracce, equamente divise tra la lingua italiana e inglese, nei formati 2.0 DTS HD Master Audio e 2.0 Dolby Digital, più che sufficienti ma prive ovviamente di spazialità e limpidezza nei dialoghi. Ciò non toglie però che questa sia di gran lunga la migliore tra tutte le versioni (poche che siano state) approdate sul mercato: un film da non trascurare e che comunque meriti d’essere preso in considerazione. I Contenuti Extra prevedono l’interessante speciale che approfondisce molti retroscena, “Giallo Argento su Velluto Grigio“ (49 min.), attraverso un’intervista a Dario Argento e al co-sceneggiatore Luigi Cozzi (il terzo sceneggiatore è stato Mario Foglietti) realizzata in collaborazione con la redazione di Nocturno; e poi Trailer e Galleria Fotografica. Aggiungiamo che su Amazon è disponibile un accattivante Collector-Box in Edizione Limitata a 300 sole copie comprendente DVD, Blu-Ray, il libro “Le chiavi dell’incubo” (da 120 pagine con immagini e testi a cura di Nocturno Cinema), 3 card da collezione formato 12×18, e in un’altra Edizione Limitata (contenuta in un Ecolbox con apertura a libro formato 17,7×26,7 con spessore di 2,7 cm ed è limitata a 382 pezzi) c’è una card autografata da Argento.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della CG Entertainment)
NOTE TECNICHE
Il Film
4 MOSCHE DI VELLUTO GRIGIO
(4 Mosche di velluto grigio)
Italia/Francia, 1971, 103’
Regia: Dario Argento
Cast: Michael Brandon, Francine Racette, Mimsy Farmer, Jean-Pierre Marielle, Bud Spencer, Costanza Spada, Aldo Bufi Landi, Marisa Fabbri, Oreste Lionello, Fabrizio Moroni, Stefano Satta Flores, Calisto Calisti, Corrado Olmi, Guerrino Crivello, Gildo Di Marco, Tom Felleghy, Jacques Stany, Leopoldo Migliori, Fulvio Mingozzi, Stefano Oppedisano, Renzo Marignano, Ada Pometti, Pino Patti.
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 2.35:1 HD 1080 24p
Audio: Italiano, Inglese DTS-HD Master Audio 2.0
Italiano, Inglese Dolby Digital 2.0
Distributore: Cine Kult/CG Entertainment
Consulta la pagina ufficiale del distributore www.cgentertainment.it